dalla nostra inviata a Venezia Silvia Signore
È partita oggi la 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, trasformando ancora una volta il Lido in un crocevia di glamour, cinefilia e riflessione. Per dieci giorni, fino al 6 settembre, Venezia sarà il cuore pulsante del cinema mondiale, tra anteprime, passerelle scintillanti e dibattiti che mescolano arte e attualità. Ad aprire le danze è stato Paolo Sorrentino, con il suo nuovo film La Grazia, un racconto che promette di unire l’estetica visionaria del regista a una riflessione intima sull’animo umano. Accanto a lui, sul tappeto rosso, volti simbolo come Toni Servillo e Anna Ferzetti: un segnale forte, che ribadisce il ruolo centrale del cinema italiano in questa edizione.

Parallelamente, la sezione Orizzonti ha visto il debutto di Mother di Teona Strugar Mitevska, con una sorprendente Noomi Rapace nei panni di Madre Teresa di Calcutta, a conferma di quanto Venezia ami aprire finestre sul cinema internazionale più audace.
Il Leone d’Oro alla Carriera: emozioni con Herzog
La serata inaugurale ha regalato uno dei momenti più toccanti del festival: il Leone d’Oro alla Carriera a Werner Herzog, maestro visionario che ha saputo raccontare per decenni il confine tra uomo e natura, realtà e follia. A celebrarlo, un collega e amico d’eccezione, Francis Ford Coppola, in una delle immagini simbolo di questa giornata.
Quest’anno il programma è imponente: più di 90 lungometraggi, cortometraggi, serie tv e produzioni provenienti da oltre 60 Paesi. Un mosaico che mostra quanto la Mostra sia non solo una vetrina glamour, ma anche un osservatorio privilegiato sui linguaggi del cinema contemporaneo. E naturalmente, il tappeto rosso non tradisce le attese: da Julia Roberts a George Clooney, da Cate Blanchett a Emma Stone, fino a Oscar Isaac e Amanda Seyfried, il Lido torna a brillare di stelle hollywoodiane.

Al di là dello spettacolo, questa edizione si annuncia segnata da un forte impegno civile. Molti film in concorso affrontano temi cruciali come la crisi climatica, i conflitti internazionali e le trasformazioni sociali di questi anni. Venezia si conferma così un festival che non si limita a celebrare il cinema, ma prova a interrogarsi sul mondo che ci circonda. A guidare la giuria internazionale c’è il regista americano Alexander Payne, chiamato a scegliere il vincitore del Leone d’Oro. Tra i riconoscimenti già annunciati spiccano anche il premio alla carriera per Kim Novak, il Campari Passion for Film Award a Gus Van Sant e il Glory to the Filmmaker a Julian Schnabel.
Quest’anno, la regione ospitante trova ancora più spazio nella programmazione, con opere girate o prodotte in Veneto, tra cui Duse di Pietro Marcello. Un segno del legame sempre più stretto tra il festival e il territorio che lo accoglie.

Il festival e la città reale: due volti di Venezia
Ogni anno il red carpet del Lido regala al mondo l’immagine di una Venezia scintillante, capitale del glamour e del cinema. Ma basta attraversare la laguna per vedere l’altra faccia della città: quella dei residenti che fanno i conti con il caro-affitti, con le botteghe storiche che chiudono, con i problemi di sostenibilità turistica. Mentre sul tappeto rosso brillano le star, nei campielli si discute di un futuro incerto: i veneziani sono sempre meno, i giovani se ne vanno, e chi resta lotta ogni giorno con il peso di una città fragile, minacciata dal cambiamento climatico e dalle acque alte sempre più frequenti.
La Mostra, in questo senso, è anche uno specchio: da una parte è un volano economico e culturale che porta lavoro, turismo e visibilità. Dall’altra rischia di alimentare la sensazione che Venezia viva solo di eventi internazionali, dimenticando la vita quotidiana dei suoi abitanti.

Il paradosso del Lido
Proprio il Lido, che per dieci giorni diventa il centro del mondo, per il resto dell’anno vive un lento declino, con alberghi storici chiusi e quartieri semivuoti. Per molti abitanti il festival è una parentesi dorata, capace di restituire per un attimo energia e vitalità, ma anche di accentuare il contrasto con il resto dell’anno.
La 82ª edizione della Mostra di Venezia si apre dunque tra due dimensioni: quella del sogno cinematografico, che regala bellezza e riflessioni universali, e quella della realtà quotidiana, fatta di sfide concrete per una città che rischia di trasformarsi in un palcoscenico più che in un luogo abitato.
Forse proprio qui sta il senso profondo di questo festival: ricordarci che il cinema, come Venezia stessa, vive di contrasti. Luce e ombra, finzione e realtà, passerella e calle nascoste. E che raccontare il mondo significa anche non smettere mai di guardare oltre il tappeto rosso.