Confermata in Appello la condanna a 20 anni per Walter Biot, il capitano di fregata della marina Militare arrestato dai Carabinieri del Ros il 30 marzo 2021 con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di cinquemila euro. I giudici della Corte d’Assise di Appello, dopo una Camera di Consiglio durata circa due ore, hanno confermato la sentenza di primo grado emessa nel gennaio dello scorso anno, in seguito all’inchiesta dei magistrati Gianfederica Dito e Michele Prestipino, per le accuse di spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione.
Nei confronti di Biot, attualmente ristretto nel carcere di Velletri e oggi presente in aula, oltre alla procura ordinaria ha proceduto anche quella militare dopo che i giudici di piazza Cavour hanno ritenuto legittima la “doppia” giurisdizione considerata la diversità delle due incriminazioni. E proprio i supremi giudici lo scorso novembre hanno resa definitiva la condanna a 29 anni e 2 mesi per Biot nel procedimento militare in cui hanno sottolineato che “le evidenze dimostrative (…) possono essere interpretate solo in un modo: tra Walter Biot e l’agente russo è intervenuto uno scambio, scheda SD versus denaro, all’interno della vettura di Biot’’ evidenziando una “pluralità di elementi di prova ‘in chiaro’”
La difesa di Biot: “Ricorreremo ovunque fin quando non avrà rispetto suoi diritti”
“Sentenza confermata, nonostante la richiesta della procura generale di riconoscere il bis in idem rispetto alla condanna definitiva dell’autorità giudiziaria militare e nonostante le questioni che noi abbiamo posto, sulla base delle pronunce della Cedu” dice l’avvocato Roberto De Vita, difensore di Walter Biot. “Si continua a consumare una assoluta impermeabilità ai principi fondamentali dello Stato di diritto e un totale abbandono verso la ragion di Stato”. “E’ una vicenda che sarà letta nel tempo una volta che ci saranno le pronunce sovranazionali che, come ha detto li procuratore generale, metteranno in imbarazzo l’Italia. Ricorreremo in Cassazione e ovunque – conclude De Vita – fin quando Walter Biot non avrà il rispetto dei suoi diritti”
Onestamente troviamo imbarazzante il tentativo del legale di aggrapparsi ai “principi fondamentali dello Stato” quando i fatti hanno provato che Biot ha “tradito” lo Stato.