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29 Marzo 2024 05:42
29 Marzo 2024 05:42

Il Tribunale ordina a Facebook “l’immediata riattivazione della pagina” di Casapound

La pagina ufficiale del movimento politico di estrema destra era stata chiusa il 9 settembre 2019. Adesso il socialnetwork dovrà risarcire Casapound con 800 euro per ogni giorno di oscuramento della pagina. una sentenza storica nel nostro Paese, che va sicuramente ben oltre la semplice riattivazione , riaffermando e fortificando il dettato costituzionale del diritto e della libertà di espressione.

ROMA – Il Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso presentato dall’associazione CasaPound in seguito alla disattivazione della pagina ufficiale su Facebook. avvenuta il 9 settembre scorso e ha ordinato a Facebook “l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound”, come si legge nella sentenza del giudice romano Stefania Garrisi, nella quale si parla di “accoglimento totale” del ricorso presentato da CasaPound.

Il Tribunale di Roma condannando Facebook alla rifusione delle spese di giudizio, liquidate in 15.000 euro, ha inoltre fissato la penale di 800 euro per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso.

Sentenza CasaPound_facebook

Una sentenza questa destinata a fare giurisprudenza in Italia, che mette in evidenza come l’ormai ruolo “pubblico” svolto da Facebook non consente al social di Mark Zuckerberg di fare ciò che vuole. Secondo il giudice , il rapporto tra CasaPound e il socialnetwork  “non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione. E deve dunque rispettare i principi costituzionali”.

Questo il passaggio della sentenza. ”È infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.), al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. Ne deriva che il rapporto tra FACEBOOK e l’utente che intenda registrarsi al servizio (o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame) non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto FACEBOOK, ricopre una speciale posizione: tale speciale posizione comporta che FACEBOOK, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finchè non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto FACEBOOK ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio”.

Quella di CasaPound è una sentenza storica nel nostro Paese, che va sicuramente ben oltre la semplice riattivazione della pagina Facebook di CasaPound, riaffermando e fortificando il dettato costituzionale del diritto e della libertà di espressione. Principi che sono più importanti dei capricci di una multinazionale straniera che crede di poter operare nell’anarchia giuridica internazionale.

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