L’annuncio della leader Giorgia Meloni, ha avuto un effetto sui parlamentari di Fratelli d’Italia, scesa in campo a metà legislatura con una ricandidatura di fatto alle politiche. Insomma decisa a tornare a Palazzo Chigi nel 2027 per finire il lavoro iniziato, come ha confermato fra le righe in un’intervista all’Adnkronos. Da qui un fremito agita il partito alla guida del centrodestra, i vertici a via della Scrofa, prime, seconde, soprattutto terze file. Con lo sguardo puntato ai prossimi test elettorali, le regionali in autunno, per cominciare. Ma già stagliato, all’orizzonte, sulle politiche del 2027 con un dubbio che sempre attanaglia i parlamentari al giro di boa della legislatura: sarò ricandidato? Da tempo nelle retrovie si affrescano scenari.
Il Dossier Segreto
Ai piani alti di Palazzo Chigi danno ormai per assodata la finestra del maggio 2027 per le urne, con sei mesi di anticipo sulla scadenza naturale. Sprint per evitare una campagna elettorale estiva che raramente gli elettori premiano, distratti dalla settimana enigmistica sotto l’ombrellone.
La mobilitazione nel frattempo è già iniziata. “Dopo la prossima estate, consideratevi già in campagna elettorale” questo il messaggio recapitato a diversi onorevoli della “fiamma”. Come a dire: allacciate le cinture. Intanto i vertici studiano profili e identikit. In un file excel condiviso e continuamente aggiornato tra i big del partito – Arianna Meloni, Francesco Lollobrigida, Giovanni Donzelli e il presidente del Senato Ignazio La Russa – c’è una lista di nomi di FdI “papabili” per una candidatura nelle singole sfide elettorali. Funzionava così per le scorse politiche, funziona così ora per scremare i candidati alle amministrative di autunno dove altissima è la posta in gioco: Marche, Veneto, Puglia, Campania e Toscana.
Ovviamente l’ultima parola spetta alla Meloni ed al suo tratto di penna indelebile sulle liste. È un metodo consolidato e sarà sempre questa “task-force” ai vertici a preparare, nei prossimi mesi, le candidature per le politiche. Si sentono, si scrivono e di tanto in tanto si incontrano i quadriumviri di FdI. L’ultimo pranzo a quattro è avvenuto nel ristorante del Senato ilo scorso 17 aprile. Mentre la premier si cimentava nel più adrenalinico bilaterale da quando è a Palazzo Chigi – a tu per tu con il ciclone Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca – a Palazzo Madama a Roma, , andava in scena un discreto ma denso confronto politico tra i maggiorenti del partito conservatore. A tutto campo. In cima al menù, si diceva, le Regionali d’autunno.
C’è un problema non indifferente chiamato Veneto: lasciare il candidato alla Lega, e dunque evitare la spaccatura con l’uscente Zaia, o imporne uno di FdI in virtù dei consensi bulgari che provengono dai sondaggi ? La Meloni sembra oggi più propensa alla prima opzione, ma manca ancora il via libera ufficiale. E intanto monta un altro cruccio chiamato Marche: la rielezione di Francesco Acquaroli, amico strettissimo della leader, viene considerata una priorità assoluta. Qui i sondaggi sono meno rassicuranti: il centrosinistra è competitivo, altroché, con il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Di qui la mobilitazione pancia a terra del partito con la premier intenta a vigilare da vicino sulla campagna. Sarà presente sul territorio e apriranno la strada i ministri che via via si alterneranno in un tour nella Regione del centro Italia, da Urso a Lollobrigida, già dalla fine di maggio.
Sullo sfondo, si intravede, il grande test delle politiche. E il sussulto dei parlamentari sotto esame. Ovviamente chi più chi meno. Non sarà scontato rientrare in quel file excel di “Arianna”, Donzelli e degli altri colonnelli. Che nella cernita, proprio come la premier che sulle liste fa da Cassazione, terranno conto di alcuni criteri. Quanto hai lavorato? Eri in tv mentre si votava in Commissione? Quanti voti porti? Curiosità: raccontano che perfino le fatiche profuse nella preparazione di Atreju, storica kermesse romana di FdI da sempre cara alla fondatrice, alla fine peseranno sul bilancino delle candidature..
C’è ancora tempo. Del resto quel documento sui candidati andrà aggiornato per forza, se come sembra il governo rimetterà mano alla legge elettorale. Però è un fatto che l’intervista di Meloni all’Adn abbia messo in moto qualcosa nel partito. «Voglio realizzare il programma del centrodestra e potermi ripresentare agli elettori». Premierato, autonomia, separazione delle carriere di pm e giudici. Meloni promette di chiudere in tempo sulle riforme e vuole poter dire agli elettori, fra due anni: detto fatto. Se non è già un manifesto per le politiche, ci assomiglia molto. Pronti, via: la campagna è già iniziata.