Il sequestro preventivo della torre Unico-Brera nell’area di via Anfiteatro 7, dove sono in corso di realizzazione due edifici residenziali rispettivamente di 4 e 11 piani, effettuato in quanto il cantiere delle costruzioni procedevs in palese violazione delle norme sull’urbanistica. Al centro dell’indagine – già emersa nei mesi scorsi nell’ambito di altri fascicoli – la realizzazione di due palazzi di quattro e undici piani, il tutto definito una “ristrutturazione” edilizia che però riguarda “un’area libera”, visto che in quel punto, nel 2006, venne demolito un edificio settecentesco.
Quella di via Anfiteatro E’ una lunga storia datata. Nel 1998 è previsto un risanamento conservativo dell’area nell’ambito di un progetto di edilizia residenziale pubblica. I lavori vengono aggiudicati nel 2005 ma nel 2006 viene sciolto il contratto d’appalto. Il vecchio edificio venne demolito. Nonostante ciò, per la burocrazia rimase “esistente nell’edificato”. Comincia il lungo iter che porta alla realizzazione delle nuove torri. Tra le proteste dei cittadini che abitano a fianco, rappresentati dall’avvocato Stefano Soncini.
Sono 27 gli indagati per abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso tra progettisti ed ex funzionari comunali. Per il giudice per le indagini preliminari di Milano Mattia Fiorentini gli indagati “hanno concorso, nelle rispettive qualità, a formare titoli edilizi di copertura, palesemente illegittimi“.

Il decreto e gli indagati
Secondo quanto riportato nel decreto di 80 pagine emesso dal gup Mattia Fiorentini, si tratta di soggetti sia privati (Carlo e Stefano Rusconi, legali rappresentanti di R.S. Sviluppo srl) già a giudizio per la “Torre Milano” di via Stresa, Franco Zinna, Andrea Viaroli (del Comune di Milano ), Carla Barone (anche lei precedentemente all’urbanistica), il notaio Fabio Gaspare Pantè, ma anche pubblici ufficiali – tra i quali Giovanni Oggioni ex dirigente dell’urbanistica già a processo per altre vicende, il progettista Marco Emilio Mario Cerri , l’ex presidente della commissione per il Paesaggio Marco Stanislao Prusiki e Alessandro Scandurra arrestato ai domiciliari e liberato questa estate per assenza di gravi indizi nell’ambito delle indagini per corruzione sul “sistema” dell’urbanistica, i quali l’ex presidente della commissione per il Paesaggio Marco Stanislao Prusiki e una sfilza di ex componenti fra cui Alessandro Scandurra, arrestato ai domiciliari e liberato questa estate per assenza di gravi indizi nell’ambito delle indagini per corruzione sul “sistema” dell’urbanistica, i quali rispondono delle accuse a vario titolo di lottizzazione abusiva, abuso edilizio e falso, ritenuti “non sprovveduti“, ma professionisti e imprenditori “che governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici, ma intendevano aggirare le cogenti prescrizioni morfologiche ed evitare le insidie e le tempistiche legate all’approvazione di un piano attuativo (che avrebbe inevitabilmente bocciato il progetto, in quanto non rispettoso dei limiti vigenti sulla specifica area e privo di un adeguamento degli standard all’implementazione del carico urbanistico)“.
L’attività si inquadra in una più ampia indagine delegata dalla Procura di Milano che riguarda più progetti urbanistici di rilevante valore economico in corso di realizzazione che vengono realizzati, secondo l’ipotesi accusatoria, in violazione della normativa urbanistica, con conseguente quantificazione sottostimata degli oneri di urbanizzazione e un illecito aumento delle superfici e cubature realizzabili.
Sui motivi del sequestro, sussiste un pericolo, adesso, in quanto “il cantiere è in fase di avanzamento” e la “libera disponibilità dell’area aggrava le conseguenze dei reati commessi, consentendo l’avanzamento dei lavori”. La situazione del cantiere “è tale per cui le conseguenze pregiudizievoli della costruzione abusiva – in termini di sottrazione di aria e luce al vicinato sono attuali”. Dell’esecuzione del provvedimento di sequestro è stato informato l’avvocato Federico Papa, uno dei legali dei costruttori Rusconi. L’edificio, quasi completato, prevede la realizzazione e vendita di un bilocale, due trilocali, un appartamento su più livelli e 23 monolocali definiti modello ‘Unico’, come il nome dell’iniziativa immobiliare-

Due immobili al centro dell’inchiesta
Il cantiere sul quale indagano i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici della Procura di Milano, si chiama “Unico-Brera” e si trova in una via centralissima del capoluogo lombardo. Il progetto immobiliare dei costruttori Rusconi puntava a trasformare i due ruderi settecenteschi di 5 e 3 piani demoliti nel 2006, in una torre di 11 piani per oltre 34 metri, per realizzare 27 appartamenti destinati a 45 potenziali abitanti. I lavori avrebbero dovuto terminare quest’anno e sono stati autorizzati, con una Scia, Segnalazione Certificata di inizio attività e come in altre decine di casi finiti sotto i riflettori della magistratura,.che contesta la definizione di “ristrutturazione” invece di “nuova costruzione”, come in tanti altri casi sotto undagine.
Il progettista di “Unico-Brera”, Marco Emilio Cerri, ed è stato ex componente della commissione per il paesaggio fra 2021 e 2024 e nel corso dell’indagine è stato colpioto da un’interdittiva per “falso” nell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione e depistaggio di Giovanni Oggioni l’ex direttore dello Sportello unico edilizia, .
La torre in passato aveva sollevato la rabbia dei residenti con ricorsi a Tar Lombardia e Consiglio di Stato. In origine il piccolissimo lotto pubblico era di circa 400 metri quadrati in via Anfiteatro, e collegava corso Garibaldi all’Arena civica di Milano e al Parco Sempione, su cui oggi è stato realizzato un immobile costruito con un indice edificatorio di oltre 9 metri cubi per metro quadrato.

