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19 Aprile 2024 20:35
19 Aprile 2024 20:35

Codice rosso: sì unanime della Camera dei Deputati al reato di “revenge porn”

Revenge porn, ecco cosa prevede il reato: carcere da uno a 6 anni, multe fino a 15 mila euro. Viene punito anche chi, avendo ricevuto le immagini, le cede o diffonde. Previste aggravanti per la diffusione via social. Nei casi più gravi è possibile procedere d'ufficio

ROMA – Sei giorni dopo lo scontro in aula, con le deputate di Forza Italia, Fratelli d’ Italia, Leu e Pd che avevano occupato i banchi del Governo per protesta dopo la bocciatura del reato di “revenge porn“, oggi in Parlamento è arrivata l’intesa con il sì unanime dell’Aula: 461 voti a favore e nessun contrario. Una votazione conclusasi   con tutti i deputati in piedi ad applaudire.

Il dibattito parlamentare sul “revenge porn” era ripreso stamattina dal punto in cui si era interrotto la settimana scorsa, quando il presidente Roberto Fico aveva messo in votazione, a scrutinio segreto, un emendamento di Laura Boldrini che introduceva il reato di “revenge porn“. Bocciato per soli 14 voti di scarto. Il presidente, invece, non era riuscito a fare votare un emendamento analogo della forzista Zanella, bloccato da un lungo dibattito sull’ordine dei lavori e l’interpretazione del regolamento. E quando sembrava di potere procedere al voto, con il parere negativo della relatrice, Fico aveva dovuto sospendere la seduta perché le deputate forziste  avevano occupato i banchi del governo.

La protesta delle deputate delle opposizioni il 28 marzo quando era stato bocciato il reato di revenge porn

Carcere fino a 6 anni

Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15 mila euro.

Punita anche la diffusione

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno.

Il ruolo dei socialnetwork

Previste aggravanti se il reato è commesso dal partner o da un ex con diffusione via social: la pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

Tutele particolari per donne incinte e disabili

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Nei casi più gravi procedura d’ufficio

Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Nei casi più gravi si procede tuttavia d’ufficio.

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