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28 Marzo 2024 11:10
28 Marzo 2024 11:10

Mafia Capitale, archiviazione per Alemanno e altri 112 indagati

Secondo il Tribunale di Roma sull'ipotesi di 416 bis non sono stati trovati "elementi idonei a sostenere l'accusa". L'ex sindaco è a giudizio per corruzione. Capitolo chiuso per Zingaretti

 

 Il GIP del Tribunale di Roma dott.ssa Flavia Costantini ha accolto oggi le 113 richieste di archiviazione,formulate dalla Procura della repubblica di Roma. Si tratta di archiviazioni “eccellenti” che riguardano fra gli altri il Governatore della Regione Lazio  Nicola Zingaretti, il suo ex-capo di Gabinetto Maurizio Venafro e l’ex sindaco di Roma Alemanno,   ed  ha respinto la richiesta di archiviazione solo per tre delle 116 richieste arrivate dai pm titolari dell’indagine: l’imprenditore Salvatore Forlenza, l’ex consigliere comunale Luca Giansanti (lista civica Marino sindaco) , ed Alfredo Ferrari (Pd) ex presidente della commissione bilancio del Comune di Roma.

Il provvedimento di archiviazione riguarda, tra gli altri, l’ex Nar Massimo Carminati (già sotto processo nell’aula bunker di Rebibbia per il 416 bis) in riferimento al reato di associazione per delinquere finalizzata a rapine e riciclaggio, e poi Ernesto Diotallevi e Giovanni De Carlo, a suo tempo iscritti sul registro degli indagati perché sospettati di essere a Roma i referenti di ‘Cosa Nostra’, circostanza poi non suffragata da alcun riscontro.

Ottengono l’archiviazione anche 
Sabrina Alfonsi (indagata per concorso in corruzione)  la ex presidente del primo municipio della Capitale,  Alessandro Onorato (concorso in corruzione) l’ex consigliere comunale della lista Marchini,  Vincenzo Piso, ex PdL  ed attualmente iscritto al gruppo Misto, indagato per finanziamento illecito; Daniele Leodori (turbativa d’asta) presidente del Consiglio Regionale del Lazio; Alessandro Cochi (turbativa d’asta) ex delegato allo sport della giunta Alemanno , e Riccardo Mancini e Antonio Lucarelli stretti collaboratori dell’ex sindaco di Roma, entrambi indagati per associazione mafiosa. Nell’elenco delle posizioni archiviate figurano anche i nomi degli imprenditori Luca Parnasi (corruzione) e Gennaro Mokbel (riciclaggio), e di Ernesto Diotallevi,  quest’ultimo in passato coinvolto in indagini sulla Banda della Magliana.

Le motivazioni.
Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non risultano idonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti di Gianni Alemanno con particolare riguardo all’elemento soggettivo del reato (l’articolo 416 bis cp) in merito al ruolo di partecipe nel reato associativo” scrive il gip Flavia Costantini nel suo  provvedimento di archiviazione, in cui il giudice ha spiegato però come dalle “risultanze investigative” fosse evidente che “alla base dell’aggiudicazione degli appalti pubblici alle cooperative riconducibili a Buzzi vi sia stata la diffusa opera corruttiva, elevata a ‘modus operandi’ e che proprio con l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, le stesse avessero moltiplicato il volume d’affari grazie alla ‘ramificazione’ delle ‘conoscenze’ in seno alla pubblica amministrazione” aggiungendo “molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva ed anche in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella Capitale”.
Dal reato di associazione di stampo mafioso sono stati scagionati anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno (attualmente sotto processo  per corruzione e finanziamento illecito),, e gli avvocati Michelangelo Curti, Domenico Leto e Pierpaolo Dell’Anno. Alemanno ha dichiarato “Finalmente, dopo 26 mesi di attesa, è stata definitivamente archiviata dal giudice per le indagini preliminari l’accusa nei miei confronti per il reato assurdo e infamante di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ho creduto nella giustizia, attendendo pazientemente questo momento e sopportando tonnellate di fango che sono state lanciate sul mio nome da esponenti politici e giornalisti che non sanno distinguere un avviso di garanzia da una condanna“. Però Alemanno aggiunge ed evidenzia che  “Analogo danno è stato però evitato a Nicola Zingaretti governatore della Regione Lazio “

“Ringrazio la magistratura di cui ho sempre avuto fiducia
conclude Gianni Alemanno – che mi ha ridato la mia onorabilità. Ora attendo che lo stesso facciano tutti quegli esponenti politici e giornalisti che hanno strumentalizzato queste indagini solo per utilità politica, dimenticando il danno che facevano non solo a me e alla mia famiglia ma a tutta la città di Roma“.
Questa la fredda cronaca, ma, fermo il rispetto per le vicende personali, si impongono alcune considerazioni,in linea con lo stile della nostra testata. Da un lato non possiamo che apprezzare l’orientamento della Procura romana, che, in un processo così “mediatico” ha responsabilmente evitato il ricorso a passerelle processuali basate su accuse gracili o inconsistenti. Nella quotidianità giudiziaria assistiamo a ben altro, anche oltre l’evidenza e la ragione. Dall’altro ribadiamo come i processi debbano circoscrivere il “focus” della attenzione mediatica principalmente per la fase processuale,con il relativo corredo di diritti, costituzionalmente garantiti. Abbiamo ancora negli occhi l’indecoroso carosello della prima udienza, ove qualunque associazione pretendeva di costituirsi parte civile, e le dichiarazioni dei soliti fautori del giustizialismo fra cui l’ immancabile Antonio Di  Pietro che dichiaro’ “Mafia Capitale e’ come Mani Pulite,con l’aggravante della mafiosita‘”…
Civiltà giuridica e’ cosa radicalmente diversa dal protagonismo mediatico di certe Procure (e come direbbe Toto‘ i loro “affini e collaterali“) e dei soliti soloni, cari agli estimatori del “tintinnio di manette”
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