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18 Aprile 2024 16:24
18 Aprile 2024 16:24

Morti sul lavoro, il Sud è più insicuro: Crotone la provincia più colpita. A Taranto record di tumori

"La maglia nera", specificano però i Consulenti, "per il numero assoluto di malattie cancerogene imputabili all'attività lavorativa spetta a Taranto, seguita da Torino, Napoli, Milano, Genova e Venezia. Nel tarantino il 70% dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico

ROMA – Il rischio più alto  di morire sul lavoro è nel Mezzogiorno del Paese con  record nella città di Crotone per gli incidenti mortali.  Il Nord ha un tasso maggiore di malattie professionali tumorali ma a Taranto ” capitale” della siderurgia, si rileva il numero assoluto di malattie cancerogene.

Alla vigilia della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi del lavoro voluta dall’Ilo, dai dati elaborati dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro sulla base dei dati rilasciati dall’ Inail emerge che nel biennio, il 2017-2018, “il maggior numero di infortuni mortali di lavoratori si registra nella provincia di Crotone (6,3 ogni mille) e, a seguire, nelle province di Isernia (5,9‰) e Campobasso (4,7‰)“.

Il Sud del Paese è quindi in testa per l’incidenza degli infortuni in occasione di lavoro con esito mortale, secondo gli esperti, “probabilmente per la scarsa attenzione alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro e per la maggiore concentrazione delle occasioni di lavoro nei settori a rischio (agricoltura e costruzioni)“.  Nel 2018, quasi 4 lavoratori su 100 – tra quelli risultanti iscritti all’assicurazione Inail – hanno subito un incidente. Si tratta di 641mila persone, che se vivessero tutte insieme avrebbero i numeri di una città delle dimensioni di Palermo. Gli statistici mettono in risalto che l’aumento dell’occupazione degli ultimi anni ha un peso (+0,9% sul 2017) nella crescita delle denunce registrate, mentre risulta soddisfacente  il calo della quota di incidenti, basti pensare che nel 2013 eravamo al 4,4% dei lavoratori.

Ogni mille infortuni, 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore: pesano, nell’ultima statistica, gli eventi che per le tabelle sono “plurimi” quali ad esempio il crollo del Ponte Morandi a Genova . Infatti a causa di quella tragedia, i decessi registrati nel 2018  dall’ Inail sono arrivati a 1.133 (ben 786 in occasione di lavoro) con un incremento  del +10 per cento rispetto al 2017. Gli incidenti “in itinere“, cioè quelli avvenuti nel tragitto tra casa e luogo di lavoro o viceversa, si rivelano i più rischiosi (3,4 su mille mortali). L ‘uso di mezzi di trasporto è strettamente collegato ai decessi sul lavoro, tanto che tra gli incidenti di questa tipologia la ricorrenza di casi mortali sale oltre 11 ogni mille.

I decessi registrati dall’INAIL nel 2018 sono 1.133 (786 in occasione di lavoro), per cui ogni 1.000 eventi di infortunio, 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore. Il rischio di morte coinvolge soprattutto gli uomini (2 incidenti mortali ogni 1000 rispetto allo 0,3% delle donne) ed i lavoratori over 54 (3,5‰); con una percentuale in crescita per quanto riguarda cittadini di origine straniera (+6,7% rispetto al 2017) e giovani (+5%). Su questo fronte hanno inciso molto gli eventi verificatesi nell’agosto 2018, fra cui il crollo del Ponte Morandi a Genova.

Se si osservano i settori produttivi nel biennio 2017-2018 l’incidenza di infortuni mortali è massima in agricoltura (3,5‰), mentre il settore delle costruzioni (3.4‰), l’industria mineraria (3,3‰) e il settore del traporti e magazzinaggio (3,3‰) fanno registrare un rischio di morte più che doppio rispetto alla media generale (1,4‰).

Mentre il Nord è l’area dove si concentra la maggior parte delle denunce, la mappa si capovolge osservando la gravità dei casi e quindi l’incidenza di morti ogni mille infortuni: il Settentrione diventa infatti l’area più sicura (1,2‰), il Centro replica la media nazionale (1,4‰) mentre il Mezzogiorno registra una incidenza molto più elevata di morti rispetto agli infortuni denunciati (2,2‰). Il Molise guida la classifica delle regioni a più alto rischio di vita durante l’attività lavorativa (5,8‰), seguita dalla Calabria (3,9‰) e quindi dalla Basilicata (3,7‰).

Casi di tumore: in testa sette province del Nord, con l’ eccezione di Taranto

Sono nove, di cui sette al Nord, le province che invece si distinguono tristemente per l’incidenza dei tumori sul totale delle malattie professionali. L’ origine e causa dei casi è da addebitare In larga parte all’amianto (70% dei casi) . Il dato in questione fa riferimento al solo 2018 e vede la provincia di Gorizia in cima a quelle con maggior tasso di malattie professionali tumorali (22,5%), seguita dalle province di Torino (18,5%), Novara e Milano (18,4%). Secondo l’ osservatorio “A causare patologie cancerogene nei lavoratori sono soprattutto le fibre di amianto (oltre il 70% dei casi), in particolare nell’industria metalmeccanica“.

I Consulenti del lavoro specificano però  che “la maglia nera per il numero assoluto di malattie cancerogene imputabili all’attività lavorativa spetta a Taranto, seguita da Torino, Napoli, Milano, Genova e Venezia. Infatti, in provincia di Taranto il 70% dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico, anche se la quota supera l’80% nelle province di Genova (83%), Venezia (87%), Brescia (85%) e Gorizia (93%)“. La città di Taranto si colloca al quattordicesimo posto per tasso di malattie professionali tumorali, ma è la prima provincia italiana per numero assoluto di malattie professionali di tipo tumorale: 164 nel solo 2018, seguita da Torino (152), Napoli (106) e Milano (97).

Negli ultimi cinque anni, sia a Taranto che a livello nazionale è diminuito  il numero di tumori denunciati come malattie professionale : nel 2014 erano 218 a Taranto, 275 a Torino, solo per citare alcuni esempi. Il dato aggregato nazionale parla di un -19 per cento dal 2014 all’anno scorso.

Il presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, ha ricordato  commentando la ricerca,  come pur in presenza di una maggiore attenzione da parte delle imprese negli ultimi anni, “la sicurezza sul lavoro resta una scommessa da vincere al Sud come al Nord“. Il Governo ha tagliato del 32% le tariffe Inail con l’ultima Manovra e secondo De Lucava nella direzione – giusta – di ridurre il cuneo fiscale sulle imprese senza andare a discapito della sicurezza. Ma a questo bisognerebbe aggiungere incentivi e misure che accrescano la prevenzione degli infortuni sul lavoro; ma anche l’ineludibile rivisitazione del Testo Unico con la semplificazione degli oneri burocratici e formali a carico delle piccole e micro aziende, fermo restando le garanzie di sicurezza unite a un adeguato quadro sanzionatorio. Bisogna poi favorire la formazione di figure professionali in grado di assistere le imprese negli adempimenti di legge. L’Ente di previdenza dei Consulenti del Lavoro, in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sta portando avanti da tempo corsi specialistici in sicurezza sul lavoro in modo dal creare figure professionali specializzate, che possano “.

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