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25 Aprile 2024 11:17
25 Aprile 2024 11:17

Nessuna solidarietà a Claudio Giardiello, l’ omicida del Tribunale di Milano

di Deborah Dirani

Claudio Giardiello non è una vittima del fisco, non è un poveraccio stroncato a metà dai debiti che si preoccupava di pagare gli stipendi ed è finito col non avere più i soldi per mangiare. Claudio Giardiello era accusato di bancarotta fraudolenta e tra un presunto bancarottiere e un poveraccio alla canna del gas ci sono i 7 mari di differenza.

No, perché qua è già un proliferare di commenti ignoranti che fanno di questo tipo (uno che ieri mattina è entrato al Tribunale di Milano con una pistola e due caricatori e ha seccato tre persone) una specie di eroe dei falliti. In poche ore, gironzolando sui social, mi sono imbattuta in al meno 4 pagine di solidarietà a ‘sto soggetto e in commenti tipo “10 100 1000 Giardiello“. Il gradino più basso lo ha raggiunto un quotidiano on line, ilnord.it che ha paragonato questo delinquente agli 82 mila piccoli imprenditori falliti a causa della crisi.

Non scherziamo, grazie.

La crisi con la bancarotta fraudolenta non c’entra niente. Non ho pietà per i furbi, per quelli che vivono sempre sorpassando sulla destra, che impoveriscono me e la gente come me (gli sfigati della prima corsia) non pagando le tasse. Perché qua la vita è difficile per tutti e lo è sempre di più a causa di chi costruisce palazzine e i soldi cash che gli mettono in mano al compromesso se li fa sparire in tasca.

Se la pressione fiscale di questo paese è al 70% la colpa è di questi funamboli della furberia che, finché gli va bene, trattano la gente onesta con la supponenza di chi la sa lunga e quando poi, come è giusto che sia, finiscono beccati con le mani nel barattolo della Nutella fanno una capriola e si trasformano in vittime di uno Stato cattivo che gira in auto blu. Ma per piacere.

CdG Tribunale MilanoCerto oggi Claudio Giardiello lo conosciamo tutti come l’uomo che ha fatto una strage in tribunale, ma sarebbe bene che tenessimo conto che quella strage non c’entra niente con la crisi, con l’esasperazione della povera gente. La povera gente le paga le tasse, fino all’ultimo soldino, rilascia, certo smadonnando, fatture e scontrini, non ammicca ai poteri forti pagando tangenti, e la notte va a letto preoccupata per il futuro, sì, ma con la coscienza immacolata come un lenzuolo appena candeggiato.

No, scusate, Giardiello non è vittima di nessuno, se non di se stesso e, per quanto mi riguarda, non merita alcuna solidarietà. Non è un eroe sfigato che una mattina di primavera impazzisce e compie una strage. Gli eroi sfigati non gli assomigliano per niente. Io ne conosco tanti, di eroi sfigati vestiti di stracci che lottano anche se come arma hanno un cucchiaio di latta. Sono vecchi e giovani, sono imprenditori che non si danno lo stipendio ma lo danno ai dipendenti, che non vanno in vacanza e che entrano in fabbrica all’alba e ne escono di notte. Sono uomini e donne che hanno le tasche vuote di denaro e piene di onestà e che, purtroppo, questo sì, quando arrivano a non avere più speranza si arrendono. Non sono furbi, gli eroi sfigati, non piangono miseria e si nascondono i soldi sotto al materasso. Non ce li hanno i soldi perché gente come Giardiello ha barato e li ha fregati.

Evitiamo di dire che i piccoli imprenditori italiani sono come lui, ormai poveri, stanchi e arrabbiati. I piccoli imprenditori italiani non sono truffatori, maneggioni e bancarottieri e se sono stanchi lo sono perché la lotta per sopravvivere onestamente li sfianca. Se sono poveri è perché il fisco li tortura e il fisco li tortura perché recupera dagli onesti ciò che gli viene sottratto dai farabutti.

No, nessuna solidarietà a Giardiello e a quelli come lui, a quelli che sorpassano da destra e non rispettano le regole. Piangano miseria, sì: dietro alle sbarre di un carcere e che i fazzoletti se li portino da casa.

*giornalista, blogger del quotidiano online L’ HUFFINGTON POST

CdG Luciano Quarta
L’ Avv. Luciano Quarta

Il commento di Luciano Quarta, avvocato del Foro di Milano

Premetto che sono fermamente convinto che nulla possa giustificare un omicidio plurimo e che esprimo la più profonda solidarietà soprattutto al collega avvocato vittima di questa di follia. Detto questo, credo che l’articolo muova da alcune premesse oggettivamente sbagliate. Conosco Giardiello da circa vent’anni e non riesco ad inquadrarlo nella figura di un uomo che vive di espedienti e tantomeno come un violento. Giardiello era un imprenditore accorto ed intelligente e un uomo con grandi qualità umane, quando lo frequentavo. Si è imbarcato in una straziante ed infinita battaglia giudiziaria contro i suoi soci. Non entro nel merito della vicenda, ma il risultato è che in sette o forse otto anni di tormenti, si è trasformato in una belva assetata di sangue. Questa non è e non vuole essere una giustificazione. Credo che però debba essere un elemento di riflessione: la sua percezione era che gli fosse negata la giustizia.

Che fosse una percezione visionaria e psicotica, o completamente campata in aria, francamente lo dubito, non fosse altro che per il fatto che, in venticinque anni di professione forense, di episodi di giustizia negata ne vedo in abbondanza. E credo che accanto al primario interesse collettivo a fermare chiunque impugni un’arma con l’intento di uccidere o minacciare l’incolumità di altri, lo Stato e la collettività abbiano il dovere di porsi questo tipo di interrogativo: come può una persona assolutamente inoffensiva (per come l’ho conosciuta io e le tante altre persone che lo conoscevano) trasformarsi in modo così stravolgente?

Non è che esiste una concreta possibilità che il sistema giudiziario non sia riuscito a dare al cittadino Giardiello delle risposte adeguate fino a condurlo alla follia? Saremmo ipocriti se nascondessimo il fatto che uno Stato, pluricondannato dalla Corte di Strasburgo per le inefficienze del sistema giudiziario, subisca un danno gravissimo ed irrimediabile da questa situazione cronica. Gli investitori esteri si allontanano dal Paese perchè sanno bene che un qualunque incidente giudiziario (che sia un semplice inadempimento contrattuale, un mancato pagamento, un rilascio di un immobile, etc.) ha tempi e variabili incompatibili con le esigenze del mercato.

La reazione folle di alcuni va condannata e fermata, ma credo sia dovere anche di chi fa informazione non consentire che il fatto di sangue consenta di far passare in secondo piano le radici di quel fatto, se hanno una simile rilevanza sociale.

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