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19 Marzo 2024 05:46
19 Marzo 2024 05:46

La premier Meloni preannuncia la separazione delle carriere dei magistrati: “Giustizia, la riforma si farà”.

Il premier ha anticipato la sua intenzione di riformare lo Stato in senso "presidenzialista" anticipando che ci saranno colloqui nel prossimo gennaio fra la ministra Casellati e l'opposizione, poi si partirà - dice - con la riforma. "Il presidenzialismo è una mia priorità, punto a farlo entro questa legislatura. Può solo fare bene all'Italia, consente stabilità e governi frutto di indicazioni popolari chiare. Sono sempre partita dal sistema francese non perché sia il mio preferito ma quello più condiviso".
di Valentina Rito

Tre ore di risposte alle 43 domande della conferenza stampa di fine anno in cui il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni,  ha risposto sempre con la consueta franchezza, superando il record dei predecessori Mario Draghi (42) e Giuseppe Conte (37). Il premier, non appariva come protagonista di una conferenza stampa da oltre un mese, una scelta decisamente opposta tanto per fare un esempio a Giuseppe Conte. La Meloni nell’incontro di fine anno con i giornalisti, non si è risparmiata, accettando persino il paragone con Mario Draghi, fatto da uno dei numerosi intervistatori: “Se sento il peso della sua eredità? Certo che sì, il confronto è reiterato e mi fa piacere, misurarmi con persone capaci e autorevoli è stata la sfida di una vita. Dovevano arrivare le piaghe d’Egitto dopo il governo Draghi e invece siamo qui a difendere con onore la nazione“.

Il premier ha anticipato la sua intenzione di riformare lo Stato in senso “presidenzialista anticipando che ci saranno colloqui nel prossimo gennaio fra la ministra Casellati e l’opposizione, poi si partirà – dice – con la riforma. “Il presidenzialismo è una mia priorità, punto a farlo entro questa legislatura. Può solo fare bene all’Italia, consente stabilità e governi frutto di indicazioni popolari chiare. Sono sempre partita dal sistema francese non perché sia il mio preferito ma quello più condiviso”.  Lo strumento? “Va bene la Bicamerale se è utile, altrimenti è dilatorio”. La Meloni non esclude “un’iniziativa del governo, ma se è più coinvolgente nessun problema a partire dal parlamento. Vorrei che il presidenzialismo fosse una mia eredità”.

Giorgia Meloni ha difeso con fierezza la storia dell’Msi, dopo le polemiche sulla commemorazione della sua nascita per delle dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa e della senatrice Isabella Rauti, affermando che ” Il Movimento sociale ha avuto un ruolo nella storia repubblicana, uno può condividere o no, ma è stato un partito della destra democratica. E ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo” confermando, rispondendo ad una domanda che “parteciperò alle celebrazioni per il 25 aprile”.

“La riforma della giustizia è una priorità, è una di quelle riforme per le quali serve un governo coraggioso e deciso, e il coraggio e la decisione non ci difettano” . Il messaggio del premier Meloni è più che chiaro: “andremo avanti anche con quelle riforme che possono essere considerate invise da parte della magistratura: immaginiamo, ad esempio, quelle di matrice costituzionale“.

“Nei prossimi mesi lavoreremo per mettere a punto la riforma della giustizia – ha proseguito il presidente del Consiglio – secondo capisaldi che sono quelli storici del centrodestra, penso alla separazione delle carriere“, anche perché, ha sottolineato, “abbiamo scelto un ottimo ministro della Giustizia che è coadiuvato dai partiti della maggioranza, e che è molto deciso ad andare avanti”.

Sull’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin, bolla come “inaccettabile” il principio che un Paese militarmente più forte possa invadere il vicino: “Spero che il governo russo si renda conto dell’enorme errore e decida di fermare questa incomprensibile guerra di aggressione“. L’Italia è pronta a “farsi garante di un eventuale accordo di pace” e la Meloni andrà a Kiev prima del 24 febbraio. E il Mes? Roma non prenderà quei soldi. Il premier propone un incontro con il direttore del Fondo salva-Stati (“A che serve tenere bloccati decine di miliardi che nessuno utilizza?”) e conferma che, sulla ratifica, “il governo si confronterà con il Parlamento“.

