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26 Aprile 2024 07:13
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E’ morto Valentino Stola, padre e maestro politico dei “liberali” pugliesi

Persone come Valentino Stola facevano politica per passione, offrendo al servizio della città la propria competenza. Quella che manca da circa 30 anni. Con la scomparsa di Valentino Stola, perdo un amico vero, sincero. E Taranto uno dei suoi uomini migliori

di Antonello de Gennaro

Cari lettori questo è un giorno molto triste anche per me.  Se n’è andato un vecchio caro amico, Valentino Stola, già Presidente del Partito Liberale Italiano.  Lo ha reso noto Mario Guadagnolo attraverso la sua pagina Facebook, così scrivendo:

nella foto, Valentino Stola
nella foto, Valentino Stola

Un dolore per la perdita di un amico e di una persona rara. Io conoscevo bene Valentino Stola. E’ stato assessore all’Urbanistica ed ai progetti speciali nella giunta da me guidata fra il 1985 e il 1990. Valentino era una persona seria e per bene, un amministratore competente, preparato, onesto che amava sinceramente Taranto e la politica. Era un signore nell’animo e nella persona. Un galantuomo e un gentiluomo d’altri tempi elegante, raffinato, di grande intelligenza e di vasta cultura. Ha diretto l’Assessorato all’Urbanistica con competenza e capacità seguendo i progetti più importanti che quella giunta realizzò dal Lungomare al passante di Via Ancora, al Piano particolareggiato del Borgo ai PIP. Noi lo sfottevamo chiamandolo Valentino “foulard” perchè lui era sempre impeccabilmente elegante e raffinato con il doppiopetto blu e il foulard al posto della cravatta. Io che certamente non brillavo per eleganza quando si trattava di rappresentare l’amministrazione comunale in determinati ambienti socialmente un pò su o fra i militari mandavo sempre lui a rappresentare il Comune perchè sapevo che sarebbe stato all’altezza. D’altronde il tocco distintivo di Valentino era la signorilità, la raffinatezza e l’eleganza non solo intellettuale, era un aristocratico nato, un liberale d’altri tempi che addirittura aveva la “r” arrotata d’obbligo di certa aristocrazia liberale. Politicamente Valentino è stato il maestro di una intera generazione di liberali, quella degli Umberto Ingrosso per intenderci, che ha allevato e preparato all’amministrazione della cosa pubblica facendone degli amministratori preparati, competenti e onesti. E’ stato per me un collaboratore prezioso e insostituibile, un uomo saggio sempre equilibrato e paziente che non alzava mai la voce per far prevalere il suo pensiero. Valentino si confrontava con la tolleranza e il fair play dei vecchi liberali alla Malagodi di cui era grande amico. Ci mancherai Valentino e mancherai ai tuoi amici e alla città che ti deve un grazie per il tempo della tua vita che le hai dedicato in maniera disinteressata e pulita. A me personalmente mancherai tanto perchè avevo il privilegio di esserti amico non solo politicamente ma sul piano affettivo e umano. Ciao Valentino.

Abbiamo ritrovato un articolo scritto dall’amico e collega Carlo Chianura, attuale capo del servizio politico del quotidiano La Repubblica a Roma, che merita di essere ripubblicato e sopratutto letto. E’ del 1987.

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E L’ ANTICA TARANTO MUORE

1 aprile 1987- TARANTO La città vecchia muore. L’ antico borgo medioevale, il meraviglioso intrico di vicoli, di postierle e stradine cantato da Ungaretti e sul quale hanno speso appassionati interventi contro il suo degrado intellettuali come Argan, Paolo Grassi, Gillo Dorfles e Raffaele Carrieri vive la tragica condizione dell’ abbandono e dello sfacelo. Dopo aver rimosso per anni la questione, i tarantini sono tornati a parlarne e a interessarsene quando il Comune è stato costretto a sgomberare 120 alloggi nella caratteristica via Di Mezzo. Interessate dai provvedimenti di sgombero sono oltre 300 persone, e la situazione è così grave che sta per intervenire la Protezione civile.

