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27 Dicembre 2025 19:46

Terrorismo: nove arresti a Genova, anche il presidente dei “Palestinesi in Italia”. Da tre società di beneficenza con le cellule italiane 7milioni di euro ad Hamas

L'operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato assieme alla Guardia di Finanza con il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

Sette milioni di euro dalle cellule italiane di Hamas provenivano dalle casse di tre società di beneficenza per il popolo palestinese, che invece venivano trasferiti all’organizzazione responsabile della strage in Israele del 7 ottobre di due anni fa. Questo è il risultato dell’indagine portata a termine dalla Digos della Polizia di Stato di Genova, in raccordo con la Direzione centrale della Polizia di prevenzione, dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza che hanno arrestato oggi nove persone tra i quali anche alcuni appartenenti alla sezione estera di Hamas.

Fra i destinatari delle misure cautelari ci sono fra gli altri dipendenti e referenti a Firenze e in Toscana, insieme con lo stesso ministro dei Trasporti del governo di Gaza Alisawi, “cofondatore nel 1994 della A.B.S.P.P., delegato ad operare, dal 2001 al 2009, sui conti correnti dell’associazione”. A loro l’accusa contesta “di aver condiviso con Hannoun le decisioni riguardanti le iniziative da adottare, anche volte a costituire l’Associazione Benefica La Cupola d’Oro, nonché l’Associazione Benefica La Palma

La bandiera delle brigate al Qassam, scovata nell’abitazione di un arrestato dalla GdF di Genova 

Si tratta dell’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, fondata a Genova nel 1994, l’analoga Organizzazione di volontariato del 2003 e La Cupola d’Oro con sede a Milano in in via Venini  nello stesso anno, amministrate da Mohammad Hannoun, ritenuto membro del comparto estero di Hamas ed al vertice della cellula italiana. I nove arrestati rispondono delle accuse di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico. 

Gli investigatori hanno ricostruito nel corso delle indagini spostamenti di somme di denaro, anche di centinaia di migliaia di euro, dall’Italia e da altri Paesi, come la Turchia, direttamente a Gaza “contribuendo consapevolmente al finanziamento dell’organizzazione terroristica o di associazioni ad essa collegate o da essa controllate e di tutte le articolazioni dell’organizzazione terroristica”.  Per chi indaga inoltre Hannoun e alcuni suoi stretti collaboratori hanno costituito in Italia una cellula e da molti anni operano, per mezzo della A.B.S.P.P., nella raccolta di fondi destinati in tutto o in parte a detta organizzazione terroristica» e che «la costituzione di una cellula estera del movimento, sulla base degli elementi indiziari emersi nel corso delle indagini, non può ritenersi il risultato di una iniziativa personale di coloro che hanno dato vita all’associazione solidaristica italiana nei primi anni ‘90, ma, piuttosto, la realizzazione di un progetto strategico di Hamas che si è dotata di una struttura complessa, e dunque anche di cellule operanti all’estero, in grado di contribuire agli scopi propri del movimento”.

L’indagine ha avuto origine a seguito dell’analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, ed è stata poi sviluppata attraverso intercettazioni, monitoraggi dei flussi di denaro, acquisizioni documentali anche sotto copertura e un’intensa cooperazione giudiziaria internazionale, in particolare con i Paesi Bassi e altre autorità europee, anche tramite Eurojust. L’ operazione è stata effettuata sotto il coordinamento dalla Procura genovese che ha richiesto e ottenuto dal Gip del Tribunale di Genova le misure cautelari, ha avuto origine anche grazie alla collaborazione internazionale, in particolare con le autorità olandesi, per definire i contatti fra i rappresentanti delle società di beneficenza e il Movimento della resistenza islamica che l’Ue ritiene essere un’organizzazione terroristica. 

Mohammad Hannoun, era il presidente di una delle più importanti associazioni palestinesi in Italia ed intratteneva contatti diretti con politici, venendo invitato anche in Parlamento,  è stato arrestato perché considerato un finanziatore diretto di Hamas a cui ha inviato più di 10milioni di euro e costituito una cellula in Italia. Vengono addebitate operazioni di finanziamento, che si ritiene abbiano rilevantemente contribuito alle attività delittuose dell’organizzazione terroristica, con triangolazioni attraverso bonifici bancari o con altre modalità per il tramite di associazioni con sede all’estero, in favore di associazioni con sede a Gaza, nei Territori Palestinesi o in Israele, dichiarate illegali dallo Stato di Israele, perché appartenenti, controllate o comunque collegate ad Hamas e direttamente a favore di suoi esponenti, come Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto a Gaza, che, specificamente, in varie circostanze, sollecitava tale supporto finanziario.

Hannoun, secondo gli inquirenti risponde delle accuse di “essere un componente di vertice di Hamas e di aver destinato, nella raccolta di fondi indicata come avente fini umanitari per la popolazione palestinese, una parte rilevante (più del 71%) di tali fondi al finanziamento diretto di Hamas o di associazioni ad essa collegate o da essa controllate e di altre articolazioni dell’organizzazione terroristica“, e “di aver quindi concorso a versare, direttamente o indirettamente, all’organizzazione terroristica, a partire dall’18 ottobre 2001 e, fino alla data odierna, ma soprattutto a seguito degli eventi del 7 ottobre 2023, ingenti somme di denaro, pari a € 7.288.248,15, sottraendo tali fondi alle finalità dichiarate e alle reali necessità della popolazione civile di Gaza”.

