I finanzieri della Guardia di finanza hanno sequestrato azioni ordinarie per esattamente 1.291.758.703,34 di euro detenute dalla holding di diritto lussemburghese Lagfin S.C.A, che controlla la Davide Campari. “Chiedo solo a Massimo che indicare l’indirizzo lussemburghese (anche per me in astratto preferibile) non cozzi con il fatto che la partecipazione è inserita nella stabile organizzazione italiana. E così deve essere pena €50 milioni di tax bill!“. È anche sulla base di mail intercorse come questa, sequestrate tra Luca Garavoglia e manager-banchieri-consulenti del proprio gruppo Campari, che il giudice delle indagini preliminari Marco Formentini del Tribunale di Monza, ha firmato il provvedimento di sequestro nell’ambito di una indagine in cui sono ipotizzati i reati di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e anche la “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. L’inchiesta del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha preso avvio da una verifica fiscale nei confronti della holding.

Garavoglia, nel momento in cui progettò il complessivo riassetto della holding di famiglia per separare l’ambito della proprietà familiare da quello del controllo, sarebbe stato «il regista e l’ispiratore» di uno «stratagemma» per godere di «un indebito risparmio fiscale» attraverso la solo apparente confluenza delle attività finanziarie di Alicross nella branca italiana della lussemburghese Lagfin, le cui decisioni sarebbero invece rimaste in capo sempre alla casa madre estera: un ritenuto «meccanismo fraudolento» finalizzato a schivare la cosiddetta «exit tax» su 5,3 miliardi di plusvalenze, cioè l’imposta dovuta sulle plusvalenze latenti nelle componenti aziendali oggetto di trasferimento da parte di una società quand’essa porti la propria sede all’estero.

Plusvalenze da “exit tax” per oltre 5,3 miliardi di euro non dichiarate
L’inchiesta dei pm Carlo Cinque e Michele Trianni, della Procura di Monza, guidata da Claudio Gittardi, ai quali per i colleghi milanesi Fusco, Baj Macario e Pavone avevano trasmesso competenza territoriale gli atti l’anno scorso, ha preso il via da una verifica fiscale della Fiamme Gialle nei confronti di Lagfin, la quale, a seguito di un’operazione straordinaria di “fusione per incorporazione”, ha assorbito la propria controllata italiana, detentrice del pacchetto azionario di maggioranza di Davide Campari Milano. Gli approfondimenti hanno permesso di constatare che, all’atto della fusione, non sono state dichiarate le plusvalenze da “exit tax” per oltre 5,3 miliardi di euro maturate in capo alla società italiana incorporata e non tassate al momento della loro fuoriuscita dal territorio nazionale come previsto dalla normativa fiscale. In particolare, il gruppo societario, attraverso una serie di complesse operazioni, ha solo formalmente trasferito gli asset detenuti dalla società italiana a una branch domestica neo costituita, mentre le gestione effettiva del ramo d’azienda finanziario veniva esercitata a livello di casa madre estera. Il sequestro è stato integralmente eseguito attraverso l’apposizione del vincolo sulle “azioni ordinarie” della società partecipata dalla holding lussemburghese, fino a concorrenza dell’importo disposto nel decreto, corrispondente all’imposta non versata all’atto del trasferimento all’estero della società incorporata
La holding: “Sequestro non riguarda Campari”
Lagfin a stretto giro ha precisato che “la questione attiene un contenzioso fiscale in essere da circa due anni e che non ha mai riguardato in alcun modo il gruppo Campari”. Lagfin, si legge in una nota, sostiene che “la disputa non riguarda Davide Campari-Milano N.V. né il gruppo Campari. Ergo, non vi è alcuna conseguenza né per Davide Campari- Milano N.V. né per il Gruppo Campari” ed “è certa di avere sempre operato nel pieno rispetto di tutte le norme, incluse quelle fiscali italiane, e si difenderà vigorosamente con sereno rigore in tutte le sedi deputate“. “Poiché Lagfin detiene oltre l’80% dei diritti di voto di Campari, la misura non è assolutamente in grado di intaccare la partecipazione di controllo di Lagfin in Campari“, si conclude






