Dieci persone indagate nell’inchiesta sul fallimento e sul concordato preventivo di quattro società riconducibili alla Sudcommerci, società attiva nel settore delle costruzioni e della gestione immobiliare a Bari. Tra loro figurano cinque membri della nota famiglia Degennaro del capoluogo pugliese. Tra gli indagati ci sono Anna, Davide ed Emanuele Degennaro, la loro madre Giacomo Viterbi e il figlio di Emanuele, Giuseppe. Indagato anche Giacomo Olivieri. Gli altri indagati Raffaele Giove, Benito Umberto Giarletti, Vincenzo Laudiero, e Luigi Ungaro hanno ricoperto incarichi nella società, fallita nel 2022, e in altre collegate.
Dalle indagini sono emerse gravi, molteplici e ripetute condotte di bancarotta fraudolenta patrimoniale, bancarotta fraudolenta da reati societari e per atti dolosi, bancarotta fraudolenta preferenziale, commesse con riferimento alla gestione di quattro società riconducibili al medesimo gruppo, secondo quanto reso noto dalla procura di Bari con una nota . Tra gli indagati compaiono anche l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato nel 2024 e già colpito da una condannato a nove anni per scambio politico-mafioso.
Gli approfondimenti investigativi sono stati avviati dall’accesso alle procedure concorsuali di una di queste società in evidente stato di insolvenza; per le altre tre imprese, invece, l’autorità giudiziaria ha successivamente richiesto la liquidazione giudiziale in ragione di una rilevante esposizione debitoria verso l’erario e palesi situazioni di squilibrio finanziario ed economico. Gli indagati secondo l’accusa avrebbero distratto o dissipato una parte consistente del patrimonio delle società, pari a oltre 58 milioni di euro. Gli illeciti ipotizzati sarebbero stati commessi attraverso complesse operazioni infragruppo, simulate al fine di giustificare l’uscita di ingenti flussi finanziari, così sottraendoli alla garanzia dei creditori; pagamenti di fatture relative a operazioni inesistenti; erogazioni di risorse finanziarie in favore dei soci persone fisiche, che non sono mai state restituite; pagamenti preferenziali operati dolosamente in palese violazione della par condicio creditorum.
Nel corso delle indagini a seguito delle evidenze raccolte e verificate, è stato inoltre possibile ricostruire il reiterato e sistematico mancato versamento delle imposte dovute, per complessivi 15 milioni di euro, quale illecito sistema di auto-finanziamento. Allo scopo di ritardare l’emersione del dissesto e reiterare l’attività distrattiva degli asset patrimoniali delle diverse società – secondo le indagini – i responsabili avrebbero falsificato i bilanci di esercizio delle società, principalmente attraverso la sopravvalutazione di partecipazioni infragruppo.






