È il quarto scudetto conquistato dal Napoli , il secondo in tre campionati, per passare da una festa all’altra e chiedersi se sia vero oppure se invece sia semplicemente un sogno. Nessuno avrebbe mai sperato che accadesse qualcosa del genere, una specie di miracolo dentro una città che si sta prendendo il palcoscenico internazionale – compreso quello dell’a regata America’s Cup – e la festa di un popolo, che si riprende lo scudetto e se lo tiene stretto. Lo scudetto vinto e celebrato nello stadio Maradona è l’epicentro del trionfo, che ha visto gioire tutta la città per le strade e nelle piazze, e sta facendo versare ai tanti napoletani sparsi nel mondo delle meravigliose lacrime di gioia. È arrivato, o meglio è tornato dopoi un anno di interregno, lo scudetto, con è la conferma che il Napoli Calcio c’è, un club “italiano” al 100% blindato nella sua dimensione, grazie alla “cazzimma” del suo presidente Aurelio De Laurentis.

Questo 4° scudetto appartiene anche a lui, e ci mancherebbe, il primo tifoso di un Napoli che è suo da 21 anni. Con un allenatore, Antonio Conte, che non ha mai avuto paura di rimettersi in gioco, che ricostruisce le squadre dalle macerie, che ama le sfide sopratutto quando sono ai limiti dell’impossibile. E ha reso un gruppo in una squadra forte, molto forte, sul campo e fuori.
Uno scudetto che sta facendo impazzire di gioia milioni di tifosi nel mondo. Tutti quelli che ogni giorno, da ora in poi, avranno un numero 4 da esibire con orgoglio e felicità. Perché hanno avuto la fortuna di assistere a un altro momento indimenticabile, da dedicare magari a chi nella loro vita non c’è più. Il quarto scudetto tricolore del Napoli è la vittoria di un’idea, di un progetto, è figlio del lavoro “maniacale” di Antonio Conte e di una programmazione.

Il Napoli Calcio è nell’ olimpo del calcio, riassettando la geografia del football, spostando verso il Sud il potere calcistico, unico club ad opporsi per due volte in questo ventennio a Inter, Milan e Juventus , dopo aver sfiorato altri tre scudetti sfiorati, uno con Mazzarri, e due con Sarri in panchina, vedendo passare una sfilza di allenatori sulla propria panchina da Benitez ad Ancelotti, da Spalletti a Conte e un’altra di calciatori testimoni e protagonisti di un progetto calcistico e societario assai ambizioso, con scelte coraggiose, di capacità di investimenti e di lungimiranza organizzativa.

Questo scudetto è la consacrazione di De Laurentiis, il grande “artefice-costruttore” della nuova epoca azzurra. Il presidente che potrà dire con orgoglio da oggi di aver eguagliato gli scudetti vinti dall’ ingegnere Corrado Ferlaino, anche senza avere Diego Maradona in campo . Adesso per completare il “sogno” gli manca solo un trionfo europeo, ma c’è tempo. E soprattutto c’è voglia di crescere ancora, c’è ambizione, c’è lungimiranza. Aurelio De Laurentis è stato sempre , un imprenditore stratega, un visionario. La sua gestione imprenditoriale ed oculata ha portato il Napoli ad essere una delle società calcistiche più solide del panorama internazionale, una medaglia da mettere al petto nell’era del dominio dei fondi.
Ha vinto fuori e alla fine ha avuto ragione anche in campo. Ha avuto il grande merito di ammettere i tanti errori fatti dopo l’orribile stagione scorsa, ha azzerato tutto ed è ripartito. Ha scelto l’allenatore-motivatore ideale facendo un passo indietro, lasciando il palcoscenico a mister Conte: poche parole solo fatti. Come un grande “dirigente”patron” sportivo è chiamato a fare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.