Sono state formulate questa mattina dai pm dell’ accusa, nell’ aula del Tribunale di Tempio Pausania, in Sardegna, le richieste di pena per Ciro Grillo e i suoi tre amici, accusati di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese di 19 anni. Il presunto stupro sarebbe avvenuto nel luglio 2019 nel residence di Grillo jr in Costa Smeralda. Ieri il procuratore Gregorio Capasso, a inizio requisitoria, ha spiegato che la versione fornita dai quattro imputati “è incompatibile con la logica, le testimonianze raccolte e il materiale acquisito durante le indagini”. Sempre ieri Ciro Grillo ha reso dichiarazioni spontanee : “Nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa. Ho studiato giurisprudenza proprio per questo processo e sono praticante avvocato. Credo nella giustizia e vorrei continuare a crederci“.
Nel corso dell’udienza, celebratasi a porte chiuse, il 24enne figlio del noto comico genovese, è sembrato molto provato, al punto da scoppiare il lacrime durante la requisitoria del pm.
Dopo nove ore di requisitoria fra ieri e oggi, il procuratore Gregorio Capasso ha fatto le sue richieste di condanna per i quattro imputati accusati di stupro di gruppo su una studentessa 19enne, sei anni fa in Costa Smeralda. Chiesta dall’ accusa la condanna a 9 anni per tutti e quattro gli imputati: Ciro Grillo, figlio di Beppe, il padrone di casa fra il 16 il 17 luglio 2019 nella casa del Pevero, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Capasso, al termine della requisitoria, ha aggiunto alcune considerazioni che rendono, al di là delle richieste, il clima che si è respirato nella sua lunga arringa: “Parliamo di sei ragazzi che allora avevano 19 anni. Due ragazze che hanno subito quel che hanno subito, quattro ragazzi che vivono comunque una situazione drammatica. Non è stato facile questo processo e non è il caso di farsi prendere dall’emozione”. E considerata la giovane età dei ragazzi “merita le attenuanti generiche”. Sulle richieste della Procura pesano come un macigno le aggravanti, a partire dalla “condizione di inferiorità” delle 19enne violentata, per via dell’alcol consumato.

Il procuratore Gregorio Capasso in avvio dell’udienza ha reso noto che non vuole i giornalisti in aula trovandosi in pieno accordo con gli avvocati dei quattro imputati. Ma il presidente del collegio, Marco Contu, ha deciso per la requisitoria pubblica, quindi per la prima volta i media possono assistere a un processo svolto a porte chiuse e sempre raccontato con dichiarazioni e indiscrezioni fuori-aula. Il “caso Grillo” dopo quasi sei anni dai fatti oggetto del processo, è finalmente arrivato al suo finale, .

La vicenda infatti è datata 17 luglio 2019. I quattro imputati Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia erano tutti diciannovenni e si trovavano in Sardegna in vacanza a Cala di Volpe, in Sardegna, a casa di Ciro (il padre è Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle)e conoscono in discoteca due ragazze, anche loro diciannovenni e a fine serata tornano a casa con loro. Cucinano, chiacchierano, fanno le ore piccole. Una di loro si addormenta sul divano e, mentre lei dorme, la sua amica, come racconterà poi lei stessa nella denuncia, viene violentata; inizialmente dal solo Francesco Corsiglia , come racconta agli inquirenti e poi brutalmente da tutti e quattro i ragazzi insieme, che si difendono sostenendo “Non è vero, lei era consenziente” è la difesa dei ragazzi. Ma però secondo il procuratore Capasso, raccontano una versione “che non sta in piedi”.
Per smontare la versione difensiva, il procuratore ha riesaminato daccapo la serata in discoteca, la notte, la mattina della violenza, mettendo in fila l’alcol consumato in quelle ore per dimostrare che la ragazza non era sobria, ha ricostruito i fatti spostando in avanti l’orario della violenza di Corsiglia che, secondo quello che ha raccontato lui stesso e secondo gli altri imputati, dormiva mentre loro avevano rapporti sessuali con la ragazza violentata.
Più di cinque ore di requisitoria del procuratore Capasso senza arrivare però alla richiesta delle pene, prevista per stamane. Nel tirare le somme dell’inchiesta e del processo il procuratore ha anche affermato che la Procura “ha le prove” del fatto che i ragazzi abbiano “passato” ad altri i filmati della violenza, ma non è stato possibile contestare agli imputati il reato di “revenge porn” che all’epoca del fatto non era ancora previsto come reato dal Codice Penale.
Presenti in aula, tre dei quattro imputati annuivano mentre il procuratore Capasso leggeva le loro dichiarazioni a verbale, e scuotevano la testa dissentendo, mentre traeva conclusioni. Oggi, dopo la fine della requisitoria, dovrebbero parlare gli avvocati di parte civile per le due ragazze, cioè Giulia Bongiorno, Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano .
La prossima settimana toccherà alle difese. E dopodichè la sentenza del Tribunale.