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16 Dicembre 2025 16:49

Fuga di notizie su Emiliano: a processo Nicola Pepe ex giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno

Pepe dovrà rispondere a processo di favoreggiamento personale nei confronti dell'ex governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Pepe, all’epoca dei fatti dipendente della Gazzetta del Mezzogiorno, dovrà rispondere a giudizio dell’accusa di aver rivelato al presidente Emiliano che all’epoca dei fatti indagato per finanziamento illecito ed abuso d’ufficio in relazione alla campagna elettorale per le primarie del Pd, accuse dalle quali è stato poi assolto dal Tribunale di Torino, della imminente perquisizione domiciliare e negli uffici della presidenza regionale, con sequestro ed acquisizione di documenti, da parte della Guardia di Finanza.

Secondo l’accusa, rappresentata dalla pm Savina Toscani, il 9 aprile 2019 Nicola Pepe 55 anni, di Bari, che è assistito dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Rosario Cristini, si recò negli uffici della presidenza della Regione Puglia e avvertì Emiliano di quanto aveva appreso poco prima nella redazione barese della Gazzetta del Mezzogiorno, dove lavorava all’epoca dei fatti, rivelandogli l’imminenza di una perquisizione. Non si è ancora capito però chi sia stata la fonte infedele a rivelare l’imminente perquisizione . Emiliano, lo stesso giorno in cui gli venne riferito il tutto da Pepe della rivelazione, denunciò i fatti alla magistratura: “Nicola Pepe mi ha comunicato a voce presso gli uffici della presidenza della Regione Puglia che giovedì mattina«si sarebbe ballato” nel senso di un trambusto particolare perché sarei stato oggetto di una perquisizione domiciliare presso la presidenza da parte della Finanza“, perquisizione poi effettivamente avvenuta due giorni dopo, l’11 aprile 2019.

l’ex presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano

Le indagini della Procura di Bari hanno accertato che Pepe aveva appreso la notizia dell’imminente perquisizione in redazione dal collega Massimiliano Scagliarini (incredibilmente riconosciuto persona offesa e costituitosi parte civile), ed invece sono rimasti senza nome gli autori della rivelazione del segreto , reato alla base del favoreggiamento : dei finanzieri del Comando Provinciale di Bari, che in un primo momento erano stati iscritti nel registro degli indagati, in seguito sono oi stati archiviati insieme allo stesso Scagliarini

Nicola Pepe era stato condannato lo scorso settembre 2022 per diffamazione in quantoledeva l’immagine delle società “LEDI SRL” e “LADISA SRL”, entrambe controllate dalla holding “FINLAD SRL “, corrente in Bari, e offendeva la reputazione di LADISA Sebastiano e SEBASTIO Francesco, il primo socio delle dette società, il secondo Presidente del CdA e rappresentante legale della “LADISA SRL” nonché Amministratore Unico della “LEDI SRL‘, società, quest’ultima, editrice della testata giornalistica “La Gazzetta del Mezzogiorno” fino alla data del 31 luglio 2021, epoca in cui veniva sospesa la pubblicazione cartacea del quotidiano“.

Gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Rosario Cristini difensori di Pepe avevano chiesto al Tribunale nell’udienza predibattimentalle, una sentenza di non luogo a procedere, sostenendo la mancanza di dolo nella comportamento di Nicola Pepe che a loro dire, quel giorno sarebbe recato da Emiliano per verificare la notizia sostenendo che : “Voleva andare dal presidente Emiliano e fare lo scoop  togliendolo al collega Scagliarini“. Una giustificazione tanto ridicola quanto insussistente, in quanto uno scoop lo fai pubblicando la notizia, non andandola a spifferare al diretto interessato.

La pm Toscani ha quindi correttamente insistito nella richiesta di processo a carico di Pepe“Come è possibile verificare una notizia di una perquisizione non ancora avvenuta? Al contrario, anziché esercitare il diritto che a lui spettava, cioè quello di attendere verosimilmente l’esecuzione e procedere ad un articolo di giornale, va dall’indagato qualche giorno prima avvertendolo. E di fatto l’indagine del 2019 ha subito un grave pregiudizio. Non può non andarsi a giudizio per questa vicenda con delle dichiarazioni del dottor Emiliano che precisa da chi ebbe le informazioni dettagliate e specifiche che erano coperte dal segreto. Perché Emiliano, avuta la notizia della rivelazione dei segreti d’ufficio, sia venuto in Procura a denunciare, è una cosa che potremmo chiedere a Emiliano, ma era chiaramente volta ad evitare il clamore mediatico di una notizia che lui sapeva essere reale, ossia che sarebbe stato da lì a breve, a pochi giorni, destinatario di una misura cautelare reale”.

Il giudice del Tribunale di Bari Valentina Tripaldi, al termine dell’udienza predibattimentale, ha disposto la prosecuzione del giudizio per l’ex giornalista Nicola Pepe, che dovrà rispondere a processo di favoreggiamento personale nei confronti dell’ex governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il processo inizierà il 3 aprile 2026 davanti al giudice monocratico Patrizia Gramegna.

Un processo lasciatecelo dire pressochè inutile in quanto il reato di favoreggiamento personale (Art. 378 c.p.) di cui risponde Pepe si prescrive in 6 anni, calcolati sul massimo della pena edittale (che può arrivare fino a 4 anni) ma mai inferiori ai 6 anni, con un possibile aumento massimo di un quarto (7 anni e 6 mesi) a causa di atti interruttivi (come interrogatori, richieste di rinvio a giudizio, sentenze), seguendo l’Art. 157 c.p.. Ed il processo partirà quindi 6 mesi prima dell’intervenuta prescrizione. E qualcuno la chiama anche giustizia… !

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