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19 Aprile 2024 14:34
19 Aprile 2024 14:34

La Prefettura di Taranto ordina la chiusura del centro di accoglienza immigrati “Galeso” gestito dalla Cooperativa Indaco

La decisione del Prefetto in realtà è avvenuta a seguito delle relazioni e segnalazioni ricevute dai Carabinieri del Nas di Taranto, coordinati dal capitano Marra, inviato nel capoluogo tarantino dal Comando Interregionale di Napoli, le cui indagini sono ancora in corso nei confronti della Cooperativa Indaco, e del suo amministratore Salvatore Micelli, unitamente agli accertamenti in corso da parte degli investigatori della Guardia di Finanza di Taranto che ben conoscono i precedenti del Micelli.

ROMA –  La Prefettura di Taranto a seguito dell’ordinanza di chiusura, ha disposto il trasferimento dei migranti sinora ospitati nel centro accoglienza immigrati ubicato nel Quartiere Paolo VI, in altre strutture della provincia jonica. Contrariamente a quanto dichiarato in un comunicato a firma di Margherita Calderazzi, dello SLAI COBAS per il sindacato di classe sulla gestione dei migranti in città, non è stato a seguito della protesta dei migranti e l’organizzazione dello Slai Cobas  che  “hanno ottenuto la chiusura del Centro d’accoglienza “Indaco”.

La decisione del Prefetto in realtà è avvenuta a seguito delle relazioni e segnalazioni ricevute dai Carabinieri del Nas di Taranto, coordinati dal capitano Marra, inviato nel capoluogo tarantino dal Comando Interregionale di Napoli, le cui indagini sono ancora in corso nei confronti della Cooperativa Indaco,  e del suo amministratore Salvatore Micelli, unitamente agli accertamenti in corso da parte degli investigatori della  Guardia di Finanza  di Taranto che ben conoscono i precedenti del Micelli.

La Calderazzi  nel suo comunicato, però sostiene una posizione che ci sentiamo di condividere, allorquando scrive: “Come mai il precedente Prefetto, la vicaria prefetto hanno dato l’autorizzazione a questa cooperativa? E perchè questa autorizzazione è continuata anche con il nuovo Prefetto? Quando i migranti e lo Slai Cobas denunciano la speculazione delle cooperative verso i migranti, ricevono anche denunce, minacce, ecc., poi emerge chiaramente chi aveva e ha ragione!“.

 

Lo scorso 8 giugno era scoppiata una rivolta dei migranti ospiti nell’ex monastero di Santa Maria del Galeso, con momenti di grande tensione (che abbiamo documentato) nella struttura sinora gestita dalla Cooperativa Indaco  (ed ora chiusa dalla Prefettura di Taranto)  situata tra Tamburi e Paolo VI, nei pressi del fiume Galeso. Una cinquantina dei duecento migranti ospitati nell’ex struttura religiosa si erano barricati nelle stanze e le hanno messe a soqquadro. Soltanto il provvidenziale L’intervento massiccio dei poliziotti con numerose pattuglie della Sezione Volanti della Questura di Taranto aveva evitato che la situazione degenerasse.  Già in passato si era registrata la protesta dei richiedenti asilo, a causa del pocket money, la diaria (da un euro a due euro e mezzo al giorno) concessa ai migranti, che non veniva a loro versata.

Nei mesi scorsi venne organizzato anche un sit-in sotto la sede della Prefettura proprio per quel “bonus giornaliero che rappresenta un sostegno, sia pur minimo per le spese urgenti dei migranti. E a questo problema si aggiunge quello della strutture e dei servizi ritenuti non adeguati.

Il CORRIERE DEL GIORNO è in grado di documentare i pagamenti emessi dalla Prefettura di Taranto, in favore della Cooperativa Indaco con diversi bonifici versati a fine aprile.

 

 

Lasciamo alla Guardia di Finanza di Taranto il compito di accertare dove sia finito e come sia stato utilizzato il mare di soldi proveniente dalla Prefettura di Taranto, ed anche da quella di Brindisi per il centro di accoglienza di Ostuni, dove nei giorni scorsi sono stati pagati dal gennaio scorso, gli stipendi di febbraio e marzo 2017 ai dipendenti della Cooperativa Indaco, nonostante siano stati incassati dalla stessa i soldi attesi dalla prefettura brindisina, sino al mese di aprile 2017, come ci è stato confermato dal vice prefetto vicario.

P.S. Il signor Micelli sostiene sulle sua pagina Facebook, diffamando il nostro giornale ed il suo direttore (motivo per cui è stato immediatamente denunciato) che non gli viene consentito di contattarci. A tal proposito ricordiamo a lui d ai nostri lettori, che questo giornale, risponde alla Legge sulla Stampa, che chiaramente rispetta. E che ha delle norme, che qualcuno “ignora” (o finge di ignorare ?)

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Grazie, Antonello de Gennaro

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