L’ aula di Palazzo Madama sede del Senato della Repubblica ha approvato con 78 voti favorevoli, 57 contrari e 7 astenuti il decreto che introduce misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale, meglio noto come ex Ilva. Il provvedimento passa adesso alla Camera per l’approvazione definitiva e la conversione in legge entro il prossimo 6 marzo.

Grazie al decreto adottato lo scorso 5 gennaio, sarà possibile trasferire per il tramite di Invitalia 680 milioni di euro ad Acciaierie d’Italia (ex Arcelor Mittal Italia ), un prestito ponte per coprire gli ingenti debiti prodotti dalla gestione del gruppo Arcelor Mittal, in particolar modo sotto la tormentata e contestata gestione dell’ amministratore delegato Lucia Morselli (in quota Arcelor Mittal Europe) ed evitare di portare i libri in tribunale, oltre a sostegni a favore di altre aziende strategiche.


Di fatto è stato reintrodotto una sorta di “scudo penale” che impedirà, da parte dell’autorità giudiziaria, “sanzioni interdittive” che possano pregiudicare la “continuità dell’attività” svolta negli stabilimenti considerati di interesse strategico nazionale. Lo scudo scatterà solo se saranno eliminate “le carenze organizzative” che hanno determinato il reato.
Era stato proprio l’eliminazione di questo “scudo” , previsto dal contratto di aggiudicazione che vide prevalere la cordata guidata dalla multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal sui concorrenti del gruppo indiano Jindal (che all’epoca della gara era guidato proprio dalla Morselli) , che aveva consentito ad Arcelor Mittal di poter impugnare il contratto di aggiudicazione ed affitto degli stabilimenti siderurgici ex Ilva di Taranto e Genova, sottraendosi all’impegno contrattuale di investire oltre 4 miliardi di euro. Una decisione politica quella di revoca dello scudo, presa da quell’incompetente ed incapace, industrialmente e legalmente parlando, di Luigi Di Maio, all’epoca al vertice del M5S.

Il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, ha affermato e spiegato che “Con il decreto Ilva vogliamo garantire la sopravvivenza del colosso industriale della siderurgia italiana e l’occupazione, coniugandola con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini di Taranto. L’attività del sito industriale è strategica per il nostro Paese. E questo può giustificare il ricorso a norme eccezionali, come quelle previste dal cosiddetto scudo penale, che derogano dai principi generali dell’ordinamento e, come tali, non potranno essere estese ad altre fattispecie. E’ evidente che al governo non ci sono irresponsabili. Si tratta in questo caso di tutelare un interesse prevalente, consentendo agli amministratori dell’Ilva di operare con serenità nel rispetto della legge“. “L’auspicio – ha concluso – è che questo decreto possa contribuire anche, in maniera efficace e definitiva, a quel risanamento ambientale del sito produttivo di Taranto che è atteso da troppi anni“.

A sostenere con forza che “il provvedimento non metterà fine all’annosa questione dell’ex Ilva di Taranto” ma “rappresenta un primo impegno in tal senso del governo” è invece Vita Maria Nocco senatrice pugliese di Fratelli d’Italia . “Obiettivo immediato – dice – è garantire la stabilità degli occupati per non bloccare la produzione. Del resto, la riconversione di un’azienda è possibile soltanto se l’azienda è ancora in piedi. Per questo rispondo a chi accusa l’esecutivo di aver iniettato l’ennesimo fondo per salvare ArcelorMittal, che purtroppo i debiti ci sono. Ed è stato inoltre doveroso introdurre l’immunità penale, al fine di garantire un bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva e la tutela della salute e dell’ambiente. Bilanciamento che si colloca nel senso indicato dalla Costituzione e dal giudice delle leggi: è così che perseguiremo l’obiettivo del rilancio dell’industria pesante e della qualità riconosciuta all’estero dell’acciaio made in Italy, la stabilità occupazionale e, non per ultimo, la serenità che Taranto aspetta da troppo tempo“.
Hanno votato contro il decreto ex Ilva, il gruppo del M5s e quello del Pd, che hanno dimenticato che se si è arrivati a questo punto, è responsabilità dei precedenti governi, che sono stati incapaci di trovare delle soluzioni reali e concrete.

Il governatore pugliese Michele Emiliano è intervenuto sull’argomento a margine della prima tappa del roadshow ideato da Edison Next e Regione Puglia durante il quale a Bari sono stati presentati i risultati dello studio “Le opportunità di decarbonizzazione della Puglia”. “Con il ministro Urso dialogo direttamente – ha aggiunto – anche il presidente del Consiglio Meloni sta seguendo questa questione direttamente. Immagino mi ascoltino, ma sono molto cauto perché l’unico premier che ha dato una svolta vera al processo di decarbonizzazione e alla realizzazione della hydrogen valley in Puglia è stato Draghi“. “Evidentemente – ha aggiunto Emiliano – in questo governo, che pure era all’opposizione di Draghi, c’è moltissimo del precedente esecutivo. Mi auguro che questa determinazione del ministro Urso e della premier Meloni, al di là della posizioni ideologiche, sia autentica“.

“Speriamo che sia il primo passo per un vero rilancio dell’acciaio e per una ripartenza dello stabilimento di Genova, che dipende ovviamente dalla produzione di Taranto. Speriamo soprattutto che porti investimenti a Cornigliano e dunque occupazione, che in questi anni non ha mai raggiunto i livelli previsti dall’Accordo di Programma siglato nel 2005, e sicurezza, priorità assoluta in ogni stabilimento produttivo del Paese, come purtroppo dimostrano gli eventi di queste ore in un altro storico e strategico impianto di Genova”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha commentato l’approvazione in Senato del Dl Ilva.