Solo adesso, dice l’ assessore al risanamento, Valentino Stola, si comincia a comprendere la gravità della situazione. Via Di Mezzo è una strada che taglia a metà buona parte dell’ isola, così come la città vecchia viene definita per la particolare condizione di quartiere lambito dai due mari di Taranto e unito alla città nuova e al quartiere industriale dei Tamburi attraverso il ponte girevole e il ponte di pietra. La strada che presenta il maggior numero di edifici lesionati è a cavallo di quello che viene definito scanno, vale a dire il notevole salto di quota che divide l’ antica acropoli (la parte alta) e le case più umili costruite nel corso dei secoli erodendo con fatica e sudore superficie al mare. Queste abitazioni costituiscono la parte bassa del quartiere: costruite su terreni detritici e completamente prive di fondamenta, soffrono dissesti statici estremamente accentuati dalle sopraelevazioni susseguitesi nel tempo. E infatti, tutta la zona del salto di quota oltre una ventina di edifici presenta lesioni così gravi che fanno temere per l’ incolumità degli abitanti. Ma il problema non nasce oggi. Dopo la stagione della speranza, quella che dopo il dibattito internazionale aveva fatto scaturire il piano Blandino (uno degli esperimenti di avanguardia nella complessa disciplina del recupero dei centri storici), il risanamento della città vecchia si è bloccato.

Il Comune è riuscito a risanare non più di duecentocinquanta tra alloggi di edilizia popolare e palazzi da destinare a uffici pubblici, mentre un’ altissima percentuale di abitazioni oggi è deserta e abbandonata. Dai quattordicimila abitanti degli anni seguenti alla seconda guerra mondiale, la città vecchia è passata ai quattromila di oggi. E l’ esodo è destinato a proseguire. Con una mano pubblica oggettivamente non in grado di controllare il recupero, ma semmai di tappare le falle che quotidianamente si aprono, mancano completamente all’ appello i privati. Da un lato una proprietà polverizzata non riesce a mettersi d’ accordo oppure non è interessata al risanamento, dall’ altro le imprese private finora foraggiate dalla gran mole di miliardi pubblici non trovano alcuna motivazione concreta a intervenire autonomamente. Proprio questi elementi sono stati sottolineati ieri in una conferenza stampa che Stola ha convocato assieme al sindaco Mario Guadagnolo. Via Di Mezzo non nasce oggi, piuttosto oggi scoppia. Via Di Mezzo nasce con Vico Reale, denuncia Stola riferendosi al crollo del 1975 in cui persero la vita sei persone. E il sindaco rincara la dose: Non è possibile che nella città vecchia l’ interessamento dell’ ente pubblico sia esaustivo. Di questo passo il risanamento lo finiremmo tra mille anni. Insomma, l’ impegno della città e del paese per questo pezzo di storia non può ridursi ai riti della settimana santa, ai Misteri conosciuti in tutto il mondo.

La gente deve sapere che la città vecchia non è folclore, ammonisce Stola, non può essere solo una volta l’ anno luogo di ritrovo per i turisti o gli intellettuali di mezza Europa. Se dovessimo fare la cronistoria delle ordinanze di sgombero dell’ ultimo anno ci troveremmo di fronte a un vero bollettino di guerra. Per questo gli amministratori arrivano a chiedere l’ applicazione di una legge speciale per far fronte alla incredibile serie di dissesti statici. Il degrado non aspetta la burocrazia. E ormai i puntelli sono soltanto stuzzicadenti. La Protezione civile, come si diceva, si è già mobilitata. Il ministro Zamberletti ha disposto l’ invio di una supercommissione che dovrà valutare l’ entità dei danni; ne fanno parte tre docenti universitari specializzati nell’ esame dei dissesti idrogeologici: Lucio Ubertini del Consiglio nazionale delle ricerche, Paolo Canuti del Dipartimento scienze della terra e Vincenzo Cotecchia, dell’ Istituto di geologia applicata dell’ università di Bari. Al termine dell’ ispezione si dovrebbe procedere al finanziamento delle opere di maggiore urgenza, così come prevede una legge dello Stato approvata nello scorso gennaio. Quello in atto in via Di Mezzo non è comunque uno smottamento che si registra in un paio di casi al massimo ma piuttosto un fenomeno di cedimento del cosiddetto piano di sedime su cui gli edifici sono costruiti, provocato anche dall’ estrema povertà dei materiali di costruzione, come specifica lo stesso Stola. Rimane dunque aperto il problema complessivo del risanamento, sul quale si vanno registrando interventi accorati dei parroci tarantini, di Italia Nostra, di sindacati e forze politiche. E c’ è chi propone, come avvenne 20 anni orsono, di tornare ad appellarsi agli intellettuali europei.

Aveva ragione il mio vecchio amico Valentino sin dal 1987 , l’ Antica Taranto stava morendo, e con lei una generazione di persone per bene, oneste. Persone che facevano politica per passione, offrendo al servizio della città la propria competenza. Quella che manca da circa 30 anni. Con la scomparsa di Valentino Stola, perdo un amico vero, sincero. E Taranto perde un vero “signore”. Alla sua famiglia, alle sue amate figlie Francesca ed Enrica, con i figli Luca, Sveva e Flaminia, le più sentite condoglianze da parte di noi tutti del Corriere del Giorno, e sopratutto dei nostri lettori.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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