L’ inchiesta della Procura di Roma sui capolavori scomparsi dalle abitazioni italiane dell’Avvocato Gianni Agnelli e di donna Marella si amplia estesa alle opere esportate all’estero senza autorizzazione e numerosi dipinti di enorme valore non inclusi nell’asse ereditario. Sotto i riflettori del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e del pm Stefano Opilio ci sono ora 35 quadri. Il fascicolo d’indagine, attualmente iscritto contro ignoti, potrebbe a breve avere nuovi sviluppi, per le opere d’arte esportate all’estero senza la necessaria autorizzazione del ministero della Cultura, e la Procura romana punta alla confisca delle tele. Se dovesse emergere che i quadri sono stati occultati per sottrarli all’asse ereditario, gli eventuali responsabili rischiano anche di risponedere dell’ accusa di autoriciclaggio
La vicenda ha origine nel 2003, cioè nell’anno della morte di Gianni Agnelli. Dopo il suo decesso, le proprietà immobiliari – Villa Perosa, Villa Frescot a Torino e un lussuoso appartamento a Roma – andarono in eredità alla moglie Marella Caracciolo, madre di Margherita Agnelli, che a sua volta le concesse in comodato d’uso al nipote John Elkann. Nel 2019, a seguito della morte della madre Marella Caracciolo, la figlia Margherita Agnelli ottenne l’accesso alle case ed a seguito di alcune ispezioni, denunciò “ammanco di beni di ingentissimo valore appartenuti al padre“.

L’inchiesta, ha origine dalla scomparsa di tre opere d’arte “La scala degli addii” di Giacomo Balla, “Mistero e melanconia di una strada” di Giorgio De Chirico e “Glacons, effet blanc” di Claude Monet con la denuncia di Margherita Agnelli, secondo la quale numerose altre tele sarebbero state rimosse dalle dimore di famiglia. I figli sostengono che questa lunga lista di opere sia frutto di donazioni della nonna e, quindi, non rientri nell’asse ereditario.
Nell’inventario in possesso dei magistrati compaiono anche “Nudo di profilo” di Balthus, “Study for a Pope” di Francis Bacon, “The Cardinal Numbers” di Robert Indiana, “A composition on paper” di Georges Mathieu, “Series of Minitaur 4 engravings signed” e “Torse de femme” due opere di Pablo Picasso , e “A street in Algeris” di John Singer Sargent. Da recenti inventari di famiglia sono emerse altre tele delle quali Margherita Agnelli lamenta la totale assenza di notizie, motivo per cui Ii suoi avvocati Dario Trevisan e Valeria Proli, hanno consegnato la nuova documentazione ai magistrati inquirenti. Resta radicata l’ipotesi accusatoria che parte dei dipinti sia rimasta in porti franchi svizzeri e sia stata occultata e trasferita prima di una perquisizione dei magistrati torinesi.
I fratelli Elkann hanno dichiarato che per quanto riguarda le opere di Balla, De Chirico e Monet, i dipinti autentici siano sempre stati in Svizzera, mentre nelle abitazioni italiane sarebbero rimaste delle repliche. Il sospetto degli inquirenti e dei Carabinieri è però diverso: le tele false sarebbero state create dopo la morte dell’Avvocato per sostituire gli originali, trafugati probabilmente senza l’autorizzazione necessaria. Nel documento di ripartizione del patrimonio Agnelli figurano valori compatibili con l’autenticità delle opere: 2 milioni per il Balla, 4 milioni per il Monet e 7 milioni per il De Chirico, tutte indicate in Italia. I pm di Roma hanno acquisito anche delle bolle di trasferimento dei quadri tra case e delle testimonianze di dipendenti della famiglia. “Le due opere che erano nella casa di Roma sono state sostituite quando Marella si è ammalata – ha messo a verbale un domestico – al posto dell’originale di Balla penso sia stata inserita una copia di qualità inferiore“.






