Il 44% degli italiani sarebbe disponibile ad arruolarsi e vestire la divisa in casi di estrema necessità. È uno dei risultati più sorprendenti dell’indagine commissionata dal Ministero della Difesa all’Istituto Piepoli, realizzata attraverso 500 interviste a un campione rappresentativo della popolazione (maschi e femmine) dai 18 anni in su e pubblicata sul Quotidiano Nazionale.
Identità nazionale e disponibilità al sacrificio
Probabilmente si tratta di un risultato impensabile fino a qualche anno fa, condizionato dallo scenario internazionale e dai venti di guerra. Non è da trascurare anche il fatto che il 75% degli interpellati avverta un solido legame con il proprio Paese: il 34% risponde “molto” e il 41% “abbastanza”. Questo sentimento di identità è più diffuso tra i meno giovani: 67% tra i 18-34 anni, 70% tra i 35-54 anni e 85% tra i 55 anni e più.
Sacrificio per la patria: più per disastri che per guerre
La propensione al sacrificio per l’Italia è più diffusa in caso di disastri naturali (72%) e pandemie (65%) che per guerre (30%). Meno immediata è la connessione tra “difesa dell’Italia” e “difesa di sé stessi e della propria famiglia“, un’equazione condivisa solo dalla metà della popolazione. L’80% degli italiani sarebbe disposto a morire per la propria famiglia, ma solo il 29% darebbe il massimo sacrificio per il proprio Paese.
Fiducia nel ministro Crosetto
Positivo anche il giudizio sul ministro della Difesa Guido Crosetto, descritto come un uomo di grande equilibrio che gode di un forte credito per come si sta muovendo nel contesto internazionale. Il livello di fiducia nei suoi confronti si attesta al 43%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto ai mesi precedenti.