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20 Aprile 2024 00:11
20 Aprile 2024 00:11

Il Senato a maggioranza Pd-M5S-LeU manda a processo Matteo Salvini

Il Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Grande la mobilitazione sui social dei sostenitori dell'ex ministro dell'Interno. L 'hashtag #iostoconSalvini è diventato "trending topic" su Twitter Italia.

ROMA – L’Aula del Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leder della Lega Matteo Salvini, presentata dal Tribunale dei ministri di Catania, per il “caso Gregoretti“. L’ordine del giorno a firma di Forza Italia e Fratelli d’ Italia, che avrebbe bloccato l’autorizzazione a procedere, non ha raggiunto la maggioranza assoluta (160 voti) ed è stato bocciato, e quindi Salvini andrà a processo.

A dare il via alla seduta a Palazzo Madama alle 9.30 è stata la relatrice Erika Stefani (Lega) che ha illustrato il lavoro svolto dalla Giunta per le autorizzazioni e le immunità del Senato. “Esautorata la Giunta dalla sua funzione principale, piegata a ragioni politiche, a questo punto, la sede necessaria al fine di poter rinvenire la verità risulta essere solo la sede processuale“, ha spiegato la senatrice della Lega. “La attività dell’organo  è stata del tutto condizionata in questa occasione da posizioni espresse dai partiti politici che hanno anticipato la loro decisione nel merito prima di iniziare la discussione” ha attaccato la sen. Stefani che  nella sua ricostruzione ha ricordato come “alcuni membri hanno rifiutato di intervenire anche in sede di discussione nel merito, abbandonato i lavori per due volte e non partecipando alla votazione finale”. “La Giunta – ha continuato -, a seguito della parità dei voti favorevoli e di quelli contrari, non ha approvato la proposta messa ai voti dal Presidente e pertanto si è intesa accolta la proposta di concessione dell’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell’Interno pro tempore“.

L’ex ministro della Lega ha sostenuto e ribadito con veemenza che l’attività dell’ allora ministro dell’Interno Salvini ha agito nell’interesse nazionale, ricordando che il ritardo dello sbarco è stato causato dai “meccanismi di ricollocamento dei migranti” che “non erano operativi alla data del 26 luglio 2019 e che si stava elaborando un percorso per la loro redistribuzione. Quindi serviva il mero tempo tecnico perché si procedesse allo sbarco”. “Il senatore Salvini – ha continuato Stefani – ha prodotto elementi che dimostrano il coinvolgimento del governo; vi sono anche delle dichiarazioni del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e una del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, mai smentite, sulla situazione della nave Gregoretti. C’è stata anche piena conoscenza diretta del dossier da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte“. Così la senatrice ha messo in luce la posizione dei ministri e del Premier che non hanno “mai fatto una dichiarazione per contestare la scelta del ministro Salvini“.

Dopo le parole della senatrice leghista si è aperto il dibattito. Ed il leader della Lega ha scritto sui social:  “Pronto per intervenire in Senato, a testa alta e con la coscienza pulita di chi ha difeso la sua terra e la sua gente. ‘Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui“, ha scritto sui social il leader della Lega, citando una frase del poeta Ezra Pound, poco prima di entrare nell’ aula di Palazzo Madama.

Incredibilmente i banchi del Governo erano deserti durante la discussione parlamentare sulla richiesta di autorizzazione a procedere. “Che pena, senza vergogna“, ha scritto Salvini su Facebook pubblicando una foto dei banchi, commentando: “Governo assente. Vogliono mandare a processo Salvini, non hanno il coraggio di presentarsi in Aula“.

Due senatori quasi vengono alle mani durante le dichiarazioni di voto: William De Vecchis (Lega) e Marco Pellegrin (M5S) si offendono pesantemente reciprocamente. E’ dovuto intervenire il questore Antonio De Poli per separarli.

La senatrice Giulia Bongiorno (Lega) nel suo intervento ha detto “In questi giorni il dibattito è stato ‘Salvini fuggirà o no dal processo?‘ Come se il processo fosse già deciso. Attenzione a non abdicare del tutto al nostro dovere. Se ragioniamo così ci trasformiamo in Azzeccagarbugli. Non siamo Azzeccagarbugli. E lo dico anche a Salvini: non si faccia provocare. Nessuno di noi può scavalcare i giudici. Senatore Salvini è in gioco il suo destino, ma è in gioco anche l’indipendenza dei poteri“. L’avvocato aveva già invitato Salvini a “non avallare la linea dell’autorizzazione a procedere“.

Lapidaria e sintetica Daniela Santanché: “Voglio vedere cosa diranno in Tribunale i testimoni Conte e Di Maio, dopo aver giurato di dire tutta la verità“.

