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18 Aprile 2024 05:39
18 Aprile 2024 05:39

Ilva: I dati oggettivi e le sentenze dei tribunali

La Corte europea dei diritti umani, a Strasburgo, ha deciso di avviare il procedimento su ricorso di 182 tarantini i quali hanno attribuito all’Ilva la loro malattia. Ebbene, ci sono già state sei sentenze, e tutte queste sentenze hanno escluso un collegamento fra la malattia e l’acciaieria. I tarantini hanno diritto alla salute ma anche il diritto di sapere la verità su che cosa minaccia davvero la salute.

di Jacopo Giliberto

Palcoscenico perfetto per i politici che desiderano acquisire visibilità — per conseguire punti di consenso è sufficiente un’oretta di esposizione alle telecamere di un’udienza — il processo alla Corte d’Assise di Taranto sulla vicenda Ilva nasconde anche diversi punti poco illuminati. Uno di questi aspetti meno evidenti è che finora sono fallite le richieste di danni presentate da cittadini di Taranto convinti di avere diritto a un risarcimento.

L’esempio più recente di domanda di risarcimento è dell’altro ieri, quando la Corte europea dei diritti umani, a Strasburgo, ha deciso di avviare il procedimento su ricorso di 182 tarantini i quali hanno attribuito all’Ilva la loro malattia. Ebbene, ci sono già state sei sentenze, e tutte queste sentenze hanno escluso un collegamento fra la malattia e l’acciaieria.

CdG procura tarantoCinque di queste sentenze sono del Tribunale di Taranto. La più nuova è di due settimane fa e riguarda G. A., che nel 2009 cominciò un calvario di sofferenza per un linfoma non-Hodgkin che la costrinse a un trapianto di midollo e all’invalidità. Il 2 maggio il Tribunale ha assolto l’imprenditore Nicola Riva (con la consulenza dell’avvocato Francesco Perli di Milano) dalla richiesta di danni per 950mila euro e ha detto, sulla base di una perizia di un oncologo, che non v’è alcuna relazione fra le attività industriali dell’Ilva e la terribile malattia della donna.

Un anno fa la stessa Corte europea cui ora si sono rivolti 182 tarantini aveva rigettato una richiesta simile. È la causa numero 43961/09 del 16 aprile 2015. G. S. era morta di cancro prima di vedere la sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo stabilì: gli studi («Analisi statistica dell’incidenza di alcune patologie tumorali nella provincia di Taranto, 1999-2002») “non provano l’esistenza di un rapporto di causa ed effetto tra le emissioni inquinanti dell’Ilva e l’incidenza della leucemia nella provincia di Taranto“. Secondo i giudici di Strasburgo, la leucemia “non figura tra le patologie in eccesso rispetto alla media regionale e nazionale”.

Com’è naturale, sentenze future potranno esprimere risultati differenti. Ciò non significa che l’inquinamento dell’acciaieria non abbia prodotto danni alla salute. Significa invece: per ora non si riesce a dimostrare che i danni alla salute sono attribuibili all’Ilva. È sufficiente guardare le fonti di contaminazione a Taranto per notare quanto esse siano numerose e pericolose.

A Taranto non ci sono solamente l’Ilva, un grande cementificio ( Cementir n.d.r) e una grande raffineria (Eni n.d.r.) , quella che tratta il greggio della Basilicata. Emerge solo ora il ruolo avuto dalla cantieristica navale collegata alla base della Marina militare, con quantità enormi di amianto diffuso in abbondanza per un secolo, prima che si scoprisse la pericolosità di questo minerale e che venisse vietato.

E la malattia che rende Taranto diversa dalla media nazionale è il terrificante mesotelioma della pleura, un cancro che non lascia scampo e che ha una sola causa. L’amianto. Mesotelioma e amianto sono in relazione biunivoca. A poca distanza dall’Ilva, in contrada Paolina, per anni nell’azienda Matra c’erano state contaminazioni pesantissime di diossina e di Pcb (policlorobifenile, cancerogeno). Un’analisi nell’area Matra ha rilevato: 15.978 nanogrammi di diossine e furani per ogni chilo di terreno (limite di legge: 100 nanogrammi) e 1.320 microgrammi di Pcb (limite di legge: 5).

Due mesi fa, una concitata conferenza di servizio del ministero dell’Ambiente sulle contaminazioni cancerogene appena scoperte nell’area Pasquinelli della municipalizzata Amiu. I tarantini hanno diritto alla salute ma anche il diritto di sapere la verità su che cosa minaccia davvero la salute.

*dal quotidiano IlSole24Ore

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