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19 Marzo 2024 07:39
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ECCO LA DENUNCIA AI CARABINIERI DELLA VITTIMA DELLO STUPRO DI CIRO GRILLO ED I SUOI AMICI IN SARDEGNA NELLA VILLA DEL COMICO FONDATORE DEL M5S

La denuncia della ragazza italo-norvegese che accusa di stupro sessuale Ciro Grillo ed i suoi tre amici: " Mi tenevano ferma su un letto matrimoniale e mi hanno costretta a 6 o 7 rapporti sessuali"

di REDAZIONE CRONACHE

E’ una deposizione agghiacciante, quella fornita il 26 luglio 2019 ai Carabinieri della Compagnia Duomo di Milano nella querela firmata da  S.J., la diciannovenne italo-norvegese violentata da Ciro Grillo, figlio del Garante dei 5Stelle, e ai suoi tre amici della Genova bene, Edoardo CapittaFrancesco Corsiglia Vittorio Lauri. Un racconto dettagliato che coinvolge il ventenne Corsiglia, figlio di un noto cardiologo genovese. : “…Mi ha abbassato i pantaloni e gli slip con forza… Io mi dimenavo perché non volevo, ma non riuscivo a contrastarlo completamente perché non mi sentivo bene“.

Il verbale in cui la ragazza descrive quanto accaduto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villa di Grillo, a Porto Cervo, è stato pubblicato dal quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro . La ragazza italo-norvegese che in un primo momento aveva scelto un legale milanese, al quale poi è subentrata l’ex sottosegretaria leghista Giulia Bongiorno, si trovava in quel periodo in vacanza assieme alla sorella minore in un B&B di Palau in Sardegna. Con loro anche una amica R.M., coetanea milanese e compagna di scuola, difesa dall’avvocato Vinicio Nardo di Milano.

Ciro Grillo, il figlio di Beppe Grillo, accusato di stupro sessuale

La sera del 16 luglio le due ragazze decidono di passare la serata in discoteca. La sorella minore invece rimane a Palau. Al Billionarie avviene l’incontro con Ciro Grillo ed i tre amici genovesi con i quali bevono solo qualche cocktail. Quasi all’alba, alla fine della nottata in discoteca, le due ragazze non riuscivano a trovare un taxi per tornare al B&B, ed allora i quattro ragazzi genovesi si offrono per ospitarle nella villa di Grillo“Abbiamo chiacchierato, loro hanno fumato sigarette (non ricordo presenza di sostanze stupefacenti) e bevuto, io no – ha aggiunto ragazza italo-norvegese – poi Francesco ( Corsiglia n.d.r.) mi ha chiesto di accompagnarlo a prendere delle coperte nella camera da letto… prima mi ha baciato sulla bocca, io mi sono tirata indietro… ha preteso sesso orale… mi sono divincolata… sono tornata con gli altri”.

La ragazza italo-norvegese va a dormire, ma Corsiglia secondo quanto denunciato, si sarebbe infilato sotto le sue lenzuola, dove sarebbe avvenuto il primo stupro, seguito da un altro sotto la doccia: “Ha aperto l’acqua e mi ha spinto contro la parete… gli detto per due volte di smetterla, che era un animale e uno stronzo, ma lui ha continuato più forte tirandomi i capelli“. Ma l’incubo non è finito lì. Quando Corsiglia si è addormentato verso le 9 del mattino, gli altri tre ragazzi della “Genova bene”… l’avrebbero costretta a bere vodka ed abusare sessualmente di lei: tutti contemporaneamente, filmando la scena e scattando delle foto con i loro cellulari.

La ragazza prima ne avrebbe parlato con la sua amica e, poi qualche giorno dopo con la mamma che nel frattempo l’aveva raggiunta a Palau . Ma a quanto pare solo al rientro a Milano la ragazza avrebbe confidato tutto ai genitori. Il 26 luglio viene presentata la denuncia ai carabinieri.

Nel corso delle indagini il procuratore di Tempio di Pausania, Gregorio Capasso durante l’interrogatorio al giovane Edoardo Capitta, gli ha chiesto se ha mai inoltrato, diffuso, pubblicato da qualche parte il video raffigurante lo stupro di gruppo, trovato nel suo telefonino. Il giovane rampollo genovese, risponde che non l’ha mai fatto girare ma, aggiunge, l’hanno visto degli amici. Nelle carte depositate dalla Procura c’è anche un riferimento preciso a quel filmato fra le chat dei ragazzi. Uno degli altri indagati scrive via WhatsApp a Capitta: “Mi giri il video?”. La risposta no e la conversazione si chiude lì.

Il procuratore che, assieme alla sua sostituta Laura Bassani e agli investigatori informatici della polizia giudiziaria, ha provato a cercare il video fuori dal telefonino di Capitta sui social, nelle chat, nelle mail ma inutilmente. Non l’ha trovato e quindi, nel chiudere le indagini, non ha potuto contestare anche il reato di “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti“, che è una norma contenuta nel Codice rosso entrato in vigore il 9 agosto del 2019, cioè 23 giorni dopo i fatti. Perciò, semmai fosse provata la diffusione, il reato varrebbe soltanto se fosse accaduto dopo il 9 agosto. Altra cosa è invece la paventata e possibile violazione penale in materia di privacy, evocata dal Garante per la protezione dei dati personali

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