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16 Aprile 2024 09:43
16 Aprile 2024 09:43

Cosima, la “Sfinge” di Avetrana, ha rotto il suo silenzio

Cosima Serrano, ha rotto il suo silenzio, sciogliendosi in lacrime per tre volte. Non rendeva dichiarazioni dall’udienza preliminare dinanzi al gup del 24 ottobre 2011. Nel corso del processo di primo grado si era avvalsa della facolta’ di non rispondere. Oggi dinanzi alla Corte d’assise d’appello di Taranto, la principale imputata insieme alla figlia Sabrina ha deciso di parlare per difendersi dalle pesantissime accuse di concorso in sequestro,  omicidio e soppressione del corpo della nipote Sarah Scazzi. Lo  ha fatto dando il consenso di essere ripresa dalle telecamere delle numerose tv tornate a Taranto per seguire il giallo più seguito in Italia negli ultimi vent’anni.

In primo grado il mio avvocato mi ha consigliato di non parlare tanto non sarebbe cambiato nulla. Per questo sono stata in silenzio“. Infatti lei e la figlia sono state condannate all’ergastolo. Sul delitto ha detto: “Dopo la scomparsa di Sarah ho pensato avesse avuto un incidente,  magari è successo qualcosa in strada, forse l’hanno investita e ho chiamato mia sorella dicendole di chiamare in ospedale” ed ha voluto smentire le ipotesi di invidia nei confronti della sorella Concetta. Ripercorso il 26 agosto del 2010. Ha ribadito di essere andata al lavoro nei campi fra San Giorgio e Taranto e di essere tornata per poi andare “a letto  a letto a dormire“. In sostanza, non poteva trovarsi per strada con Sabrina ad inseguire Sarah con la macchina. “Come potevo correre? Avevo dieci chili più di ora?“.

CdG processoavetrana_scazzi

Cosima Serrano ha tentato di smentire la supertestimone dell’accusa Anna Pisano’ sostenendo di essere andata al lavoro e di non essere rimasta a casa la mattina del 26 agosto. “Non ha detto la verità oppure non si ricorda bene“. Ha ceduto alla commozione e si e’ messa a piangere quando ha parlato di Sarah, di sua sorella Concetta, ricordando quel maledetto pomeriggio quando andò a casa di sua sorella dopo la denuncia ai Carabinieri della scomparsa della ragazzina. Sulla porta interna che collegava la cucina al garage, secondo Cosima non c’era nessun giallo.

Sapeva, ha detto, che ” a Sabrina piaceva Ivano“, non sapeva della sera in cui “si erano appartati“. Ma a suo avviso non c’era nulla di più di un’attrazione.  “Mia figlia era una ragazza con la testa sulle spalle“. E, ha aggiunto, “Non aveva nulla di cui vergognarsi. Non c’era nulla di male se le piaceva un ragazzo, lo sapevano in tanti che le piaceva“. Come dire: nulla che giustifichi il movente della gelosia.

Il monologo di Michele Misseri in auto per Cosima ha un’altra interpretazione rispetto a quella attribuita dall’accusa. “Non si riferiva a Sabrina ma a Concetta. I rapporti con Michele, ha raccontato, erano tesi. “Reagiva con rabbia a qualsiasi richiesta mia, anche banale“, ha detto ricordando un giorno in cui in campagna le avrebbe tirato una pietra. Ha ceduto di nuovo alla commozione quando ha sostenuto la sua innocenza e lamentato di essere vittima di un pregiudizio popolare in forza del quale è stata emessa la sentenza di condanna. Tutti la vedevano come colpevole e sapevano del suo arresto. Ha concluso fra le lacrime la sua deposizione dopo un’ora e mezza circa.

Per la prossima udienza, il 13 marzo,  l’ avv. Nicola Marseglia difensore di Sabrina  ha preannunciato il deposito di una memoria “tecnica” predisposta da un consulente tecnico esperto di telefonia mobile. Deposito accordato dal presidente Patrizia Sinisi nonostante l’opposizione dell’accusa che è stata rigettata. Poi il processo entrerò nella fase “cloù” con la discussione.

Il 27 marzo la parola al pg Antonella Montanaro, il 1 aprile ai difensori delle parti civili, ossia la famiglia Scazzi ed il comune di Avetrana, ed all’ avvocato Luca La Tanza legale di Michele Misseri , il 10 aprile toccherà ai difensori di Cosima, gli avvocati Luigi Rella e Franco De Jaco, il 17 aprile sarà la volta degli avvocati di Sabrina,  Marseglia ed il prof. Franco Coppi, il 24 aprile infine i difensori degli altri imputati fra cui Gianluca Pierotti e Pasquale Lisco. Poi le repliche e infine il verdetto della Corte.

Prima delle dichiarazioni della moglie di Michele Misseri, e’ stato ascoltato l’audio di alcune intercettazioni non trascritte nel corso del dibattimento. Si tratta di conversazioni in dialetto di Avetrana, sulla cui fedeltà della traduzione la difesa ha sollevato alcuni dubbi.

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