Confermata dalla Suprema Corte la procedura di confisca a carico di Giancarlo Calabretto, nato a a Martina Franca (Taranto) il 03.07.1978 . La sentenza n. 2200/2018 emessa nell’ambito del proc. n. 3832/2010 R.G.N.R. dal Tribunale di Taranto in data 04/10/2018, era parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Lecce -sez. dist. di Taranto- con sent. emessa l’11/12/2019, con successivo annullamento disposto dalla Cassazione con sentenza del 12/11/2010 e nuovo giudizio di rinvio definito con la sentenza n. 886/22 del 09/05/2022 (depositato il 29/07/2022) dalla Corte di Appello di Lecce, in diversa composizione, nell’ambito del proc. n. 360/21 R.G. App.

Divenuta irrevocabile in data 19/09/2023 a seguito di sentenza della Corte di Cassazione. in conformità con quanto stabilito dall’art. 1, comma 205 e 2061 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, l’ Agenzia Nazionale per l’ amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha comunicato ai creditori la possibilità di accedere ai crediti vantati.
Giancarlo Calabretto, coinvolto insieme a suo padre (successivamente deceduto) in alcune inchieste avviate dopo la scoperta di alcuni prestiti a tassi usurari. Dopo un’iniziale pena ben più cospicua e che comprendeva anche il sequestro dei beni nella disponibilità anche di altri membri della famiglia, il tribunale ha ridotto la pena a Calabretto – difeso dal legale Luigi Esposito – a 5 anni di reclusione . Il rimaneggiamento si deve sia a delle assoluzioni parziali sia alla riconfigurazione di alcuni fatti originariamente trattati come usura e poi mutati in attività finanziaria abusiva.

Leonardantonio e Giancarlo Calabretto rispettivamente padre e figlio, di origine martinese, erano stati arrestati per la seconda volta per un grosso giro di usura e oggi nei loro confronti è scattato un maxi sequestro di beni. Le fiamme gialle del comando provinciale all’epoca dei fatti hanno arrestato i due, sequestrando loro beni per oltre 5 milioni di euro. Nelle perquisizioni effettuate a carico dei due Calabretto nelle loro abitazioni vennero rinvenute e sequestrate documentazioni , compresi elenchi di nominativi, e nella sede dell’attività commerciale gestita dai due uomini. E’ stato così possibile risalire ai soggetti che avevano ricevuto i prestiti, sui quali venivano applicati tassi di interesse usurari annui che variavano dal 24% al 470%.

I militari delle Fiamme gialle eseguirono un decreto di sequestro anticipato di beni, disposto dal Tribunale di Taranto che accolse la richiesta avanzata dalla Procura. Sotto sequestro finirono 11 immobili, 20 appezzamenti di terreno, 3 complessi aziendali, 22 automezzi e rapporti finanziari e bancari con saldi contabili attivi per un valore di 5 milioni e 200 mila euro. Alcuni di questi beni vennero sequestrati anche in Emilia Romagna e in Calabria e i finanzieri del Comando Provinciale di Taranto si avvalsero anche della collaborazione dei loro colleghi emiliani e calabresi. I Calabretto erano stati arrestati nel luglio del 2014, al termine di indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Taranto e Martina Franca, anche attraverso intercettazioni telefoniche. Gli investigatori avevano accertato che i Calabretto avevano base Martina Franca – avevano messo su secondo la Guardia di Finanza e la Procura di Taranto un grosso giro di prestiti a strozzo, applicando nei confronti di imprenditori e commercianti in grosse difficoltà economiche prestiti con tassi annui fino al 470%. In quella circostanza nei loro confronti era scattato inizialmente un sequestro preventivo di beni e disponibilità per 131mila euro. Le indagini patrimoniali su padre e figlio e sui loro familiari hanno consentito di accertare una netta sproporzione tra i beni e i redditi dichiarati. Il Tribunale di Taranto ha così emesso un decreto di sequestro che è stato eseguito stamattina tra Taranto, Martina Franca, l’Emilia Romagna e la Calabria.

Beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 6 milioni di euro, riconducibili ai due Calabretto titolari di un autosalone di vetture usate a Martina Franca, vennero sottoposti a confisca dalla Guardia di finanza nell’ambito di un decreto emesso dalla seconda sezione penale del tribunale di Taranto in applicazione del «Codice Antimafia». Confisca convalidata in seguto dalla Corte di Cassazione.