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18 Aprile 2024 23:29
18 Aprile 2024 23:29

La vita a spese dello Stato del “grillino” Parisi al vertice dell’ Anpal

Ancora una volta la millantata rivoluzione grillina del mercato del lavoro si dimostra un flop con il solito spreco di soldi per viaggi e rimborsi. Viene da ridere al solo pensiero di aver messo a capo dell’agenzia statale che dovrebbe studiare il modo di trovare il lavoro ai disoccupati, un semisconosciuto signore della provincia brindisina che vive nel Mississipi. La Lega ha chiesto le dimissioni di Parisi e della Catalfo. Il furbetto da Ostuni-Mississipi invece dice: "Dimettermi? Io? Ma siete pazzi?".

Mimmo Parisi, 54 anni presidente dell’ Anpal, l’ente pubblico che nei programmi di Di Maio avrebbe dovuto essere l’ariete della rivoluzione grillina nel lavoro, non lo scrive nella lettera con cui il 18 giugno chiede un parere “sulla possibilità di utilizzare un appartamento invece di un albergo” a un costo “di non oltre tremila euro” al mese. Dov’è la casa? L’appartamento prescelto si trova in una delle zone più lussuose di Roma, dove vivono molti parlamentari del M5S , grazie ai rimborsi integrali previsti da Camera e Senato

Domenico Parisi, presidente di ANPAL

La giustificazione di Parisi è imbarazzante: “per la mia personale sicurezza sanitaria a fronte dell’emergenza Covid-19, che a mio parere sarebbe garantita solo dal soggiorno in appartamento“. Dice Mimmo Parisi, Domenico solo all’anagrafe, sostenendo che si risparmia…. Non soltanto rispetto a un “soggiorno in albergo a 4 stelle” secondo quanto previsto dal “Regolamento spese degli organi”. Ma anche sui costi indicati dal direttore generale che è Paola Nicastro, la quale non ha voluto controllare le sue note spese che contenevano 5 mila euro per spostamenti in Italia; e 3 mila per pasti.

E lo chiede rivolgendosi al presidente del suo collegio sindacale, Stefano Castiglione. Non uno qualsiasi, essendo un consigliere della Corte dei conti che svolge il ruolo di capo di gabinetto, ossia il “regista-deus ex machina” della “grillina” Virginia Raggi, attuale sindaca di Roma, che non è solo esponente dello stesso partito, cioè il Movimento 5 Stelle, ma fa parte anche della stessa corrente, quella di Luigi Di Maio, cioè di colui che ha voluto Parisi. Nel collegio sindacale dell’Anpal Castiglione siede accanto alla presidente del comitato di vigilanza del Bioparco di Roma, nomina indicata sempre da Campidoglio di Virginia Raggi. Volendo proprio evitare i sussurri dei maligni sui conflitti d’interesse e la lottizzazione a 5 stelle, probabilmente potevano fare sicuramente di meglio e di più etico.

Luigi Di Maio e Domenico “Mimmo” Parisi

Decisamente c’è qualcosa che non va nella lettera inviata al braccio destro della sindaca “grillina” che l’ha nominato . Ma c’è qualcosa che non quadra. a partire dall’imbarazzante circostanza che il presidente dell’Anpal ha affittato l’appartamento molto prima che scoppiasse l’emergenza Covid-19. lecito quindi immaginare che la sua giustificazione altro non sia stato che una mossa difensiva nella “guerra” che è scoppiata da mesi sul suo operato. Almeno dal 4 marzo, come ha raccontato il quotidiano La Repubblica dando notizia di una interrogazione parlamentare che ha acceso i riflettori su Mimmo Parisi e sollevato il caso.

