Con il periodo elettorale ormai alle nostre spalle, la Supermedia di oggi ci aiuta a capire se – e in che modo – si è mosso l’orientamento politico degli italiani. A prescindere dal tipo di consultazione, infatti, le elezioni sono sempre un momento in cui i partiti mobilitano in modo più intenso del solito la loro comunicazione; i media, da parte loro, accentuano i temi del dibattito, e tutto ciò ha come effetto quello di “scuotere” l’opinione pubblica.
Con un numero maggiore di sondaggi a disposizione, i dati di oggi ricalcano sostanzialmente quanto visto la scorsa settimana. Il Partito Democratico è la forza politica che guadagna in misura maggiore (+0,7% rispetto al 22 maggio), confermando l’ipotesi che nell’ultimo periodo di campagna elettorale il partito di Elly Schlein abbia beneficiato della mobilitazione in vista dei referendum e anche – forse soprattutto – di un piccolo “effetto bandwagon” dovuto ai buoni risultati delle elezioni amministrative.

Analizzati singolarmente, i principali partiti di maggioranza – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – si mantengono piuttosto stabili, ma il centrodestra nel suo complesso perde un po’ di terreno rispetto a un mese fa (-0,7%). Infine, anche il Movimento 5 Stelle (-0,4%) e i partiti più centristi (Azione e Italia Viva, ma anche Noi Moderati) lasciano qualcosa per strada, pur senza far registrare grossi smottamenti.

Una prima considerazione a consuntivo di questa tornata elettorale, anche alla luce dei numeri che abbiamo visto, è che i rapporti di forza generali non siano cambiati in modo sostanziale. Come avevamo iniziato a intravedere anche la scorsa settimana, sulla base delle primissime analisi, il referendum dell’8 e 9 giugno non solo non è stato uno spartiacque, ma nemmeno ha riservato particolari sorprese nel comportamento degli elettori. Lo dimostrano ulteriormente i flussi elaborati da Youtrend sulla base di oltre 36 mila dati di sezione (voti veri, non sondaggi) e che mostrano come – con le rispettive eccezioni – gli elettori di centrodestra abbiano seguito in netta maggioranza l’invito all’astensione, mentre quelli dei partiti più impegnati per tutti e 5 i quesiti (cioè PD e AVS) abbiano partecipato al voto in modo molto consistente (mentre gli elettori di partiti che avevano un atteggiamento più “freddo” verso uno o più quesiti in particolare, come M5S, Azione e Italia Viva, si sono mobilitati in misura nettamente inferiore).
I flussi elettorali elaborati da Youtrend mostrano che gli elettori di centrodestra delle scorse europee si sono effettivamente astenuti in larghissima maggioranza (circa il 90%) ai referendum dell’8 e del 9 giugno.
Di contro, gli elettori di Partito Democratico e Movimento 5… pic.twitter.com/6zaUOkSaK4
— Youtrend (@you_trend) June 13, 2025
Cosa pensano gli italiani dell’esito di questi referendum?
A rispondere hanno provato, nell’ultima settimana, diversi istituti. Innanzitutto, i dati di Ipsos (che confermano le indagini pre-voto di SWG) mostrano una maggioranza piuttosto netta (54%) di italiani che si aspettava un’affluenza così bassa (fermatasi a circa il 30%). Sulle cause che hanno determinato il mancato raggiungimento del quorum, vi sono opinioni abbastanza variegate, ma le risposte più frequenti citano il referendum come strumento “inutile” o “abusato” (il 32% secondo Ipsos), una generale apatia degli elettori (30% secondo Euromedia) e una consultazione che, in questo caso, era rivolta a una minoranza degli italiani, quindi di scarso interesse per tutti gli altri (motivazione citata dal 26% degli intervistati da Ipsos e dal 15% degli interpellati da Euromedia).
Tra chi non si è recato a votare, una porzione consistente (tra un quarto e un terzo degli astenuti intervistati) motiva esplicitamente la scelta di astenersi come una legittima espressione della propria contrarietà ai quesiti. La cosa curiosa è che, come mostra un’indagine post-voto di SWG, sul merito dei referendum appena svolti si registra un’opinione nettamente favorevole alle posizioni dei promotori (e quindi al Sì) per quanto riguarda i quattro quesiti sul lavoro, con percentuali che oscillano dal 58 al 79 per cento; unica eccezione, il tema della cittadinanza: dovendo scegliere se mantenere l’attuale criterio che fissa a 10 anni il periodo di residenza minima o se ridurlo a 5 anni, nei dati di SWG il 59% si dice favorevole al sistema attuale, mentre il 41% alla riduzione.
Secondo l’ultimo #sondaggio Youtrend per @SkyTG24 la maggioranza relativa degli italiani (44%) ritiene che la separazione delle carriere dei magistrati renderà questi ultimi meno indipendenti dalla politica. Il 27% non la pensa invece così. pic.twitter.com/Dzo3T1XpWw
— Youtrend (@you_trend) June 19, 2025
Ma questi referendum sono ormai alle nostre spalle. Tra i temi emersi (o per meglio dire, riemersi) nell’attualità di questi giorni c’è la riforma della giustizia, appena approdata in Senato e sulla quale l’Aula voterà, presumibilmente, la prossima settimana. Al centro di questa riforma vi è la separazione delle carriere tra magistratura giudicante (giudici) e magistratura inquirente (pubblici ministeri). Sul tema, il Governo rischia di fare almeno una scelta impopolare: come emerge dall’ultimo sondaggio di Youtrend per SkyTG24, se il 49% si dichiara genericamente favorevole alla riforma (contrari solo il 26%), il 44% si dice anche d’accordo con la previsione che la separazione delle carriere renderà la magistratura meno indipendente dalla politica – previsione non condivisa invece dal 27% degli intervistati. Un dato su cui le forze politiche dovranno iniziare a fare calcoli e strategie: trattandosi di riforma costituzionale, infatti, in caso di approvazione parlamentare potrebbe seguire, quasi certamente, un nuovo referendum popolare che potrebbe approvare definitivamente – o affossare del tutto – un provvedimento tanto delicato quanto voluto con forza dalla maggioranza di centrodestra.
NOTA: La Supermedia Youtrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 5 al 18 giugno, è stata effettuata il giorno 19 giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demopolis (data di pubblicazione: 9 giugno), Eumetra (12 giugno), Euromedia (10 giugno), SWG (9 e 16 giugno), Tecnè (9 e 13 giugno) e Youtrend (13 giugno). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it