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25 Aprile 2024 23:26
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Marina Militare: i palombari Comsubin neutralizzano una granata nel Mar Piccolo di Taranto

Individuato dalla società incaricata a condurre la rimozione dei materiali di natura antropica presenti sul fondo del Mar Piccolo, il residuato bellico si trovava ad una profondità di 3 metri ed a 20 metri dalla strada Lungomare Garibaldi che attraversa Taranto Vecchia e, per tale ragione, la Prefettura di Taranto ha disposto e coordinato l’intervento di bonifica d’urgenza del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) della  Marina Militare sempre al servizio della collettività

ROMA – Dal 7 al 9 luglio 2018 i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei del COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori ) della Marina Militare, distaccati presso il Nucleo S.D.A.I. di Taranto specializzato nello sminamento difesa antimezzi insidiosi, hanno condotto con successo un intervento nel Mar Piccolo teso a rimuovere un pericoloso ordigno esplosivo.

Individuato dalla società incaricata a condurre la rimozione dei materiali di natura antropica presenti sul fondo del Mar Piccolo, il residuato bellico si trovava ad una profondità di 3 metri ed a 20 metri dalla strada Lungomare Garibaldi che attraversa Taranto Vecchia e, per tale ragione, la Prefettura di Taranto ha disposto e coordinato l’intervento di bonifica d’urgenza del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) della  Marina Militare.

Intervenire su di un ordigno esplosivo di così grandi dimensioni è sempre particolare, le emozioni e l’adrenalina si fanno sentire e l’attenzione che diamo ad ogni minima azione è sempre massima ” ha dichiarato il Comandante del Nucleo S.D.A.I., tenente di vascello Mirko Leonzio. “Quando la Prefettura ha disposto il nostro intervento, dalle immagini subacquee inviateci dalla ditta ho riconosciuto subito che si trattava di una granata d’artiglieria. Il nostro sopralluogo confermava la presenza di una granata da 105 millimetri della seconda guerra mondiale.”

“Non è mai facile intervenire sottacqua per rimuovere in sicurezza questo tipo di ordigno, – ha aggiunto il tenente di vascello Leonzio – ma farlo a pochi centinaia di metri dalle abitazioni di una città rende ancora tutto più complesso. Le operazioni subacquee hanno permesso di imbragare l’ordigno, passare sotto il ponte girevole rimorchiandola a distanza, e raggiungere una zona di mare individuata dall’Autorità Marittima dove, attuate le consolidate tecniche tese a preservare l’ecosistema marino, il residuato bellico è stato distrutto. Infine, mi preme raccomandare alle persone in vacanza mare, che dovessero imbattersi in manufatti con forme simili a quelle di un ordigno esplosivo o parti di esso, di non toccarli o manometterli in  alcun modo, denunciandone immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, per consentirci così di intervenire e rispristinare le condizioni di sicurezza delle nostre acque”.

Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità, svolti anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione.

Lo scorso anno i Palombari della Marina Militare hanno recuperato e distrutto un totale di 22.000 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre dal 1 gennaio 2018 ne hanno già neutralizzati 14.185 dai mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i 16.311 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm anch’essi rimossi e distrutti. Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di Comsubin che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze. 

Con una storia di 169 anni alle spalle, i Palombari rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.

 

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