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19 Aprile 2024 21:32
19 Aprile 2024 21:32

La relazione della DIA nel 2° semestre 2017 sulla provincia di Taranto

Le attività info-investigative e le conseguenti risultanze analitiche consentono di affermare, sostanzialmente, la persistenza di uno scenario sostanzialmente statico, per quanto tenda sempre più a risentire di quella “variabile generazionale” che punta agli stupefacenti, alle estorsioni e, con una rinnovata energia, verso l’infiltrazione del tessuto economico e sociale.

ROMA – Per quanto non si colgano segnali di cambiamento negli assetti della geografia criminale in provincia di Taranto,  e pur risentendo dell’azione di contrasto degli ultimi anni, i sodalizi riescono a mantenere margini di operatività in svariati settori illeciti. Per la città di Taranto, ciò è dovuto anche al ritorno in libertà di esponenti storici delle consorterie mafiose, autori, soprattutto negli anni novanta, delle pagine più cruente della storia criminale della città e ritenuti, ancora oggi, in grado di aggregare le nuove leve. Sul piano generale, il fenomeno criminale organizzato tarantino si presenta tuttavia frammentato in una pluralità di consorterie che, in assenza di un vertice unitario, agiscono nei diversi quartieri, proiettandosi anche nelle contigue aree provinciali, dove operano in sinergia operatività con i gruppi locali. Ciascun gruppo opera in piena autonomia decisionale, cosa che è foriera, talvolta, di attriti fra consorterie, che sfociano anche in scontri armati.

nella foto Carla Durante capo sezione DIA di Lecce

Le attività info-investigative e le conseguenti risultanze analitiche consentono di affermare, sostanzialmente, la persistenza di uno scenario sostanzialmente statico, per quanto tenda sempre più a risentire di quella “variabile generazionale” che punta agli stupefacenti, alle estorsioni e, con una rinnovata energia, verso l’infiltrazione del tessuto economico e sociale. Il narcotraffico, in particolare, continua a rappresentare la principale fonte di sostentamento della criminalità tarantina. Riprova ne sono i continui sequestri di droga operati dalle Forze di polizia anche nel semestre in esame, come molteplici sono stati i sequestri di armi eseguiti in tutto il circondario jonico.  Nel resto della provincia, i maggiori sodalizi risultano in una fase di momentanea ed apparente quiete, a seguito di un significativo intervento giudiziario che, nel recente passato, ha assicurato alla giustizia i componenti di un’associazione di tipo mafioso attiva nei territori di Crispiano, Palagiano, Palagianello, Mottola, Massafra e Statte, capeggiata dai LOCOROTONDO.

Il capoluogo jonico risulta diviso in “zone”, tendenzialmente coincidenti con i rioni o i quartieri – Città Vecchia, Borgo, Talsano, Tramontone, San Vito, Tamburi, Paolo VI e Salinella – all’interno dei quali i gruppi criminali, benché ripetutamente disarticolati dalle incisive azioni di contrasto dello Stato, sono riusciti a ricompattarsi e a delinquere in autonomia.

Uno dei sodalizi più solidi, nell’eterogeneo panorama criminale, è quello dei D’ORONZO-DE VITIS, a cui si affiancano i CESARIO, nonché ulteriori gruppi criminali che tenderebbero ad imporsi su sempre maggiori porzioni di territorio cittadino e in differenti ambiti criminali: lo spaccio degli stupefacenti, il racket estorsivo, la gestione delle attività del mercato ittico e il gioco d’azzardo on line. Analoga situazione, pur ridimensionata dall’azione di contrasto degli ultimi anni, si registra in provincia, dove convivono sodalizi ed aggregati di vario tipo.

Manifestazioni qualificate sotto il profilo dell’associazionismo mafioso si rilevano nell’area occidentale ed orientale della provincia tarantina, forti dei qualificati contatti intessuti negli anni con le cosche calabresi, utilizzate per l’approvvigionamento di stupefacenti. Nel territorio di Massafra, infatti, gli esiti investigativi confluiti, nel mese di novembre, nella già citata operazione “Lampo”, hanno confermato la persistente operatività di un soggetto storicamente inserito nella criminalità organizzata tarantina, già condannato con sentenze definitive per associazione di tipo mafioso, risultato in collegamento, sin dai primi anni ’90, con un elemento di vertice della cosca BELLOCCO di Rosarno (RC). Le indagini hanno dato conto dell’operatività del sodalizio massafrese, proteso alla ricerca di nuove opportunità criminali – legate anche ai traffici di cocaina – tramite il citato esponente mafioso reggino.

Il 13 novembre 2017, i Carabinieri di Lecce, supportati da quelli di Taranto, Bari e Pavia, hanno dato esecuzione all’ ordinanza di custodia cautelare, emessa il 27 ottobre 2017 dal Gip presso il Tribunale di Lecce, nei confronti di tredici persone ritenute responsabili di appartenere, a vario titolo, ad un’associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, danneggiamento e rapina con l’aggravante del metodo mafioso, detenzione illecita di armi da fuoco, trasferimento fraudolento di valori. Le indagini hanno, peraltro, fatto luce sulla ricerca da parte del sodalizio di potenziali referenti politici, anche in ambito regionale, nonché su una serie di danneggiamenti e di rapine all’interno del mercato ittico di Taranto, finalizzati all’imposizione del monopolio della compravendita dei relativi prodotti. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca ex art. 12 sexies D.L. n. 306/1992, del compendio aziendale e della totalità delle quote del capitale sociale di una agenzia di onoranze funebri, rapporti bancari e auto e motoveicoli

Nel territorio di Manduria invece, l’attuale operatività della frangia tarantina della Sacra Corona Unita è stata al centro delle indagini confluite nell’operazione “Impresa” che, nel mese di luglio, ha colpito un’organizzazione, operante nel tarantino e nel brindisino, composta da tre articolazioni criminali attive nei comuni di San Giorgio Jonico, Manduria e Sava. L’organizzazione era in grado di relazionarsi con le istituzioni locali e di infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale dell’area, tanto che sono stati arrestati anche i Sindaci dei Comuni di Avetrana (TA) ed Erchie (BR), nonché un consigliere comunale di Manduria (TA). A seguito di ciò, il Prefetto di Taranto ha disposto, il 23 agosto 2017, l’accesso presso il Comune di Manduria (TA), al fine di accertare eventuali forme di condizionamento della criminalità organizzata sulla gestione dell’Ente.

Il 4 luglio 2017 le Squadre Mobili delle Questure di Taranto, Lecce, Foggia e Brindisi, coordinate dal Servizio Centrale Operativo, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa, il 14 giugno 2017, dal Gip presso il Tribunale di Lecce a carico 27 indagati, partecipi di un’organizzazione che si sarebbe imposta anche nel mondo dell’imprenditoria, del commercio e della politica locale, commettendo reati di estorsione, corruzione, voto di scambio elettorale-mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia d’impresa, lesioni, danneggiamento, furto, favoreggiamento personale, riuscendo anche ad acquisire lavori pubblici, nonché la gestione del servizio 118.

La Puglia, a fronte di 11 denunciati/arrestati ex art.416 ter c.p., presenta 4 scioglimenti comunali ex art. 143 del T.U.O.E.L, con un rapporto di 2,7 denunciati/arrestati per comune sciolto;

 

 

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