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28 Marzo 2024 09:53
28 Marzo 2024 09:53

Trani: archiviata inchiesta sulle banche “per infondatezza della notizia di reato”

 Gli indagati rispondevano delle accuse di aver praticato, secondo l'accusa, tassi e interessi usurari sui finanziamenti concessi, dal 2005 al 2012, ad alcuni imprenditori del Nord Barese.  I dirigenti di Bankitalia e del ministero rispondevano, invece, del concorso morale nel reato contestato.

ROMA  – Il Gip del Tribunale di Trani, Raffaele Morelli, ha archiviato l’inchiesta per usura bancaria a carico di 62 ex o attuali figure apicali di Monte dei Paschi, Bnl, Unicredit e Banca Popolare di Bari, ma anche di Banca d’Italia e  del Ministero del Tesoro, per infondatezza della notizia di reato”  . Tra gli indagati, prosciolti alle accuse, anche l’attuale ministro delle Politiche Europee, Paolo Savona, Alessandro Profumo (ex ad di Unicredit), Luigi Abete  (presidente di Bnl-Parobas), Giuseppe Mussari (ex presidente di Mps), Marco Jacobini (presidente della Banca Popolare di Bari), Fabrizio Saccomanni (ministro dell’Economia durante il governo Letta) e di Anna Maria Tarantola (successivamente diventata presidente Rai) per i loro ruoli in Banca d’Italia.

Nell’elenco dei 62 indagati per cui è stata decisa l’archiviazione definitiva compaiono  anche i nomi di Piero Sergio Erede, Fabio Gallia, Federico Ghizzoni, e Pier Paolo Piccinelli per i propri incarichi ricoperti  nella Bnl-Paribas, contestati all’epoca dei fatti ; di Francesco Gaetano Caltagirone per Monte dei Paschi di Siena ; di Roberto Nicastro  e Dieter Rampl per UnicreditCandido Fois , Mario Fertonani e Piergiorgio Peluso per Unicredit Banca d’Impresa; e di Pasquale Lorusso e Fulvio Saroli  della Banca Popolare di Bari.

Il ministro Savona  attualmente tra le 23 persone indagate dalla Procura di Campobasso per “usura bancaria“, sempre in relazione all’applicazione dei tassi di interesse, venne coinvolto all’epoca dei fatti nel procedimento della Procura di Trani  in qualità di ex presidente di Unicredit-Banca di Roma.

Gli indagati rispondevano delle accuse di aver praticato, secondo l’accusa, tassi e interessi usurari sui finanziamenti concessi, dal 2005 al 2012, ad alcuni imprenditori del Nord Barese.  I dirigenti di Bankitalia e del ministero rispondevano, invece, del concorso morale nel reato contestato. Per Bankitalia, archiviate, anche le posizioni dell’ ex direttore generale Vincenzo Desario , e degli ex-capi della Vigilanza Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini; e di Giuseppe Maresca del Ministero dell’Economia .

Michele Ruggiero

Tutto ebbe inizio nel giugno 2014, con la notifica ai 62 dirigenti degli avvisi di conclusione delle indagini effettuata dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari . Secondo l’ipotesi accusatoria dell’ex pm di Trani, Michele Ruggiero, attualmente in servizio presso il capoluogo barese, gli interessi su alcuni finanziamenti sarebbero stati calcolati sul credito accordato invece di  quello realmente erogato ed utilizzato dai clienti delle banche.

Così facendo i tassi effettivi globali  dei finanziamenti, che venivano concessi come anticipazioni su conto corrente, sarebbero risultati inferiori a quelli realmente applicati , in maniera tale tali da apparire entro il cosiddetto “tasso soglia usura” . Secondo la Procura tranese così facendo, i vertici di Bnl, Mps, Unicredit e Banca Popolare di Bari, per ben 7 anni dal 2005 al 2012, sarebbero incorsi nel reato di usura bancaria aggravata e continuata in concorso. Invece le ipotesi accusatorie a carico dei dirigenti indagati della Banca d’ Italia e del Ministero del Tesoro:  “consapevolmente e volontariamente (quanto meno con dolo eventuale) concorrevano moralmente con i dirigenti degli istituti di credito” nel reato di usura.

Lo stesso pm Ruggiero un anno fa aveva richiesto al Gip la richiesta di archiviazione, dopo aver rilevato “sulla base delle argomentazioni della perizia effettuata dai funzionari della Banca d’Italia, la carenza dell’elemento soggettivo del reato a carico degli indagati“. La perizia in questione era stata fatta eseguire nuovamente, per la seconda volta  dal magistrato dal magistrato inquirente proprio a Palazzo Koch, a seguito del deposito delle memorie difensive presentate da alcuni indagati che avevano interesse ad ottenere  dei necessari “approfondimenti mirati ad un riesame dei criteri contabili ed ermeneutici dapprima adottati dai consulenti tecnici” della Procura di Trani.

 Nonostante le opposizioni presentate da alcuni denuncianti, il giudice per le indagini preliminari  Raffaele Morelli, ha accolto la richiesta di archiviazione del pm Ruggiero, spiegando che nell’analisi effettuata dai consulenti della procura di Trani non vi era la necessaria simmetria tra le metodologie di calcolo ai fini del test di usura,  aggiungendo che i periti della Procura tranese avevano persino “disapplicato le istruzioni della Banca d’Italia, inserendo anche la commissione di massimo scoperto nel computo del tasso soglia anche nel periodo antecedente all’1 gennaio 2010“.

Secondo il Gip Morelli non ci sarebbe dolo diretto nella condotta del dirigente bancario “che abbia praticato eventualmente condizioni usurarie in adesione alle istruzioni provenienti dalla Banca d’Italia”, tanto meno “quale cosciente volontà di conseguire vantaggi usurari”.  A carico dei dirigenti di Banca d’ Italia il Gip ha ritenuto che “non è ipotizzabile nessun concorso rilevante nei reati contestati alle banche“.

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