di Nando Pagnoncelli
Quello odierno è il primo scenario politico dalle vacanze. In questi tre mesi gli avvenimenti sono stati numerosi e importanti. Non è il caso di ricordarli tutti, ma sul terreno della politica estera il tema mediorientale ha dominato la scena, da un lato con l’impresa della Global Sumud Flotilla durante tutto il mese di settembre, con uno sciopero che ha visto un’importante partecipazione di cittadini nel nostro Paese, mobilitando coscienze in tutto il mondo, dall’altro con la conclusione di un accordo, ancora fragile, di tregua a Gaza, che si spera possa portare a una pace duratura. Questi avvenimenti hanno messo in secondo piano la guerra in Ucraina, che continua pesantemente.

Sul fronte italiano vanno ricordati alcuni eventi, oltre alla Flotilla che ha avuto una vasta eco interna e ha dato vita a polemiche anche aspre tra governo e opposizione: in primo luogo le elezioni nelle prime tre regioni chiamate al voto che hanno visto una performance non entusiasmante delle opposizioni nelle Marche e in Calabria e invece una vittoria netta in Toscana. Quindi la recente approvazione della riforma della Giustizia che prevede la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti. Infine, l’iter della manovra finanziaria 2026, che si va delineando in questi giorni. Il dibattito politico ha visto alzarsi anche pesantemente i toni, con scambi di accuse inusuali tra governo e opposizioni (in particolare tra Elly Schlein e Giorgia Meloni), toni che probabilmente ci accompagneranno per un lungo periodo: ci saranno a breve tre elezioni regionali (Veneto, Campania e Puglia) e si terrà, presumibilmente nella primavera del prossimo anno, il referendum costituzionale sulla Giustizia. Ma sono emerse anche, con nettezza, differenze di opinioni all’interno di entrambi gli schieramenti. Insomma, molta carne al fuoco
Nonostante tutto questo, nel trimestre considerato (da agosto a ottobre) vediamo scostamenti non molto consistenti tra gli elettori. Dal punto di vista delle intenzioni di voto, tra le forze di maggioranza Fratelli d’Italia vede un risultato identico a quello di luglio (28%); Forza Italia vede un incremento di poco meno di un punto, arrivando al 9% tondo, il risultato migliore dell’ultimo anno; al contrario la Lega vede un arretramento di mezzo punto ed è stimata oggi all’8%; infine Noi moderati di Lupi risulta stabile all’1%. Tra le opposizioni il Partito Democratico è stimato al 20,9%, dato quasi identico a quello di luglio; il Movimento 5 Stelle vede un calo di poco meno di un punto ed è stimato oggi al 13,5%; Alleanza Verdi Sinistra incrementa di mezzo punto e si colloca al 6,3%; le forze minori vedono Azione al 3,3% (+0,7%), Italia viva al 2,6% (+0,4%), +Europa all’1,8% (-0,4%). Pochi cambiamenti quindi, e anche l’effetto delle elezioni regionali sembra molto stemperato: qualche calo per le forze che più hanno sofferto (M5S e Lega), qualche miglioramento per Forza Italia che ha avuto un buon risultato in Calabria, effetto nullo per le due formazioni maggiori.
Per quel che riguarda l’esecutivo, i dati segnalano una lievissima ripresa rispetto al lieve calo registrato a luglio. Il governo ha oggi un indice di apprezzamento (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa) del 43, era il 42 a luglio. Perfettamente analogo l’andamento dell’apprezzamento della presidente del Consiglio: l’indice è oggi del 44, era il 43 a luglio.

Infine, i leader. Anche qui piccoli cambiamenti: Tajani recupera, nell’indice di apprezzamento, due punti rispetto a luglio quando avevamo registrato un calo apprezzabile: una presenza mediatica più consistente sia in relazione alla politica internazionale sia a quella interna con posizioni qualche volta nette e critiche su alcuni aspetti (dalla rivendicazione a sé e alla presidente Meloni della paternità della politica estera in polemica con Salvini alle resistenze sulla tassazione degli extra profitti delle banche) sembrano giovargli. Cresce di 2 punti anche Giuseppe Conte, recentemente riconfermato alla carica di presidente dei 5 Stelle (unico candidato), che non sembra soffrire delle non brillanti performance del Movimento nelle recenti Regionali. Stabili tutti gli altri leader testati, da Schlein a Renzi, con variazioni al massimo di un punto.
Sembra quindi che l’alzarsi dei toni, il crescere del conflitto, la mobilitazione anche vasta dei cittadini non incidano o quasi sull’elettorato. Nell’opposizione non c’è (e lo si era visto chiaramente già nel voto delle Marche) un effetto Gaza, nonostante un imponente e partecipato sciopero, né un effetto Ranucci, il giornalista di “Report” che è stato oggetto di un attentato, a seguito del quale si è parlato di un rischio democratico per il nostro Paese. Per le forze di maggioranza non c’è un effetto Trump, dopo la tregua nel Medio Oriente, né un effetto Kirk, l’attivista politico statunitense assassinato il 10 settembre, che ha portato il centrodestra e la premier Meloni ad accusare la sinistra di fomentare un clima di odio.
Diciamo che sostanzialmente la maggior parte degli elettori si tiene distante dalla polemica quotidiana e dai toni accesi, utili probabilmente solo a rafforzare le “curve”. E forse, tutto sommato, non è un male