Io non cambio idea. Non trovo che ci sia una differenza rispetto al caso Diciotti. Le decisioni di Salvini sono coerente ed esecutive del Governo di cui faceva parte. Il contrasto con il Governo non c’è. La ruota gira, colleghi. Quello che capita a Salvini può capitare a Zingaretti domani o a qualcun altro“, ha avvertito Pierferdinando Casini annunciando il suo voto contrario al processo, nonostante sostenga la maggioranza di Governo.

La vicenda  esplosa lo scorso luglio davanti alle coste della Sicilia e si era conclusa quattro giorni più tardi nel porto di Augusta, quando i 131 migranti soccorsi vennero fatti sbarcare, è arrivata alla sua conclusione “politica”. Adesso dopo il voto in Parlamento, il caso passerà nelle mani dei magistrati che dovranno stabilire se richiedere il rinvio a giudizio del leader della Lega.

La presidente di turno del Senato Paola Taverna (M5S) ha comunicato all’aula di Palazzo Madama la chiusura delle votazioni poco dopo le 19,. Con 152 no e 76 sì, l’ordine del giorno presentato dai due partiti del centrodestra, che puntava a ribaltare la decisione della Giunta per le immunità e a negare così la richiesta dei magistrati, è stato respinto. “Mi mandano a processo per avere bloccato per quattro giorni lo sbarco di 130 immigrati in attesa che cinque paesi europei accettassero la redistribuzione. Non ho nulla di cui vergognarmi, anzi andrò in quell’Aula di tribunale rivendicando quello che ho fatto. Sono orgoglioso di quello che ho fatto da ministro“, ha commentato Matteo Salvini.

L’intervento di Matteo Salvini ed il dibattito al Senato hanno creato molta tensione in aula ed in finale di seduta, c’è stato anche accenno di rissa tra alcuni senatori dei 5 Stelle ed i colleghi della Lega.

Quando si è passati all’ordine del giorno depositato da Forza Italia e Fratelli d’ Italia, con la richiesta di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere, la Lega “per rispetto a quanto richiesto da Salvini” ha spiegato che “non parteciperà alla votazione odierna“. La parola è quindi passata ai grillini del Movimento5Stelle ed è stato allora che i senatori leghisti hanno abbandonato l’aula.

L’ordine del giorno come già detto è stato respinto dai senatori della maggioranza di governo ( M5S, Pd, Italia Viva e Leu) e quindi la votazione è andata avanti fino alle 19 per consentire a tutti i senatori di prendere la parola. Al termine della riunione dei capigruppo del Senato, sono stati comunicati i risultati ufficiali: il documento del centrodestra aveva ricevuto 76 voti favorevoli, mentre  quelli contrari del centrosinistra invece erano stati 152.

Andare al processo per la vicenda della nave Gregoretti è un motivo d’orgoglio. Io non scappo“, ha dichiarato il leader della Lega ai giornalisti al Senato. “Siamo antropologicamente e culturalmente diversi: io mai nella vita chiederò che siano i giudici a giudicare Conte, Zingaretti o Di Maio. Il  vero giudizio che conta è quello del popolo“.

Quando ci sarà il processo lo affronterò con orgoglio. A differenza di altri, io non scappo”  ha dichiarato Matteo Salvini a poche ore dal voto al Senato per approvare o meno l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il caso Gregoretti.

Se avessi dovuto ragionare per opportunismo, per interesse personale non avrei preso la decisione che ho preso: si parla di un processo, non di una passeggiata. Ritengo di aver difeso la mia Patria, non chiedo un premio ma se ci deve essere un processo che ci sia. Ho fatto il mio dovere. Non andrò a difendermi ma a rivendicare con orgoglio quello che collegialmente abbiamo fatto per l’ItaliaE l’abbiamo fatto per più di un anno con gli amici dei 5 Stelle“, ha aggiunto Salvini  ricordando le dichiarazioni di Di Maio, Toninelli e Bonafede.

Io dico quello che dico per rispetto nei confronti della carica che ho ricoperto, degli italiani e dei miei due figli che vanno a scuola e hanno il diritto di ritenere che il papà sia spesso lontano da casa non perché sequestra persone ma perché difendere confini del suo Paese è un suo dovere“, ha aggiunto Matteo Salvini dicendosi preoccupato per i suoi figli “che domani leggeranno sul giornale che il loro papà è un criminale“.

Io un sequestratore? I migranti siamo andati a prenderli noi in acque maltesi. Ci chiesero aiuto e ho detto sì, avremmo potuto fregarcene e invece no . Devo disubbidire a Giulia Bongiorno perché sono testone e sono stufo di impegnare quest’Aula per la Diciotti, la Gregoretti, la Open Arms. Chiariamola una volta e per tutte davanti a un giudice se ho fatto il mio dovere. Non cerco vendette. Voglio andare a processo per raccontare al mondo che queste politiche sull’immigrazione, condivise da LegaM5S, hanno salvato decine di migliaia di vite umane. Sono convinto che l’archiviazione sia la fine di questa vicenda“.