“Speculazione edilizia, rischio peggioramento vita abitanti”
Le forzature edilizie alle quali hanno “collaborato” i dirigenti comunali, il progettista Cerri, il notaio Fabio Gaspare Pantè non erano per ristrutturazione, considerato che al posto di quello che c’era prima nasce “una costruzione completamente diversa e impattante” generando “Intrecci di violazioni al limite dell’inestricabile”, “macroscopiche distorsioni”, procedure “alterate”, strane “varianti”, secondo quanto sostengono gli inquirendi della procura di Milano. . Per i pm, tutte le azioni messe in campo, in realtà avevano il fine di “eludere il piano attuativo e nascondere all’esterno lo stesso procedimento amministrativo”. Inoltre, secondo la procura quell’edificio “peggiorerebbe la qualità della vita degli abitanti”, e si tratta “di mera speculazione edilizia, la cui unica ragione è la prospettiva della lucrosa rendita che deriva ai danni del territorio, degli interessi della comunità dei residenti e del rispetto delle regole che li tutelano”.

“Gravi operazioni falsificatorie”
Secondo il parere del pool di pm, in relazione alla commissione (da poco se n’è insediata una nuova). “Le gravi operazioni falsificatorie commesse dalla Commissione per il paesaggio nel valutare l’intervento di via Anfiteatro 7 e via Zecca Vecchia 3, esprimendo prima pareri sospensivi, favorevole condizionato e infine favorevoli, confermano il regime di conflitto di interessi, non trasparenza e sistematica consumazione di falsi ideologici che ne strutturavano l’essenza”. Il giudice per le indagini preliminari , nel dare semaforo verde sì al sequestro dell’area, ricorda tra l’altro che serviva un piano attuativo per il progetto e non una semplice convenzione dal notaio. “Un importante intervento edificatorio, comportante un significativo aggravio del carico urbanistico, è stato consentito mediante” la Scia, quindi “un’attività libera rimessa all’iniziativa del privato”.

Tra le contestazioni della Procura di Milano ci sarebbe anche la destinazione dell’area: il piccolo lotto su cui insistevano i due ruderi era stato acquisito dal Comune di Milano a prezzo di esproprio nel 1980 nell’ambito degli allora Piani di zona. Nel 2005 l’amministrazione lo avrebbe destinato a un progetto di “risanamento conservativo” per 9 case popolari all’interno di una disciplina che avrebbe vietato interventi senza piano attuativo o permesso convenzionato e messo dei limiti inderogabili di altezze, densità e standard minimi per la popolazione. Per i pm quelle regole sono ancora oggi in vigore perché sarebbero state mantenute nei successivi Piani di governo del territorio 2012 e 2020.
“Funzionari comunali agivano spesso per interessi personali”
Il Gip Fiorentini scrive ancora che i componenti degli uffici comunali “agivano sovente per interessi personali, come rivelato dai numerosi episodi di corruzione emersi nel corso della presente indagine”. Il titolo edilizio è “manifestamente e macroscopicamente illegittimo”, in quanto “si è formato in palese violazione di legge attraverso uno stravolgimento della nozione di ristrutturazione edilizia, estesa ben oltre la sua portata letterale”. Il Gip si sofferma sull’assenza di un legittimo affidamento di progettisti e costruttori sul via libera comunale, buona fede che invece giorni fa era sta accreditata da un’altra Gip Sonia Mancini in un altro provvedimento su un altro cantiere che non aveva inteso sequestrare in viale Papiniano, rigetto questo che è stato impugnato dalle pm Baima Bollone e Cavalleri dinnanzi al Tribunale del Riesame. “L’articolo 29 del dpr n. 380/2001 – evidenzia oggi il gip Fiorentini – individua le figure titolari di posizione di garanzia (committente, titolare del permesso di costruire, costruttore, direttore dei lavori e progettista) con riferimento al rispetto delle norme in tema di conformità urbanistica delle opere realizzande/realizzate, in via non esclusiva.

“Gli indagati non sono sprovveduti”. Pagati solo oneri di 800 mila euro
Sia i costruttori, sia i tecnici comunali, i progettisti, gli ex membri della commissione Paesaggio “non erano certo soggetti sprovveduti, ma professionisti e imprenditori che governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici”, continua il gip, per fugare via ogni dubbio da parte sua sulla “buona fede” evocata in altri procedimenti.La procura scrive che il privato ha pagato “soli 800 mila euro” per“oneri di urbanizzazione assai più bassi di quelli che sarebber.





