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29 Dicembre 2025 12:27

Il primario dell’ Ospedale Sant’Eugenio di Roma agli arresti domiciliari: “Stava intascando una mazzetta”

Robero Palumbo direttore di Nefrologia arrestato con l' accusa di corruzione per varie tangenti, preso in flagranza di reato mentre incassava tremila euro in contanti

Arrestato in flagrante Roberto Palumbo nato a Cassino, il primario di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma mentre incassava 3mila euro in contanti, una tangente, una prassi secondo la procura di Roma che aveva già indagato per corruzione , con l’ipotesi che indirizzasse i pazienti in dialisi in alcune strutture private. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Roma, guidata dal dirigente Roberto Pititto, giovedì sera, hanno arrestato insieme al primario che dal 2009 è membro del comitato etico dell’Asl Roma-C, anche anche l’imprenditore Maurizio Terra, rappresentate legale della Dialeur, società che gestisce un centro dialisi ambulatoriale accreditato con la Regione.

al centro da sinistra il dr. Roberto Pititto ed il Questore di Roma dr. Roberto Massucci

I tremila euro in contanti avrebbero confermato i sospetti. Venerdì scorso il pm Gianfranco Gallo li ha interrogati, Palumbo è rimasto in carcere, mentre per Terra sono stati disposti i domiciliari. Gli agenti della Mobile hanno perquisito anche Giovanni Lombardi, fondatore di Nefrocenter, i nefrologi Carmine De Cicco e Annalisa Maria Valeria Pipicelli, Nicolò Lucio Vinciguerra presidente del cda Namur, Federico Germani legale rappresentante Omnia 2025, società queste che gestiscono centri specializzati in emodialisi. Tutti i perquisiti ed arrestato sono indagati per corruzione. Gli arresti invece dovranno essere convalidati dal Gip che, dopo l’udienza, si è riservato.

Gli indagati nell’indagine, avviata oltre un anno fa e coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe De Falco e dal pm Gianfranco Gallo in tutto sono quattordici . Tra loro Giovanni Lombardi, fondatore Nefrocenter, colosso in materia. E poi i nefrologi Carmine De Cicco e Annalisa Maria PipicelliNicolò Lucio Vinciguerra, Federico Germani. Le indagini sono state avviate a seguito dalla denuncia di un altro nefrologo Carmelo Antonio Alfarone, con l’ipotesi accusatoria, per la quale inizialmente aveva iscritto Palumbo nel registro degli indagati per concussione, è che il primario indirizzasse i pazienti che aveva in cura in ospedale presso alcune strutture, convenzionate con il servizio sanitario regionale e specializzate in dialisi (le cliniche sospettate sono cinque) gestite da imprenditori che erano disposti a pagargli tangenti.

Alfarone aveva denunciato Palumbo, sostenendo di essere stato costretto a consegnargli circa 700mila euro minacciandolo di non indirizzare più al Rome Medical Group, i pazienti che venivano dimessi dal Sant’Eugenio ed erano ancora bisognosi di cure . In pratica secondo la denuncia Alfarone avrebbe pagato 3mila euro per ciascun paziente per un totale di 120mila euro tra il 2019 e il 2021 anche pagando l’affitto di 1.600 euro mensili, per la casa  in via Gregorio VII, poco distante da piazza San Pietro dove il medico viveva, al quale aveva anche comprato persino i mobili dell’arredo. Ma non solo. Avrebbe pagato anche il canone mensile di 1.000 euro del leasing della Mercedes del primario, oltre a saldare per lui i conti in ristoranti e negozi di lusso, grazie alla consegna di tre carte di credito dell’associazione la disponibilità di tre carte di credito utilizzate da Palumbo in ristoranti, alberghi, esercizi commerciali e ancora un contratto di consulenza da 2500 euro mensili per un anno alla dottoressa Germana Sfara, la sua compagna. Agli atti risultano i riscontri delle spese fatte con quelle carte di credito e le foto di altri passaggi diretti di somme di denaro in contante.

Palumbo lo avrebbe costretto persino ad assumere la sua compagna Germana Sfara retribuita con 2.900 euro al mese . Gli inquirenti ipotizzano che la documentazione acquisita dalla Squadra Mobile nel corso delle perquisizioni possa confermare i sospetti. Le intercettazioni durate oltre un anno hanno portato alla luce un business occulto e delinquenziale da capogiro, intorno alla gestione delle cliniche. Le tangenti sarebbero stati versate a Palumbo qualche volta in contanti, altre volte attraverso consulenze fittizie al medico, con un giro di false fatture emesse da una società creata ad hoc. Dopo essersi incontrati nei pressi della Regione Lazio, l’imprenditore a bordo della Mercedes del primario ha consegnato a Palumbo la mazzetta in banconote da 100 e 50 euro che è stata immediata intercettata e sequestrata dagli agenti.