Chi ricorda Beppe Grillo quando imprecava sui palchi e palchetti elettorali del M5S con le vene di fuori, contro gli sprechi, e poi del finto-umile Alessandro Di Battista, che per sembrare grillino arrivava ai comizi con il suo solito fare piacione con il casco del motorino, o della senatrice Paola Taverna, quella che si alzava nell’emiciclo di Palazzo Madama e urlava (da gran signora….) verso i banchi di Forza Italia dove i Rolex ai polsi sono piuttosto diffusi: «A zozzoniiiii!». Poi nessuno spiega come mai Luigi Di Maio, da ministro del Lavoro, un bel giorno, alza il telefono e chiama in Mississippi.

i soliti proclami del M5S: tante parole, nessun fatto !

Adesso nel Movimento 5 stelle, volano gli stracci non solo su Parisi, ma anche sul suo “tutor” Luigi Di Maio e come quando ci sono di mezzo i “grillini” volano su fatti che possono sembrare marginali solo all’apparenza. In realtà il campo di battaglia si è esteso a macchia d’olio. Nel mirino le spese faraoniche di Parisi, con i soldi “pubblici” dell’Anpal , a partire dall’auto con autista (55 mila euro l’anno)ai suoi viaggi in business class per 71 mila euro per recarsi in America, dove ancora ha un incarico all’Università del Mississippi.

Di Parisi non si sapeva nulla, fino al momento in cui Di Maio lo ha nominato come mentore nella riforma dei centri per l’impiego abbinata al reddito di cittadinanza. Quello che sappiamo, dal suo cv di 20 pagine che si trova online, è che Parisi ha conseguito un dottorato in “Sociologia rurale” nel 1998 e che dal 2007 è professore ordinario presso l’università del Mississippi, ateneo che si piazza al 177esimo posto su 312 nella graduatoria U.S. News & World Report College and University. Non esattamente il più importante tra gli atenei americani.

In più, le questioni del lavoro non risultano centrali nelle pubblicazioni accademiche del professore. Nonostante questo, sappiamo anche che, attraverso il National Strategic Planning and Analysis Research Center, di cui è direttore, ha creato il Mississippi Works, una app che, utilizzando i Big Data, incrocia domanda e offerta di lavoro nello Stato del Mississippi.

Ma come sono entrati in contatto Parisi e Di Maio? Come si sono conosciuti? Ad oggi sappiamo, da quanto ha raccontato Di Maio, che si sono conosciuti «qualche mese fa alla Camera». Tramite una ricerca web si può sapere anche che Parisi ha tenuto una lezione sulle smart city nel settembre 2018 alla Libera Università Mediterranea Jean Monnet di Casamassima (Bari), fondata dall’imprenditore ed ex senatore di Forza Italia Giuseppe Degennaro.

E che nell’agosto 2018 Fucsia Nissoli, deputata eletta all’estero, nota per cambiare più partiti che scarpe, eletta in Nord e Centro America, è stata la prima e forse unica deputata italiana a fare visita alla Mississippi State University, partecipando a una conferenza con il professor Mimmo Parisi.

Viene da ridere al solo pensiero di aver messo a capo dell’agenzia statale che dovrebbe studiare il modo di trovare il lavoro ai disoccupati, un semisconosciuto signore italiano che vive nel Mississipi. Cercarlo su Marte, scrive Sergio Rizzo (autore de “La Casta“) su Repubblicasarebbe stato lo stesso. E con quali risultati, poi. Zero2“.

Intervistato dal Corriere della Sera, Parisi ha dichiarato: “Non mi fanno lavorare”. Ma non spiega chi glielo impedisce. Il capo dell’Anpal, (400 dipendenti) è lui, che è anche il capo Anpal servizi il braccio operativo, che conta più o meno su un altro migliaio di dipendenti di cui dispone completamente non dovendo condividere neanche il più minimo potere, in quanto”amministratore unico” il che significa che non deve rendere conto delle proprie azioni, e quindi delle relative note spese, all’ente controllante (Anpal) di cui il medesimo Parisi è presidente quindi a sé stesso. Se non è conflitto d’interesse questo…. Persino Castiglione il presidente del collegio sindacale dell’Anpal, in un’arrampicata del 22 aprile scorso lo certifica per lettera tutelandosi da eventuali responsabilità per omessa vigilanza.

