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29 Marzo 2024 09:47
29 Marzo 2024 09:47

Inchiesta Mose, il Senato concede autorizzazione a procedere per il sen. Matteoli

Il senatore di Forza Italia (ex-AN) è accusato di corruzione in atti d'ufficio dalla procura della città lagunare. "Non patteggerò mai, voglio difendermi nel processo e non dal processo" ha detto il aula l'ex ministro

L’assemblea del Senato della Repubblica ha “acceso” il semafororo verde autorizzando l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro Altero Matteoli coinvolto nell’ “inchiesta Mose“. E’ stata quindi accolta la proposta all’unanimità della Giunta per le immunità parlamentari di concedere l’autorizzazione. Non sono stati presentati odg contrari, e pertanto non è stato necessario procedere al voto.

L’accusa della procura di Venezia nei confronti di Matteoli è quella di corruzione in atti d’ufficio per aver ricevuto – in due separate situazioni, – due tangenti dell’importo di 400.000 e 150.000 euro, da Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, anch’essi coimputati nello stesso procedimento allo scopo di favorire l’assegnazione di appalti al Consorzio Venezia Nuova, violando le norme in materia di concessione, del codice dei contratti pubblici e delle direttive europee.

I fatti risalgono al quinquennio 2001-2006, tempo in cui Matteoli ricopriva la carica di ministro dell’Ambiente e al 2008-2011, quando era titolare del ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

Sono qui a chiedere che sia data l’autorizzazione e invito ad evitare qualsiasi iniziativa che possa far sorgere ombre. Non voglio uscire da questa vicenda perché non c’è stata l’autorizzazione a procedere ma andando a processo e sottoponendomi alla giustizia” ha detto Matteoli in aula, al Senato, che ha chiesto all’assemblea di accogliere le conclusioni della Giunta per l’autorizzazione autorizzando “la magistratura a procedere“, ben sapendo che a seguito della decisione all’unanimità il voto dell’aula sarebbe stato conseguenziale . Il senatore di Forza Italia ha annunciato che non intende patteggiare e che si difenderà “nel processo” e non “dal processo“.

Il senatore ha denunciato che sono state effettuate “in modo del tutto illegittimo” ben 213 intercettazioni telefoniche sulla sua utenza telefonica senza che “sia stata avanzata richiesta di autorizzazione al Senato“. Solita contestazione di chi viene scoperto con le mani nel sacco….

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