L’attività d’indagine ha fatto emergere legami poco etici e tantomeno leciti di Palumbo che, “oltre ad avere aspetti clinici, sono ammantati a interessi privati”, scrivono gli inquirenti nella richiesta di convalida, proseguono, evidenziando che “Palumbo è stato in grado di creare una rete di rapporti che ha permesso la creazione di corsie preferenziali lungo le quali i pazienti in dimissione sono indirizzati verso i centri dialisi amici, dove svolgono una terapia che è a carico del Sistema sanitario Nazionale, che prevede rimborsi fino a 1000 euro per una seduta di emodiafiltrazione“. Aggiungono i pm: “Le intercettazioni permettono di comprendere l’esistenza di un filo diretto tra l’Ospedale Sant’Eugenio i centri amici di Palumbo”. Nel 2024 Palumbo pensava di lasciare l’ospedale e diceva Annalisa Pipicelli, suo braccio destro in una conversazione intercettata con suo marito riferiva i programmi futuri del primario: “Da fuori — diceva — (Palumbo, ndr) continuerebbe comunque a comandare il Sant’Eugenio perché lascerebbe i suoi…“. E la Pipicelli si rallegrava della prospettiva: “Palumbo su tutti favorirà sempre me, però sarebbe il punto focale… perché se Palumbo si sposta nel privato il mondo si sposta nel privato perché lui è il capo del dipartimento più grande d’Europa” proseguiva la collaboratrice di Palumbo.

Nel corso del lunghissimo interrogatorio il primario Palumbo e l’imprenditore Terra assistiti entrambi dall’avvocato Antonello Madeo, hanno dato un’altra versione dei fatti. Palumbo ha sostenuto di essere di fatto socio al 60 per cento di Dialeur, mentre il restante 40 è di Nefroline che appartene al gruppo Nefrocenter. I 3mila euro quindi, a suo dire, sarebbero stati “un acconto degli utili della quota di fatto detenuta da Palumbo in Dialeur“. Quel pagamento sarebbe stata la corresponsione di entrate della Dialeur della quale sarebbe socio occulto, come ha dichiarato lo stesso Palumbo, secondo il quale la denuncia è nata dalla competizione tra nefrologi. E per i quali avrebbe avuto intorno a 5 o 6mila euro di utili solo nel 2024. Ma i magistrati inquirenti della procura romana continuano a ritenere che il giro di soldi e tangenti sia molto più ampio, depositando nella richiesta di convalida, a conferma delle loro ipotesi accusatorie numerose intercettazioni e conversazioni registrate. “Quello che devi fa te… si devi fa l’amministratore e non l’amministrativo… fai l’amministratore e te godi la vita“. Così diceva Roberto Palumbo a Maurizio Terra, amministratore unico di Dialeur, in una conversazione che lo stesso imprenditore riporta a sua moglie e che gli agenti della squadra mobile hanno intercettato in auto. “Io vendo il ghiaccio agli eschimesi”, diceva in un’intercettazione una responsabile della Dialeur, il centro clinico che fa riferimento a Terra.

Aggiornamento del 9 dicembre h. 12:00

La Asl Roma 2 ha aperto un fascicolo interno e ha attivato l’ufficio di disciplina nei confronti di Roberto Palumbo. Per il medico, si apprende dalla Asl, è scattata la sospensione obbligatoria dal servizio dal 5 dicembre, ai sensi dell’articolo 51, comma 1, del contratto collettivo della sanità.

Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a margine della visita a Villa Silvestri Rivaldi, ha commentato l’inchiesta che ha portato all’arresto del primario di Nefrologia “E’ una cosa orribile quella che è stata scoperta“.Rocca confermando la sospensione immediata del primario ha annunciato verifiche sulle strutture coinvolte “per eventuali sospensioni dell’accreditamento” nei confronti dei centri che dovessero risultare collegati agli indagati. “Bisogna muoversi secondo i passi giuridicamente corretti e senza compromettere il diritto alla salute – ha evidenziato RoccaChiudere dall’oggi al domani un centro dialisi significherebbe costringere i pazienti a spostarsi. Saremo senza sconti per nessuno, ma senza mettere a rischio i cittadini”.

Rocca ha chiarito che l’eventuale prosecuzione dell’attività dei centri coinvolti dipenderà anche dalle decisioni della magistratura: “Se interviene un amministratore giudiziario si può continuare, altrimenti con chi inquina la pubblica amministrazione non si possono avere rapporti”, ha precisato. Alla domanda se la Regione si costituirà parte civile, Rocca ha risposto: “Chiaramente sì. Se ci sarà un processo ci saremo sicuramente: la Asl al 100%, e la Regione – attraverso la Asl o direttamente – sarà presente“.

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