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25 Aprile 2024 19:50
25 Aprile 2024 19:50

Tumori: Studio Sentieri, a Taranto soltanto 173 casi . I dati fermi al 2013

Il rapporto Sentieri smentisce di fatto  le anticipazioni diffuse nei giorni scorsi da Peacelink, l’associazione guidata da Alessandro Marescotti, riguardanti il numero di 600 bambini nati con malformazioni congenite a Taranto dal 2006 al 2013, (cioè dati non aggiornati, visto che siamo nel 2019 !) che aveva accusato il Governo di avere rinviato la pubblicazione dei dati a dopo le elezioni europee e amministrative. L' aggressione e le minacce di un esponente di Peacelink al nostro Direttore, fermato ed identificato dai Carabinieri e successivamente denunciato.

ROMA – Nell’area di Taranto sono stati registrati 173 casi di tumori maligni in bimbi, adolescenti e giovani adulti (età 0-29 anni), dei quali 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita. Lo rivela il Quinto Studio Sentieri, pubblicato online da Epidemiologia e prevenzione, rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, sulla base di dati acquisiti nel periodo 2006/2013, che prende in esame 45 Sin ( Siti di interesse nazionale), aree contaminate molto estese, classificate come pericolose, che necessitano di bonifica. Fra queste c’è l’area di Taranto. Dati che smentiscono il falso allarme strumentalizzato dalla solita associazione Peacelink guidata dal professore liceale Alessandro Marescotti.

“Il sito è stato oggetto di analisi nei precedenti studi (…) che sostanzialmente mostravano un aumento della mortalità dei residenti soprattutto per alcune forme tumorali e per le malattie cardiovascolari e respiratorie –  evidenzia il rapporto –  L’aggiornamento dell’analisi della mortalità relativo al periodo 2006-2013“.  evidenzia il rapporto Sentieri  che ricorda come in quest’area ci siano oltre al siderurgico più grande d’Europa anche una raffineria, uno scalo portuale e discariche (Italcave spa e Cisa spa  n.d.r. ). Dalle pagine che descrivono la situazione nella città ionica emerge un’area in cui «la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso, a eccezione della mortalità per malattie dell’apparato urinario. Nella popolazione residente risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute fra gli uomini e quelle croniche tra le donne ” .

“L’inquinamento di origine industriale è risultato associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per cancro nel complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie. – rileva lo studio – Solo per il tumore polmonare la letteratura scientifica ha stabilito un chiaro nesso di causalità con l’inquinamento atmosferico. Le leucemie sono ovviamente rilevanti, poiché i fattori eziologici noti sono rappresentati dalle radiazioni ionizzanti e dalle esposizioni professionali, in particolare i composti organici volatili (benzene). Per tutte le altre forme tumorali, i dati sono solo suggestivi di un possibile ruolo dell’inquinamento industriale“.

Si legge ancora nello studio  sentieriIn età pediatrica si osserva un numero di casi di tumori del sistema linfoemopoietico in eccesso rispetto all’atteso al quale contribuisce sostanzialmente un eccesso del 90% per quanto riguarda il rischio di linfomi. In età giovanile (20-29 anni) si evidenzia invece un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide“.

Il rapporto Sentieri quindi smentisce di fatto  le anticipazioni diffuse nei giorni scorsi da Peacelink, l’associazione guidata da Alessandro Marescotti, riguardanti il numero di 600 bambini nati con malformazioni congenite a Taranto dal 2003 al 2015, (cioè dati non aggiornati, visto che siamo nel 2019 !) che aveva accusato il Governo di avere rinviato la pubblicazione dei dati a dopo le elezioni europee e amministrative.

Questi dati se valutati attentamente, e sopratutto da persone qualificate e competenti smentisce l’allarmismo e le fake news che parlavano di 600 casi di bambini colpiti da tumore, che erano state fatte circolare dal verde Angelo Bonelli e da Alessandro Marescotti, presidente di un’associazione denominata Peacelink (diventata ambientalista negli ultimi anni come documentato dal CORRIERE DEL GIORNO a suo tempo) specializzati nelle costituzioni di parte civile , che può contare su una rete di giornalisti locali sinistrorsi che amplificano a comando le teorie di questa associazione, che non indica una propria sede legale, ma soltanto una casella postale (!!!) , non pubblica e documenta il proprio bilancio, i propri soci, spiegando a chi cerca di fare informazione trasparente da dove arrivano i soldi utilizzati dall’ associazione per la propria attività !

Resta da capire come viva ( o sopravviva ) quest’ Associazione PeaceLink chi siano i suoi finanziatori, in quanto di tutto ciò  non vi è traccia, così come non vi è traccia  di alcun bilancio pubblicato sul loro sito. Esiste solo una pagina, con cui l’ Associazione chiede ai propri ignoti sostenitori di contribuire con un finanziamento. Ma anche in questo caso la “trasparenza” latita in quanto non vi è neanche un elenco pubblico dei sostenitori/finanziatori.

La tentata aggressione di un esponente di Peacelink al nostro Direttore

Ma tutto quello che scriviamo non deve aver fatto piacere ad un collaboratore di Marescotti, tale Luciano Manna, che si qualifica come giornalista (senza esserlo) ed utilizza un sito “pirata” cioè pubblicato su un server allocato in Islanda, e che si autoqualifica come “organo multimediale che svolge attività di giornalismo indipendente specializzato in inchieste e pubblicazioni di documenti non facilmente accessibili, fondato da Luciano Manna a maggio 2018″ . Manna sostiene nella sua ignoranza legale che il suo sito “è registrato presso un provider che risiede in Islanda mentre i suoi server sono allocati in Finlandia. In questi paesi, dove è giornalista semplicemente chi fa giornalismo, si esercita la massima tutela per la libertà di stampa e per il giornalismo investigativo”.

Qualcuno gli spieghi che Manna è un cittadino italiano e quindi sottoposto al rispetto delle Leggi italiane, e che per legge non fa fede dove sia allocato il server, ma bensì dove vengono inserite le notizie, e quindi quanto scrive e diffonde, qualora falso, è perseguibile in Italia.

Nei giorni scorsi Luciano Manna si è reso responsabile di una tentata aggressione, condita da minacce e diffamazioni nei confronti del nostro Direttore che si trovava di passaggio a Taranto, il quale è stato immediatamente bloccato e fermato dai Carabinieri della scorta che il Comitato per l’ Ordine Pubblico e la Sicurezza della Prefettura di Taranto gli ha assegnato a sua tutela. Ancora una volta certa gente crede di poter mettere a tacere la vera libera informazione, svolta da giornalisti iscritti all’ Ordine, e di una testata regolarmente autorizzata e registrata in un Tribunale italiano, secondo quanto prevede la Legge sulla Stampa.

Di quanto accaduto i soliti giornalisti tarantini specializzati in sterile attività sindacale  e noti per essere “filo-ambientalisti” non hanno dato alcuna notizia. Poi poverini…si lamentano perchè le testate giornalistiche a Taranto falliscono, perchè in molti rimangono senza stipendio, ed alcuni scoprono di essere stati pagati e mantenuti per anni da soldi di dubbia provenienza (presunta mafiosa) come nel caso della Gazzetta del Mezzogiorno la cui testate società editrice  è stata confiscata su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, a seguito delle approfondite indagini dei Carabinieri del ROS,  al suo editore Mario Ciancio di Sanfilippo attualmente sotto processo per “concorso esterno in associazione mafiosa” .

 

 

 

 

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