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19 Aprile 2024 23:39
19 Aprile 2024 23:39

La Guardia di Finanza potrà accedere ai conti correnti bancari

La Guardia di Finanza potrà accedere ai dati di sintesi dei conti , cioè saldo a inizio anno, saldo a fine anno, importo totale di addebiti e accrediti, giacenza media annua  e di tutti gli altri rapporti finanziari già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, e conservarli per 10 anni.

ROMA – La super banca dati dei conti correnti apre le porte anche alla Guardia di Finanza che potrà accedere ai dati di sintesi dei conti , cioè saldo a inizio anno, saldo a fine anno, importo totale di addebiti e accrediti, giacenza media annua  e di tutti gli altri rapporti finanziari già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Ma con una novità molto importante: i dati potranno essere conservati dalle Fiamme Gialle per dieci anni.

Il compito della Guardia di Finanza sarà anche quello di stilare delle liste di contribuenti ritenuti a rischio, così come è richiesto anche all’Agenzia delle Entrate dal 2011.  L’estensione dell’accesso all’Anagrafe Rapporti Finanziari anche alla Guardia di Finanza punta anche a sopperire una mancanza delle Entrate che, dall’anno in cui ha preso il via l’obbligo di elaborazione delle liste selettive, ancora non ha presentato i dati dei contribuenti a rischio evasione.

A prevederlo è la riformulazione dell’emendamento del relatore Emiliano Fenu (M5S) al decreto fiscale . La “riscrittura” riguarda il provvedimento attuativo sull’utilizzo delle informazioni a cui già rimandava  la norma originaria prevista dal decreto salva-Italia (Dl 201/2011) del Governo Monti che aveva istituito la “Superanagrafe” con la giusta finalità di contrasto all’evasione fiscale.

Era stato il Decreto Salva Italia nel 2011 ad introdurre l’obbligo, per gli operatori finanziari, di comunicare all’Anagrafe Tributaria le informazioni su saldi e movimenti dei conti correnti. Nello stesso anno era stato inoltre dato mandato all’Agenzia delle Entrate di elaborare delle liste selettive dei contribuenti a rischio evasione nei confronti dei quali avviare le procedure di controllo. L’Agenzia delle Entrate ci ha messo un bel po a dare il via ai controlli basati sui movimenti di ciascun conto corrente secondo le informazioni contenute nell’Anagrafe dei Rapporti Finanziari.

Soltanto alla fine del mese di agosto, infatti, è stata avviata la fase di test dei controlli sul rischio evasione, rivolta alle società di persone e di capitali. La procedura di analisi del rischio individua le società di persone e di capitali che, pur risultando sui conti correnti movimenti in accredito, risultano a rischio evasione per i motivi inerenti all’anno di imposta 2016, come l’ omissione della presentazione della dichiarazione dei redditi e ai fini IVA e le dichiarazioni non contenenti dati contabili significativi. I contribuenti individuati in base alla procedura di analisi del rischio di evasione nel caso delle omissioni sono potenzialmente selezionabili per l’effettuazione delle ordinarie attività di controllo.

Il nuovo testo dovrà quindi essere votato (ed approvato) dalla commissione Finanze del Senato,  prevede anche che i dati acquisiti dagli intermediari finanziari possano essere conservati per un periodo “che non può superare i dieci anni“. Una cambiamento importante, in quanto attualmente la norma vigente consente la conservazione e di conseguenza l’utilizzo dei dati,  non oltre “i termini massimi di decadenza previsti in materia di accertamento delle imposte sui redditi”. Termini che, per effetto delle modifiche introdotte dalla legge di Stabilità 2016, sono al momento fissati in 5 anni dall’anno di presentazione della dichiarazione dei redditi (quindi il sesto anno rispetto al periodo d’imposta da accertare) e in 7 anni dall’anno in cui andava presentata la dichiarazione se è stata omessa (quindi l’ottavo anno rispetto al periodo d’imposta da accertare).

Il provvedimento attuativo delle Entrate, sentiti le associazioni di categoria degli operatori finanziari e il Garante per la protezione dei dati personali, in un periodo in cui la tutela della sicurezza e della privacy sono tornati prepotentemente alla ribalta, dopo i rilievi del Garante sulla fattura elettronica, anche la riformulazione dell’emendamento al decreto fiscale ribadisce che deve “prevedere adeguate misure di sicurezza, di natura tecnica e organizzativa, per la trasmissione dei dati e per la relativa conservazione“.

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