Non è servito pagare, a John Elkann, Il nipote dell’ avvocato Gianni Agnelli , per chiudere i conti con la giustizia, ed adesso rischia di finire a processo con l’accusa di frode fiscale. Il gip del Tribunale di Torino Antonio Borretta ha infatti ordinato alla Procura di formulare l’imputazione coatta nei confronti del presidente di Stellantis e del commercialista di famiglia Gianluca Ferrero (nonché presidente della Juventus) per due dei sei capi originariamente contestati, legati alle dichiarazioni dei redditi presentate dopo la morte della nonna, Marella Caracciolo, e relative a due annualità (2018 e 2019). l’imputazione coatta obbligherà la Procura a riformulare l’accusa per i due capi residui, prolungando un procedimento che ha già superato la fase più delicata dal punto di vista economico, ma che resta sensibile sotto il profilo penale e reputazionale. Al di là degli aspetti tecnici, il caso dell’eredità Agnelli tocca un tema più ampio: il confine tra pianificazione patrimoniale internazionale e obblighi fiscali nazionali. Una linea sottile, su cui la magistratura è chiamata a fare chiarezza.

I magistrati della procura di Torino contestavano ai fratelli Elkann, al notaio svizzero Urs Robert Von Grunigen e al commercialista Ferrero, il reato di dichiarazione infedele finalizzata all’evasione delle imposte sui redditi, ma lo scorso settembre avevano chiesto l’archiviazione per tutti e quattro. Il gip Borretta, invece, ha deciso di archiviare soltanto le posizioni di Lapo e Ginevra Elkann, e del notaio svizzero, ordinando alla Procura di formulare la richiesta di rinvio a giudizio per John Elkann e Gianluca Ferrero, riqualificando l’imputazione nei loro confronti nel più grave reato di frode fiscale, che poi era stato contestato inizialmente dai pm quando avevano disposto i sequestri nel 2024. Spetterà adesso a un altro giudice decidere se mandarli a processo. Slitta nel frattempo anche la messa in prova di John Elkann dai salesiani.
La richiesta del giudice riguarda due dei sei capi d’imputazione contestati in concorso a John Elkann e al commercialista Gianluca Ferrero — nella fattispecie, dichiarazioni infedeli riferite a due annualità —, che il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti avevano chiesto di archiviare. Per i restanti capi d’accusa invece il presidente di Stellantis aveva concordato con la procura la sospensione del procedimento con messa alla prova (10 mesi di lavori socialmente utili presso un’istituzione salesiana) previo versamento di 183 milioni di euro all’Erario.

Il cuore della disputa: residenza, patrimonio e imposte
Il nodo centrale dell’inchiesta riguarda la residenza fiscale di Marella Caracciolo negli ultimi anni di vita e, di conseguenza, il trattamento tributario dell’ingente patrimonio ereditario. Secondo l’accusa, parte dei beni sarebbe stata sottratta al fisco italiano attraverso una rappresentazione non corretta della residenza all’estero e della struttura patrimoniale, con particolare riferimento a trust e asset detenuti in Svizzera. In base alla ricostruzione dell’Agenzia delle Entrate, l’eredità avrebbe dovuto essere assoggettata a un carico fiscale più elevato in Italia. Da qui le ipotesi di truffa ai danni dello Stato e violazioni tributarie, poi in parte definite sul piano amministrativo.
“Pur esprimendo la nostra soddisfazione per le archiviazioni disposte dal gip, la sua decisione di imporre al pm di formulare l’imputazione per John Elkann – affermano i suoi legali – è difficile da comprendere, perché in contrasto con le richieste dei pubblici ministeri, che erano solide e ben argomentate per tutti i nostri assistiti“. I legali preannunciano che contro l’ordinanza del giudice Borretta depositeranno “ricorso per Cassazione eccependone l’abnormità. Nel merito, per noi questi tecnicismi processuali non cambiano nulla: ribadiamo la nostra ferma convinzione che le accuse mosse a John Elkann siano prive di qualsiasi fondamento e riaffermiamo la forte convinzione che egli abbia sempre agito correttamente e nel pieno rispetto della legge“.

Dai puntuali ineccepibili accertamenti d’indagine effettuati del nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza di Torino e ai riscontri alle rogatorie con la Svizzera e il Granducato del Lussemburgo, sono emersi riguardo la posizione reddituale e patrimoniale di Marella Caracciolo (moglie dell’ avvocato Gianni Agnelli deceduta il 23 febbraio 2019) redditi per 248,5 milioni di euro non dichiarati ai fini dell’Irpef , nonché una massa ereditaria non sottoposta a tassazione per un valore di un miliardo di euro. I nipoti di Agnelli non avevano pagato l’imposta di successione su quel patrimonio, pari al 4 per cento, sulla base del presupposto della residenza fittizia in Svizzera della nonna Marella. Per questo motivo , oltre alle imposte sui redditi non dichiarati, hanno dovuto versare all’Erario circa 40 milioni per la successione, più sanzioni e interessi, per un totale di 183 milioni di euro. Inoltre dalle indagini è emerso che “tutti i familiari tacciati di aver» tagliato fuori Margherita Agnelli da una grossa fetta dell’eredità dei suoi genitori, fossero adusi movimentare cospicue liquidità a scopi di investimento all’estero, anche medianti società fiduciarie con sede nei cosiddetti paradisi fiscali“.

In relazione all’accusa di truffa ai danni dello Stato, per il mancato pagamento dell’imposta di successione, Lapo e Ginevra Elkann sono stati prosciolti dalle accuse e le rispettive posizioni archiviate. Mentre in merito alla richiesta di sospensione del procedimento penale di John Elkann con messa alla prova, il gip del tribunale di Torino, Giovanna De Maria, ha fissato una nuova udienza per l’11 febbraio 2026 per analizzare con attenzione la memoria presentata dalla difesa del Ceo della holding finanziaria Exor. Il prossimo 21 gennaio si celebrerà invece l’udienza dedicata alla proposta di patteggiamento di una pena pecuniaria di circa 73.000 euro presentata dal commercialista Ferrero. “La scelta di John Elkann di aderire a un accordo non implica alcuna ammissione di responsabilità – precisano i suoi legali – ed è stata infatti ispirata solo dalla volontà di chiudere rapidamente una vicenda personale molto dolorosa, tanto più dopo aver definito con l’Agenzia delle Entrate ogni possibile controversia attinente i tributi potenzialmente gravanti sui fratelli Elkann in qualità di eredi di Donna Marella Agnelli“