Mohammad Hannoun, è ritenuto membro del  “comparto estero“, componente del board of directors della European Palestinians Conferencevertice della cellulai taliana dell’organizzazione, ha agito per chi indaga “nella sua veste di legale rappresentante di A.B.S.P.P. dal 21.9.2001 fino al 20.3.2018 e, negli anni successivi, di amministratore di fatto dell’associazione; di rappresentante legale di A.B.S.P.P. O.D.V. fin dalla costituzione, nel 2003; di amministratore di fatto dell’Associazione Benefica La Cupola d’Oro, nonché dell’Associazione Benefica La Palma, costituite al fine di proseguire l’attività di finanziamento nonostante i provvedimenti adottati dal circuito finanziario per impedire agli indagati il finanziamento di attività terroristiche

Ad Hannoun viene attribuita la responsabilità di trasferimenti per 7.288.248,15 euro, soprattutto dopo il 7 ottobre 2023; Dawoud Ra’Ed Hussny Mousa, Elasaly Yaser, Al Salahat Raed e Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber, ritenuti come membri del comparto estero e componenti della cellula italiana, con ruoli operativi nella gestione delle sedi territoriali, nella propaganda e nella raccolta e nel trasferimento dei fondi; Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas a Gaza, cofondatore nel 1994 dell’ A.B.S.P.P. Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, destinatario diretto di parte dei finanziamenti e in contatto costante con Hannoun e gli altri indagati.

A questi si aggiungono altri arrestati accusati di concorso esterno nell’associazione terroristica: Abu Rawwa Adel Ibrahim Salameh, referente per il Nord-Est Italia; Abu Deiah Khalil, fondatore e legale rappresentante dell’ Associazione Benefica La Cupola d’Oro, costituita nel dicembre 2023 e ritenuta strumentale alla prosecuzione delle attività di finanziamento nonostante i blocchi del circuito finanziario; Abdu Saleh Mohammed Ismail, domiciliato in Turchia, accusato di aver ricevuto e trasferito ad Hamas almeno 462.700 euro, anche in contanti.

I pm denunciano “i crimini contro la popolazione palestinese”

Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e il procuratore capo di Genova Nicola Piacente spiegano che “le indagini e i fatti attraverso esse emersi non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal Governo di Israele, per i quali si attende il giudizio da parte della Corte Penale Internazionale, da rendersi in conformità allo Statuto di Roma, ratificato da 125 Stati Membri, fra i quali, in un ruolo di impulso e sostegno, l’Italia”  ed aggiungono che “allo stesso tempo, tali crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo (compresi quelli del 7 ottobre 2023) compiuti da Hamas e dalle organizzazioni terroristiche a questa collegate ai danni della popolazione civile, né costituirne una circostanza attenuante. Per la giurisprudenza di legittimità costituiscono, infatti, atto terroristico le condotte che, pur se commesse nel contesto di conflitti armati, consistano in condotte violente rivolte contro la popolazione civile, anche se presente in territori che, in base al diritto internazionale, devono ritenersi illegittimamente occupati”.

Importante il contributo alle indagini fornito dalla documentazione trasmessa ufficialmente dallo Stato di Israele “nel contesto della cooperazione giudiziaria – dopo la riapertura dell’inchiesta del 2003 – in risposta ad alcune richieste di assistenza giudiziaria formulate dalla DDA di Genova” anche con ” atti trasmessi spontaneamente da parte delle autorità israeliane”. E’ emerso anche che la stessa A.B.S.P.P.  può essere considerata un’articolazione estera di Hamas “operante in Italia e partecipe, con altre simili associazioni, di un network europeo che opera coordinandosi con la struttura decisionale dell’organizzazione madre”.

Decine le associazioni a Gaza e fuori controllate da Hamas alle quali sono arrivate le donazioni, alcune delle quali “accusate di operare sotto il controllo diretto dell’ala militare. Non si è trattato di elargizioni aventi unicamente scopo caritatevole e umanitario :  gli indagati si sono resi consapevolmente responsabili di aver sottratto capitali alle finalità assistenzialistiche della da’wa (trattasi delle attività svolte dall’organizzazione nei settori della religione, dell’istruzione, del benessere e della salute allo scopo di creare saldi legami con la popolazione palestinese) in favore di un finanziamento diretto dell’organizzazione terroristica e delle sue attività criminose“. spiegano gli investigatori .

Sequestrati pc e documenti

A casa di Hannoun, agenti della Digos e militari della Guardia di Finanza hanno prelevato documenti cartacei e poi computer e materiale informatico. Anche il denaro contante, come sottolineato dall’avvocato, è stato sequestrato poiché si ritiene che Hannoun abbia finanziato Hamas attraverso la raccolta fondi. In tarda mattinata o nel primo pomeriggio, il suo difensore e altri legali cercheranno di incontrare Hannoun che dovrebbe essere rinchiuso nel carcere di Marassi in attesa degli interrogatori di convalida con la giudice delkle indagini preliminari Silvia Carpanini.

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