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19 Aprile 2024 08:12
19 Aprile 2024 08:12

Sindaci, giudici e libertà

Congratulazioni a Virginia, ai giudici e ai cittadini. La parola torna alla politica. Non vedo l'ora che Di Maio e Di Battista rispondano con libertà a quello che hanno promesso e non hanno fatto. E noi giornalisti "puttane" aspettiamo con impazienza la punizione

di Lucia Annunziata*

Congratulazioni alla sindaca Virginia Raggi per la sua assoluzione. È sempre una ottima notizia per i cittadini sapere di essere governati da un politico impeccabile.

Congratulazioni anche ai giudici della Procura della Capitale perché la velocità e la equanimità del loro giudizio ha impedito di creare un nuovo percorso giudiziario di polemiche dentro questo paese che ne ha fin troppi. Una condanna avrebbe avviato una contesa politica inquinata dal più vecchio sospetto di ogni azione in Italia – l’uso della giustizia ad orologeria.

A Roma, insomma, oggi si è affermato un principio di giustezza (oltre che di giustizia) in base al quale gli amministratori si giudicano per quello che fanno.

Una buona notizia che libera un po’ tutti.

Libera intanto Virginia Raggi. Senza il peso di questa inchiesta che ha certamente pesato sui suoi umori e sulle sue prospettive di vita politica, il sindaco oggi potrà dunque finalmente rispondere ai suoi cittadini, che, cocciuti loro, continuano a bestemmiare contro le buche, i disservizi, la pessima qualità di vita e la destabilizzazione strisciante della città. E per identico verso, la “liberazione” del Sindaco di Roma forse incoraggerà altri sindaci sotto assedio, come oggi nella città di Torino, o i tanti ministri che non hanno tenuto fede alle loro stesse promesse, a rispondere dei loro doveri e delle loro mancanze senza riversare su chi gliene chiede conto accuse di complotti, collusioni con le elite e il grande capitale. Borsette e cagnolini inclusi.

Congratulazioni, dunque, anche a tutti i cittadini che a oggi, forse, possono tornare a mugugnare come è diritto e ruolo dei cittadini fare.

Gli unici che perdono in questa partita, ahi noi, sono i soliti giornalisti. Corrotti pennivendoli, puttane, addirittura.

Luigi Di Maio che ormai d’abitudine perde ogni freno sia quando ha un successo che quando ha un insuccesso – per dire, sia quando annuncia di aver sconfitto la povertà dal balconcino di Palazzo Chigi, sia quando qualcuno scopre che la Lega gli ha tolto il reddito di cittadinanza dalla finanziaria spostandone l’attuazione all’anno prossimo – ha avuto un’altra crisi ed ha minacciato di fare immediatamente la legge sugli editori impuri. Per punire insomma i padroni dell’editoria che evidentemente frenano il movimento.

A parte che Di Maio dovrebbe piuttosto dirci se erano invenzioni le notizie sul caso Raggi. Non è stato considerato un reato, secondo i giudici, l’intervento a favore di Marra, ma non era una fake news, di sicuro. Ed era un fake anche la preoccupazione del quartiere generale pentastellato sulla condanna di Raggi ? E le feroci critiche di incompetenza all’operato del sindaco romano non sono state formulate anche da esponenti dello stesso M5s?

Ma va bene. Non vediamo l’ora di vedere la proposta di legge con cui M5s ristabilirà la verità ( come quando ha sconfitto la povertà?) promuovendo una azione per rendere pura l’editoria. I giornalisti italiani si augurano da tanto tempo che l’editoria evolva in un sistema privo di conflitti di interessi. Questa legge dunque non e’ una minaccia. .

Ci auguriamo che Luigi ci lavori da subito. Sperando che stavolta almeno questo intervento se lo studi bene in maniera da non fare come con la nazionalizzazione delle Autostrade, con la Tap, forse con la Tav, e con l’Alitalia. Tutti casi in cui dopo tre mesi circa di studi ha denunciato l’impossibilità di fare quel che voleva fare.

Personalmente sono curiosa di leggere – via legge , ovviamente – l’elenco dei buoni e dei cattivi editori. E di vedere elencati i conflitti di interessi. Da queste parti, da dove scrivo, sappiamo che il gruppo Gedi (ex Espresso) è nella lista dei cattivi, e poi? Non vedo l’ora di leggere l’elenco, appunto. La curiosità maggiore è quanto campo ha la definizione di conflitto di interessi: include banche, include tv private, intrecci societari, oltre al puro business? E, a proposito di business, come sarà considerata la guida di siti privati, via strumenti di informazione, su un movimento politico da cui si ricava sostegno economico?

Chissà, magari alla fine anche in questo caso Luigi di Maio scoprirà che non può farci niente.

Infine due righe per Di Battista. Chi scrive ha lavorato per otto anni, come free lance, senza giornali alle spalle, nelle stesse zone dove da alcune settimane gira il leader politico pentastellato. In quei paesi hanno lavorato decine di giornalisti, moltissimi italiani, quando la situazione era grave e difficile lavorare. E alcuni ci sono morti.

Di Battista può insultare i giornalisti italiani ma dovrebbe evitare di usare quelle zone del mondo come sfondo fotografico esotico per la sua campagna elettorale. Quando ci lavoravo ( dal 1980 al 1988, prego verificare) gente come lui veniva chiamata sandalisti, terzomondisti, neoimperialisti, voyeur del sottosviluppo. Sono sufficienti questi appellativi, Di Battista? Nessuno, di nessuna nazionalità, avrebbe osato fare di quei paesi ragione di autopromozione politica. Che è quello che il pentastellato sta facendo.

Torna a casa, Di Battista, mettici la faccia sull’Italia e vieni a darci delle puttane di persona.

Magari qualcuno ti prenderà, per una volta, sul serio.

*direttore dell’ Huffington Post

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