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19 Aprile 2024 18:51
19 Aprile 2024 18:51

Pensaci Alfonso

Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ieri, secondo il nuovo galateo istituzionale del governo del cambiamento, ha trionfalmente annunciato su Facebook la sospensione di tutti i processi penali da svolgere presso il Tribunale di Bari sino al 30 settembre. Il Ministro dovrebbe sapere che dopo i mesi di sospensione sarà necessario notificare migliaia di avvisi alle parti e ai difensori per fissare nuovamente le udienze, paralizzando a tempo indeterminato i processi.

di Michele Laforgia

“S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”: se non hanno più pane, che mangino brioche. La frase, tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta, potrebbe essere stata pronunciata dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ieri, secondo il nuovo galateo istituzionale del governo del cambiamento, ha trionfalmente annunciato su Facebook la sospensione di tutti i processi penali da svolgere presso il Tribunale di Bari sino al 30 settembre.

Nelle settimane scorse magistrati, avvocati e personale amministrativo si erano adattati a tenere le udienze persino sotto le tende, pur di non interrompere un servizio pubblico essenziale dopo l’inagibilità del palazzo di via Nazariantz, nella vana speranza di ottenere una soluzione in tempi brevi. Agli affamati di pane e giustizia il Ministro ha offerto brioche: se i processi non hanno un luogo per essere celebrati, semplicemente non si fanno. Come non averci pensato prima, viene da dire. Una soluzione da estendere al più presto ad altri settori: ad esempio, se le liste d’attesa della sanità pubblica sono troppo lunghe, aboliamole. Sospendiamo i ricoveri per qualche mese, poi si vede. E magari anche nelle scuole: tutti in vacanza per un anno, in attesa di tempi migliori e a costo zero. 

Non solo. Il Ministro ha annunciato, giocondo, che l’abolizione temporanea del Tribunale di Bari “consentirà di poter smantellare le tensostrutture”, mentre si sta “siglando la convenzione che consentirà il trasferimento degli uffici giudiziari in altro stabile” e sarebbe “in dirittura d’arrivo l’individuazione della soluzione-ponte” da allestire all’esito della ricerca di mercato, sempre in attesa, futura e sempre più incerta, di un nuovo, idoneo e dignitoso palazzo di giustizia.

Insomma, avevamo tutti implorato il neo Ministro di non interrompere l’attività giudiziaria, di scongiurare l’ulteriore diaspora degli uffici e delle aule e di individuare contestualmente una soluzione definitiva, magari finanziandola. Il Ministro, mettendoci la faccia, come ha ribadito, ha fatto l’esatto contrario, certificando con decreto legge che il Tribunale di Bari per ora può fare a meno della giustizia penale. Non c’è bisogno di un commissario, ha scritto, “perché ci sono io e lo Stato è presente”.

i magistrati di Bari insieme al vicepresidente del CSM Legnini in visita al palazzo di Giustizia di Bari

In effetti da Maria Antonietta a Luigi XIV il passo è breve, ma il Ministro dovrebbe sapere che dopo i mesi di sospensione sarà necessario notificare migliaia di avvisi alle parti e ai difensori per fissare nuovamente le udienze, paralizzando a tempo indeterminato i processi. Soprattutto, dovrebbe spiegare perché l’emergenza giustifica la sospensione dei diritti dei cittadini, ma non procedure d’urgenza e finanziamenti straordinari per ripristinare le regole della civile convivenza, che della giustizia penale proprio non può fare a meno.

Uno Stato che sospende la giurisdizione ordinaria non è uno Stato. Qualcuno lo spieghi, al Ministro della Giustizia.

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