Il premier oltre al concetto di coraggio ha evocato anche il paradigma dell’equilibrio: “Ovviamente quella della giustizia è una materia delicata che va maneggiata con molta cura: però credo che questo governo, mettendo insieme le anime della sua maggioranza, abbia complessivamente una visione molto equilibrata di questa materia”. Questo, ha proseguito Meloni, “penso possa aiutare l’Italia nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, gli investimenti, il Pnnr, tutto quello che una giustizia un po’ lenta in questi anni ha limitato. Una giustizia che ha bisogno di un tagliando“.

Il rapporto con Draghi 

Gli chiedono di Draghi e Meloni non si sottrae. Ride, poi ammette di “sentire chiaramente il peso” del confronto e la cosa la affascina: “A me non è mai piaciuto vincere facile, mi stimolano le persone capaci e autorevoli e Draghi lo è. Non direi mai che si può fare meglio, ma si può fare bene”. Ad esempio, spendendosi “in prima persona” per la conquista di Expo 2030: “Ce la mettiamo tutta. È una grande occasione per Roma e per l’Italia e non ci daremo per vinti”. E una grande occasione per la destra, sembra dire Meloni, sono le Regionali di febbraio in Lombardia e Lazio: “Elezioni importanti. Sono un test politico e la migliore campagna elettorale è mettercela tutta al governo“.

La Meloni si è poi soffermata su l’ argomento delle intercettazioni che sta facendo discutere in questi ultimi giorni : “Non intendiamo privare la magistratura di questo strumento – ha voluto rassicurare – “ma occorre evitare gli abusi e il cortocircuito nel rapporto tra media e intercettazioni finite sui giornali”. Sempre in materia di giustizia la premier ha rivendicato il provvedimento sul “fine pena mai” e ha replicato a chi in questo periodo ha accusato il governo di essersi dimenticato del contrasto alla criminalità organizzata: “La battaglia per la legalità, contro la mafia, sarà a 360 gradi. Confermo che tutta la mia carriera politica è stata ispirata a Borsellino e continuerà ad esserlo. Sono stata fiera e contenta che il mio primo provvedimento ha riguardato il contrasto della mafia, con la messa in salvo del carcere ostativo. Mi dispiace aver visto una opposizione così dura su un provvedimento di questo genere. Si è tentato in tutti i modi di impedire una conversione del decreto“.

La sinistra ed il Qatargate

Quando arriva la domanda su Antonio Panzeri e l’inchiesta Qatargate, Meloni attacca: “Mi ha molto innervosito che molti colleghi internazionali definiscano questi fatti italian job, mentre le responsabilità sono trasversali, tra le nazioni. Le cose vanno chiamate col loro nome, socialist job e lo dico per difendere l’orgoglio nazionale“.

Le stoccate al Movimento 5 Stelle

Nella conferenza stampa fiume di fine anno del premier Giorgia Meloni ha trovato tempo e modo per una stoccata che non è passata inosservata, rispondendo a una domanda sulle spese militari: “Sono stata forse l’unica ad avere il coraggio di scrivere nero su bianco su un programma di governo che bisognava aumentare l’investimento in questo senso”, ha detto il capo del governo sulla posizione del capo del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte che si oppone all’aumento delle spese per gli armamenti: “Ora chiaramente l’Italia sta facendo la sua parte. Io voglio ringraziare il coraggioso impulso di Giuseppe Conte, il cui governo aumentò di 3 miliardi di euro le spese militari, credo sia importante lavorare trasversalmente da questo punto di vista. L’Italia andrà avanti, deve andare avanti“, afferma con un certo sarcasmo la Meloni

Alla fine un attacco al Movimento 5 Stelle: “Ho sentito molte accuse dalle opposizioni, non me la faccio fare la morale da chi, quando era al governo, ha liberato tanti boss mafiosi al 41 bis con la scusa del Covid, ha comprato i banchi a rotelle destinati al macero e ha approvato il condono di Ischia. Ognuno risponde per la propria coscienza” con un chiaro riferimento sulla famosa circolare del 21 marzo 2020, con cui il Dap su indicazione del ministro grillino Alfonso Bonafede chiedeva ai direttori delle carceri di segnalare detenuti con patologie particolari a rischio complicanze da Covid. Concludendo: “Vogliamo garantire sempre lo Stato di diritto: certezza della pena per i condannati e certezza del diritto per gli innocenti“.

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