Un sindaco in balia degli eventi, diventato ostaggio di quei poteri forti che dominano il capoluogo lombardo, arrivando ad essere trattato quasi come un dipendente da uno dei protagonisti dello “strapotere di interessi privati” che dominano Milano. È questo il ritratto che le carte della Procura della Repubblica forniscono di di Beppe Sala, e che giustifica la sua’ iscrizione nel registro degli indagati per i reati di falso e induzione indebita.
C’è una frase, nella richiesta di arresto spiccata dalla Procura nei confronti del costruttore Manfredi Catella, dell’assessore Giancarlo Tancredi e di altri quattro indagati, che spiega bene il rapporto che i pm ricostruiscono tra Sala e l’ archistar Stefano Boeri, docente al Politecnico e presidente della Triennale di Milano, già interdetto dal gip alla professione (ed il cui progetto è sparito dal sito dell’azienda dopo il provvedimento del giudice) . I magistrati della Procura di Milano descrivendo una conversazione whatsapp tra Boeri e il sindaco scrivono: “I toni di Boeri erano molto risoluti e di comando”.
È il passaggio che nelle carte si riferisce a una operazione quasi marginale, rispetto agli appetiti multimilionari sullo sviluppo immobiliare della città: quella del “Pirellino“, un palazzo in via Melchiorre Gioia alienato dal Comune e venduto a Manfredi Catella, il quale affida la sua riconversione a un progetto dell’ architetto Boeri. che vorrebbe farlo diventare un nuovo Bosco verticale, la più famosa delle sue realizzazioni.
I messaggi che riguardano il progetto “P39” iniziano il 30 marzo 2023, cioè una settimana dopo la prima bocciatura della Commissione per il paesaggio, quando Boeri affronta Marinoni: “Ciao Giuseppe, ma c’è un problema nei miei confronti? Avete bocciato sia torre botanica che Matteotti”. Marinoni risponde: “Ciao Stefano, no nessun problema nei tuoi confronti, sono pareri specifici su quei progetti”. Boeri non soddisfatto della risposta contatta anche Giovanni Oggioni, vicepresidente della commissione, e gli scrive: “Ci bocciate tutto, ma siete diventati di Potere al popolo?“. E Oggioni: “Sono in commissione a giustiziare“.
Ma le pressioni di Boeri e Catella non finiranno finché, dopo un’altra bocciatura, non arriverà il via libera al “Torre botanica”. Boeri e Catella chiamano, cercano, incontrano altri componenti della commissione, come Alessandro Scandurra, il quale chiederà poi a Boeri “il favore di referenziare suo figlio”, che studia arte contemporanea a Londra con un personaggio di sua conoscenza, e Isabella Inti. Poi Catella scrive all’assessore Giancarlo Tancredi, ed al direttore generale del Comune, Christian Malangone: “Vedete voi, da parte nostra faremo il possibile per affrontare al meglio i prossimi passaggi, ma il tempo sarà poi finito”, con l’obiettivo chiaro di far approvare il loro progetto senza modifiche, anche perché l’architetto Boeri non accetta critiche.

La commissione Paesaggio del Comune però è scettica, che nel proprio parere definisce questo progetto “una barriera di trenta metri per quaranta, alta cento, visivamente impattante”. Ed infatti Boeri e Catella reagiscono a muso duro, Catella definisce il parere della Commissione “offensivo” e scrive al direttore generale del Comune Christian Malanfone “minacciando l’aut aut, poi il tempo sarà finito”. Il 21 giugno Boeri a sua volta aumenta il peso della contestazione scrivendo direttamente a Sala chiedendo di stoppare Marinoni, intimandogli che “se insiste rischiamo rottura e ricorso al Tar e Catella che va sui giornali”. con un affermazione finale: “Prendilo come warning”, cioè considerto un avvertimento. In un altro messaggio che l’archistar riferisce a Catella, aggiunge: “Guarda, a livello personale, da amico ad amico, ti dico che c’è una situazione che mi fa paura, non fa bene…”. Sala risponde agli avvertimenti intimidatori di Boeri senza sbilanciarsi, “mi dicono che non è solo il presidente, domattina rivedo con calma”. Ed infatti qualcosa di strano accade subito dopo, quando nella successiva seduta la commissione cambia all’improvviso il proprio parere.
Quello che colpisce i magistrati è che il sindaco e Malangone invece di indignarsi per i toni espressi da Catella e Boeri addirittura li ascoltano. Una posizione subalterna che si evince anche in una nota dell’invito notificato mercoledì a Catella, in cui si parla del progetto di ridisegno dei “Nodi” urbanistici, gestito dal “gruppetto” che ruota intorno a Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio del Comune di Milano, ed al costruttore Federico Pella: “Emerge che il sindaco Sala e il dg Malangone condividono e appoggiano le strategie di Marinoni e delle società coinvolte”. L’elenco delle aziende include alcune di quelle società al centro dell’inchiesta, come Coima e Nhoods.
Il patrocinio rilasciato dal Comune di Milano, su proposta del sindaco Sala, al progetto di Marinoni è tra i principali cardini dell’accusa al sindaco Sala, che i pm definiscono “uno strumento artificioso per raggirare le regole e facilitare l’avvio di un piano d’affari occulto”. È chiaro che per i magistrati il più direttamente coinvolto e consapevole nella gestione del “Pgt ombra”, il piano regolatore occulto, sia l’assessore Tancredi, che infatti è accusato di “corruzione“. Contestualmente viene ricordato che è stato Sala a designare Tancredi nel 2021 affidandogli l’assessorato chiave della città (preferendolo a pd Pierfrancesco Maran, ritenuto poco disponibile alle richieste del clan). E nella ricostruzione degli inquirendi da quel momento , Tancredi e Sala si muovono ed agiscono affiancati.