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19 Settembre 2025 13:19

Giustizia, semaforo verde della Camera alla riforma: tensione e rissa in Aula con la seduta sospesa

I sì sono stati 243 e 109 i no. Il varo del provvedimento che ora passa al vaglio del Senato è stato sottolineato da un lungo applauso dai banchi della maggioranza e da quelli del governo. Meloni soddisfatta: "Avanti con determinazione per riforma storica"

Via libera della Camera alla riforma della giustizia che introduce, tra l’altro, la separazione delle carriere dei magistrati e le nuove disposizioni per la scelta dei componenti del Csm. Il provvedimento, che passa al Senato, ha avuto 243 e 109 no. Il via libera è stato sottolineato da un lungo applauso dai banchi della maggioranza e da quelli del governo. Una separazione strutturale tra magistratura requirente e giudicante, il conseguente sdoppiamento del Csm e l’istituzione di un’Alta Corte Disciplinare per i magistrati. È quanto prevede la riforma costituzionale della giustizia che oggi è stata approvata in terza lettura dalla Camera e ora torna all’esame del Senato per il quarto passaggio parlamentare in vista del referendum confermativo in programma a primavera 2026. Il disegno di legge interviene sull’articolo 104 della Costituzione introducendo una separazione netta tra le funzioni di requirente e giudicante.

Come funziona oggi

Allo stato attuale si accende in magistratura attraverso un concorso unico, i magistrati possono svolgere funzione tanto di giudicante quanto di inquirente e hanno la possibilità di cambiare ruolo nel corso della loro carriera. Un assetto che la riforma ribalta, prevedendo un concorso che obbliga a scegliere sin dall’inizio la carriera di giudicante o di requirente: in pratica, non sarà più possibile “migrare” da un ruolo all’altro.

Il Csm si sdoppia, come sarà composto

Così anche il Csm, che attualmente gestisce nomine, trasferimenti e adotta provvedimenti disciplinari per pm e giudici, si sdoppia in due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. La presidenza di entrambi gli organi è attribuita al presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale della Corte di Cassazione. Novità anche sulla composizione dei due Consigli: saranno estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi siano eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.

L’ Alta Disciplinare: compiti e composizione 

A vigilare sull’operato dei magistrati (compito attualmente in capo al Csm) sarà istituita un‘Alta Disciplinare, composta da 15 giudici: 3 nominati dal presidente della Repubblica, 3 estratti a sorte da un elenco compilato dal parlamento in seduta comune, 6 estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti, estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti

Applausi e polemiche, cosa è successo in Aula

Seduta sospesa a Montecitorio subito dopo il voto per tensioni in aula. La capogruppo del Pd Chiara Braga aveva preso la parola per criticare il membri del governo che si erano uniti al battimani della maggioranza per il sì al provvedimento, quando è salita la tensione tra maggioranza e opposiziono con diversi deputati che hanno lasciato gli scranni per scendere al centro dell’emiciclo. Dopo diversi richiami ai deputati, tra questi Leonardo Donno (M5s), il presidente di turno Sergio Costa ha sospeso la seduta.

“In politica bisogna sempre aspettarsi che chi è sconfitto cerchi di annacquare l’amarezza della sconfitta con una sorta di diversione – afferma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – . In questo caso la bagarre è stata evidentemente provocata per sminuire l’importanza della vittoria della maggioranza su un argomento essenziale come la riforma della giustizia. Diciamo che in politica ci sta, io non sono un animale politico, sono entrato in tarda età, ma conoscendo la storia e conoscendo le regole della politica non mi scandalizzo se l’opposizione cerca appunto di annacquare una sconfitta con una diversione“.

“Noi non abbiamo affatto applaudito, mi pare che un certo entusiasmo sia più che normale”, ha poi puntualizzato il Guardasigilli che considera “normale un certo entusiasmo, anche per la maggioranza schiacciante che già si era vista nella prima tornata delle votazioni e che oggi si è ripetuta, con un’evidenza che sarà confermata ovviamente al Senato e che penso sarà confermata durante il referendum”.

I ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio festeggiano il terzo ok della Camera al disegno di legge costituzionale sulla riforma della magistratura

Il messaggio del Guardasigilli ai magistrati

Nordio rivolgendosi alla magistratura ribadisce che l’ok della Camera in terza lettura alla riforma della giustizia rappresenta “una vittoria, che non deve essere vissuta, lo ripeto per l’ennesima volta, come una sconfitta della magistratura, tanto meno come una forma di tentata umiliazione della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere” parlando con i giornalisti in Transatlantico dopo il via libera della Camera alla riforma che introduce la separazione delle carriere. Quindi si allontana dall’aula a fianco della capo di Gabinetto del ministero di largo Arenula, Giusi Bartolozzi, da ieri oggetto di potenziale conflitto tra Parlamento e magistratura.

La soddisfazione di Palazzo Chigi e del centrodestra

“Con l’approvazione in terza lettura alla Camera dei Deputati, portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all’Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente“scrive sui social la premier Giorgia Meloni. “In attesa dell’ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla Nazione una riforma storica e attesa da anni”.

Esulta anche il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani:Questa per noi è una vittoria storica, è una battaglia che Forza Italia conduce dal 1994. La riforma della giustizia per noi è la quintessenza delle riforme”. Le proteste delle opposizioni “sono pretestuose. C’è stata una maggioranza schiacciante, vedremo come giudicheranno gli italiani. Era nel programma di governo votato dalla maggioranza degli italiani” e precisa: “Io non ho applaudito, ho detto a Braga che non era vero, non ho fatto nulla. Ho solo dato una pacca sulla spalla a Nordio. Certo per noi è una riforma storica, un risultato storico che ad altri può non piacere”.

Di “un altro passo storico verso una riforma epocale, parla il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. “Separare le carriere è una battaglia di civiltà per dare piena attuazione al dettato costituzionale del giusto processo: accusa e difesa sullo stesso piano, davanti a un giudice realmente terzo e imparziale. Il doppio Csm garantisce e non limita l’autonomia dei magistrati, liberandoli dal peso delle correnti e da ogni sospetto di intrusione politica. Con il sorteggio dei suoi componenti si restituisce dignità e merito a un’intera categoria, ponendo fine a privilegi e spartizioni che hanno troppo spesso mortificato la giustizia“, sostiene Delmastro

Ora manca solo il passaggio definitivo al Senato, che la maggioranza ipotizza di calendarizzare già dal 23 ottobre, calcolando i tre mesi di stop previsti dalla Costituzione a partire non da ieri, ma dal primo via libera di Palazzo Madama al testo, arrivato il 22 luglio scorso. E prevede di evaderlo in pochi giorni: “Al secondo passaggio non è emendabile” sottolinea il presidente FdI della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni. Dopodiché la riforma sarà pronta per il referendum. Obbligatorio visto che è finita 293 contro 109. Nell’auspicio del ministro, “si terrà a marzo”.

La contestazione dell’Anm

“Questa riforma serve a ottenere un ridimensionamento del potere giudiziario. Secondo una tendenza che riscontriamo in Italia, ma anche in tanti altri ordinamenti giudici. E’ una riforma che inciderà sull’assetto dei poteri costituzionali, perché darà vita ad un vero e proprio quarto potere”, afferma il vicepresidente dell’Anm, Marcello De Chiara intervenendo ai microfoni di Radio Popolare.

“Questa riforma darà vita a un quarto potere, ovvero il potere di perseguire i reati. Questo determinerà un rafforzamento eccessivo del pubblico ministero, e rispetto a questa evoluzione riteniamo altamente probabile che questo governo o i governi successivi che verranno, per porre rimedio a questo strapotere del pubblico ministero, dovranno sottoporlo al proprio controllo. E questa è una prospettiva che ovviamente desta preoccupazione, perché significherà un pm controllato dal potere esecutivo che ovviamente perseguirà soltanto taluni reati, anziché gli altri, secondo le direttive e le indicazioni ricevute dalla maggioranza di quel momento”, conclude

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