Ma chi si sarebbe mai sentito di creare problemi se le note spese di Parisi avessero portasse a casa dei risultati ? Il “problema” è che il professore voluto da Di Maio non ha concluso nulla di buono. Per la cronaca dei fatti Mimmo Parisi sarebbe il regista dei 3.000 “navigator” assunti da un annetto, cioè da coloro i quali avrebbero dovuto introdurre nel mondo del lavoro, i disoccupati beneficiatari del reddito di cittadinanza. Queste “creature mitologiche” ferme per tre mesi (causa Covid19 )anche se prendono un regolare stipendio (1.700 euro netti) e percependo i famosi 600 euro di bonus previsti per la crisi Covid; la app che dovrebbero usare, infatti, non esiste, sebbene valga 25 milioni di euro pubblici.

Il curriculum presentato da Parisi all’ Università del Missisipi (2018)

CV-Parisi

In un Paese normale qui la storia dovrebbe finire. Dimissioni in serie, e apertura di un fascicolo d’indagine della procura che magari dimentica il “caso Palamara” e si mette al lavoro. “Anche perché – dichiara Mimmo Parisia me risulta che sui sistemi informativi di milioni ne sono stati impegnati 80, e mi chiedo: che fine hanno fatto?» (lecito chiedergli: ma scusa, non sei tu il capo? E questo già potrebbe bastare a capre capirete perché questo professore originario di Ostuni ( Brindisi), è davvero un “furbetto”.

Purtroppo per i contribuenti quei 3.000 “navigator” non sono riusciti a trovare un posto di lavoro neppure a sé stessi e peraltro nessuno ad oggi ha spiegato loro che cosa devono fare concretamente. Ognuno di loro pesa sulle tasche dei contribuenti per oltre 70 milioni di euro l’anno, e la maggior parte di loro continua a incassare lo stipendio senza far nulla.

Il momento è difficile, nessuno lo può nascondere, ma il problema è che nessuno muove minimamente un dito. A partire da un inesistente ministero del Lavoro, dove ora è arrivata un’altra grillina: Nunzia Catalfo che ha preso il posto di Luigi Di Maio. Il ministro dovrebbe vigilare sull’Anpal, ma non fa nulla di nulla. Anzi, ancora di peggio, in quanto nessuno se n’è mai occupato della riforma dei centri dell’impiego, che Di Maio presentava come il “pilastro” della grande rivoluzione ( a parole…) grillina per il mondo del lavoro. Una rivoluzione è morta e sepolta.

Quella in atto è un’autentica controriforma: per conferire il reddito di cittadinanza, meglio noto a tutti come “l’assegno del divano”, si è smontato il meccanismo del cosiddetto “assegno di ricollocazione” che avevamo copiato nel 2015da un sistema che funziona, cioè quello della Svezia.

“Oggi inizia una rivoluzione nel mondo del lavoro”, annunciava un anno fa Di Maio . Una rivoluzione della quale restano pateticamente e squallidamente solo soltanto le note spese contestate di un signore “nessuno” arrivato dal Mississippi che è uno dei più poveri Stati degli Usa. Uno Stato la cui recente crescita economica dipende soprattutto dallo sviluppo dell’industria automobilistica, che attorno a Canton e Jackson ha visto l’insediamento degli stabilimenti Toyota, Nissan e altre realtà dell’automotive, anche grazie a cospicui incentivi fiscali.

Il Pd, con il vicesegretario Andrea Orlando, ha fatto capire che la situazione è insostenibile. La Lega ha chiesto le dimissioni di Parisi e della Catalfo. Il furbetto da Ostuni-Mississipi invece dice: “Dimettermi? Io? Ma siete pazzi?”.

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