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9 Agosto 2025 20:02

Le accuse a Nordio, Piantedosi e Mantovano sul caso Almasri: “Omissione atti ufficio, concorso favoreggiamento e peculato”.

Il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera ha ricevuto le carte inviate dal Tribunale dei ministri che ha concluso l'inchiesta sul caso del generale libico arrestato in Italia e rimpatriato con un volo di Stato

Il Tribunale dei Ministri ( presidente Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli) si è attivato nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano “ferme restando le attribuzioni del ramo del Parlamento competente a valutare la rilevanza di eventuali ragioni politiche poste a fondamento delle condotte degli indagati, si’ da incidere sul rilascio dell’autorizzazione a procedere“. Nelle 90 pagine i giudici del tribunale dei Ministri ricostruiscono, in ordine cronologico, i fatti, dalla richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale fino alla liberazione e al rimpatrio del generale libico Almasri. In mezzo sono citate mail, dichiarazioni fatte in riunioni su Zoom tra vertici di governo e istituzioni, stralci di discorsi in parlamento dei ministri Nordio e Piantedosi. Fino ad arrivare alle conclusioni con i reati contestati.

Le accuse per il Guardasigilli Nordio secondo quanto emerge dagli atti del tribunale dei Ministri, sono quelle di omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento. Di quest’ultimo reato rispondono, in concorso con il ministro della Giustizia, anche il ministro dell’Interno Piantedosi ed il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Mantovano, entrambi accusati anche di peculato in concorso.

Per quanto riguarda il reato di omissione di atti d’ufficio, nelle 90 pagine depositate si legge che “si ritiene accertato che il ministro Carlo Nordio, ricevute le richieste di cooperazione giudiziaria della CPI aventi a oggetto l’arresto provvisorio e la perquisizione e il sequestro nei confronti del cittadino libico Almasri, non diede corso a nessuna delle due richieste prontamente. E ciò nonostante sapesse che il ricercato era stato, nelle more, anche arrestato dalla polizia, tanto è vero che gli atti relativi a detto arresto erano stati trasmessi contestualmente dalla polizia sia all’autorità giudiziaria sia al ministero, che, nel frattempo, li aveva, comunque, già ricevuti formalmente tramite il canale diplomatico prescelto in sede di adesione al Trattato di Roma” .

“Ad avviso di chi scrive, non può certamente dubitarsi del fatto che il ministro Nordio fosse pienamente a conoscenza non solo dei doveri incombenti su di lui ex artt. 2 e 4 legge 237/12 ma anche della normativa in tema di libertà personale , per cui la decisione della Corte d’Appello avrebbe dovuto aver luogo necessariamente entro il termine di quarantotto ore dalla trasmissione degli atti relativi all’arresto da parte della polizia giudiziaria” si legge ancora negli atti.

A parere del tribunale dei Ministri per quanto riguarda il reato di favoreggiamento, la condotta omissiva posta in essere dal ministro Nordio è stata, ,”utile ad aiutare il ricercato Almasri, sia a eludere le investigazioni svolte dalla CPI, sia a sottrarsi alle ricerche, finalizzate all’arresto e consegna, disposte dalla medesima Corte”. “Parimenti, il decreto di espulsione emesso dal ministro Piantedosi, – scrive il tribunale dei Ministri – così come la decisione di utilizzare un volo CAI (la compagnia aerea dei Servizi italiani – n.d.r.) assunta dal Sottosegretario Mantovano, che hanno in fatto assicurato al ricercato I’immediato rientro in patria non appena scarcerato , hanno consentito ad Almasri di sottrarsi al mandato di arresto della CPI”

Secondo i magistrati, dunque,sia i ministri Nordio e Piantedosi, sia il Sottosegretario Mantovano erano perfettamente consapevoli del contenuto delle richieste di cooperazione inviate dalla CPI e, in particolare, del mandato di arresto spiccato nei confronti di Almasri. Non dando corso a tali richieste il primo decretando il secondo la formale espulsione del ricercato con un provvedimento, per le ragioni sopra chiarite, viziato da palese irrazionalità e disponendo il terzo l’impiego di un volo CAI che ne ha assicurato l’immediato rientro in patria, hanno scientemente e volontariamente aiutato il predetto a sottrarsi alle ricerche e alle investigazioni della CPI”.

In merito all’accusa di peculato formulata nei confronti del ministro Piantedosi e del sottosegretario con delega ai rapporti con i Servizi Mantovano, in quanto, “in concorso tra loro, nelle qualità e con le condotte sopra indicate, distraevano per un uso momentaneo l’aereo della CAI, nonché si appropriavano del carburante necessario per l’esecuzione dei voli da Roma – Torino, Torino Tripoli e Tripoli Roma, disposti non per reali esigenze di sicurezza ma al solo fine di aiutare Osama Elmasry/Almasri Njeem, colpito da mandato di arresto internazionale emesso dalla CPI, a sottrarsi a tale mandato, con ciò commettendo il reato di cui al capo che precede“. Negli atti firmati dal presidente Maria Teresa Cialoni, si leggono le aggravanti di “aver commesso il fatto al fine di eseguire il reato di cui al capo che precede, abusando dei poteri e con violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione rivestita”.

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