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29 Marzo 2024 06:23
29 Marzo 2024 06:23

Marò, spunta una pista nuova: “Non hanno sparato loro”

Nuovi elementi sui proiettili che hanno ucciso i pescatori indiani per la cui morte sono accusati i due marò italiani

CdG maro_indiaDopo le notizie dell’incompatibilità, che sarebbe venuta fuori a seguito dell’autopsia, con le armi in dotazione a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, adesso è venuta fuori una nuova pista. Secondo quanto ha pubblicato il quotidiano campano Il Mattino,  sulla base dei documenti depositati dall’India al Tribunale di Amburgo ,  l’ogiva rinvenuta in sede autoptica sarebbe compatibile con un kalashnikov, le mitragliatrice Pk o Pkm di fabbricazione russa, jugoslava e cinese. Un arma non in dotazione dei fucilieri italiani ma di alcuni paesi tra cui, appunto, lo Sri Lanka e l’India.

Due paesi “in conflitto per la gestione delle zone di pesca del tonno con respingimenti in mare da parte” cingalese, spiega il quotidiano napoletano ricordando che nei giorni dei fatti dell’Enrica Lexiei due pescatori indiani erano andati, secondo quanto riportato dalla stampa locale, proprio a pesca di tonni“.   Inoltre proiettili a parte – tra le tante pagine dei documenti depositati ad Amburgo –  a scagionare potenzialmente i due marò vi sarebbe anche un altro elemento, sempre emerso dall’autopsia. Il Mattino  scrive che l’ogiva da 31 millimetri (incompatibile con le armi Nato che con il loro calibro arrivano fino a un massimo di 23 mm), è stata ritrovata “quasi intatta nel cranio del pescatore tanto da consentirne la misurazione“. Elemento balistico questo, che denota che “che quel colpo è stato sparato da almeno un chilometro di distanza, se non di più“.

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