L’operazione del Mossad – raccontata da un’esclusiva del Washington Post – è scattata subito dopo la prima ondata di strike, raid durissimi contro i centri di comando a Teheran “Hai 12 ore per fuggire con tua moglie e tuo figlio. Altrimenti, sei sulla nostra lista”. Un agente del Mossad israeliano si rivolge così ad un generale iraniano nelle prime ore del 13 giugno, quando è appena iniziata l’operazione “Rising Lion“: Israele attacca l’Iran e elimina rapidamente una serie di figure ai vertici militari della repubblica islamica. Il Washington Post è entrato in possesso dell’audio della chiamata dell’agente del Mossad che, in perfetto persiano, si rivolge all’interlocutore. “Posso avvertirti ora, hai 12 ore per fuggire con tua moglie e tuo figlio. In caso contrario, sei sulla nostra lista. Siamo più vicini a te di quanto lo sia la tua giugulare. Mettitelo in testa, Dio ti protegga“, il messaggio.

“Te lo spiegherò ascolta con attenzione. – si sente dire -, Chiamo da un paese che due ore fa ha spedito all’inferno, uno dopo l’altro, Bagheri, Salami, Shamkhani”, dice l’agente snocciolando nomi di figure apicali eliminate nell’operazione. Al generale viene chiesto di inviare un video in cui si dissocia dal regime di Teheran. “Hai 12 ore per fare un video in cui dici che hai abbandonato questo governo e che non vuoi sacrificare la tua vita per chi distrugge il paese da 46 anni”, il pressing dell’agente
The Washington Post has published an audio file in which Mossad agents contact 20 IRGC commanders and give them 12 hours to flee Iran, or they and their families will be killed. pic.twitter.com/Q1n01AUV8Y
— Joe Truzman (@JoeTruzman) June 23, 2025
“Come dovrei mandarlo?“, chiede il generale. “Ti inverò un ID Telegram. Mandalo. Sembra che tu non abbia capito: abbiamo tutto su di te. Abbiamo eliminato i leader. Ti faccio questa proposta per salvare tua moglie e tuo figlio e tu esiti”, le istruzioni perentorie. Non è chiaro se il video sia stato effettivamente inviato.
L’articolo del Washington Post precisa che non è noto se il generale abbia inciso l’audio e l’abbia spedito, inoltre conferma che è ancora in vita in Iran. Non è neppure chiaro quali siano le altre figure di un’azione che doveva gettare scompiglio nelle gerarchie militari, alimentare sfiducia e intimorire coloro che avrebbero dovuto prendere il posto degli assassinati. Israele, infatti, è riuscito a colpire almeno due “rimpiazzi”, rimasti in carica per pochi giorni.