L’ex ministro dell’Interno si dice tranquillo e di non temere l’esito del voto. “Confido nel fatto che la magistratura sia sana, libera e indipendente. Se devo essere processato, lo farò a testa alta. Andrò a processo e racconterò quello che ho fatto come mio motivo d’orgoglio. Attendo sereno il giudizio prima del Tribunale, poi del popolo italiano quando si voterà” .

Salvini ha concluso il suo discorso citando Indro Montanelli: “Combattete per quello in cui credete. “Viva l’Italia, viva la libertà, viva la democrazia“. Intanto, l’hashtag #iostoconSalvini è diventato “trending topic” su Twitter Italia. Grande la mobilitazione sui social dei sostenitori dell’ex ministro dell’Interno: “Grazie a chi sta twittando, addirittura primo nelle tendenze italiane. Sento forte il vostro affetto“, ha ringraziato il leader della Lega. Seconda tendenza #Gregoretti.

Ma le “follie” del caso Gregoretti non sono finite al Senato e sono destinate a continuare nel Palazzo di Giustizia di Catania dove adesso torneranno gli atti del procedimento, dopo un nuovo rimbalzo di carte con il Tribunale dei ministri, e  la Procura catanese dovrà chiedere la fissazione di un’udienza preliminare. Legittimo chiedersi a chi ? Nuovamente al collegio che ha già chiesto ed ottenuto di processare Matteo Salvini, oppure ad un Gup, cioè un giudice ordinario dell’udienza preliminare da individuare tra i sedici in servizio nel Tribunale etneo ?

Una sentenza della Corte costituzionale del 2002 sembra aver fatto chiarezza che si debba andare davanti al Gup, quando stabilì che l’iter processuale a carico del ministro debba proseguire “secondo le forme ordinarie, vale a dire per impulso del pubblico ministero e davanti agli ordinari organi giudicanti competenti”  ma in queste ore nell’ufficio dei pm della Procura di Catania guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro ci si sta interrogando  se quella pronuncia  che fu “interpretativa di rigetto” di un’eccezione di incostituzionalità, quindi non di accoglimento, sia o meno  vincolante .

La legge costituzionale del 1989 sui reati ministeriali dispone infatti che dopo l’autorizzazione il fascicolo venga restituito al tribunale dei ministri “perché continui il procedimento secondo le norme vigenti”. Cioè come se il soggetto chiamato a continuare fosse lo stesso tribunale e non un altro giudice.

Ma sia perché la Consulta si è già espressa, ed anche perché il Tribunale dei Ministri ha svolto fin qui le funzioni di inquirente, sarebbe a dir poco strano ed irrituale che adesso dovesse anche indossare le vesti di organo giudiziario giudicante chiamato a decidere sul rinvio a giudizio di Salvini.

È quindi facilmente ipotizzabile che la Procura di Catania se ne uscirà da questa complessa questione tecnico-giuridica chiedendo a un Gup la fissazione dell’udienza preliminare. E si assisterà ad un’altra stranezza di questa vicenda. Infatti di solito, anche nei casi di “imputazione coatta” imposta da un Gip al quale il pm aveva chiesto l’archiviziazione di un caso, la Procura formula l’accusa e conclude chiedendo al Gup il rinvio a giudizio.

In questo caso di certo c’è soltanto la prima parte, e cioè la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare con il capo d’imputazione contro l’ex ministro dell’Interno: sequestro di persona aggravato di 131 migranti commesso a Catania e Augusta, tra il 27 e il 31 agosto 2019.

Un atto quindi assolutamente dovuto. Tutto il resto è dubbio, in quanto già all’esito dell’indagine svolta dal Tribunale dei ministri, gli stessi pubblici ministeri procedenti, cioè il procuratore capo Zuccaro ed il pm Andrea Bonomo, che in questo caso ha sottoscritto gli atti, avevano sostenuto il contrario: per loro non avvenne alcun sequestro.

Nella loro richiesta di archiviazione scrissero che “Il fatto non costituisce reato”  poichè lasciare i migranti a bordo per tre giorni , in quanto al quarto giorno venne decisa e disposta l’autorizzazione allo sbarco, sebbene formalizzata soltanto il giorno dopo, venendo assistiti per ogni necessità, al fine di stabilire dove dovessero essere collocati una volta scesi dalla nave, non è un periodo di privazione della libertà “apprezzabile” per essere considerato un sequestro.

I magistrati catanesi potrebbero insistere su questa posizione e proporre il proscioglimento dell’imputato Salvini, oppure chiederne il rinvio a giudizio se al termine dell’udienza preliminare dovessero mutare orientamento . Udienza nella quale però l’ex ministro dell’ Interno potrà ritualmente chiedere di essere interrogato, il suo avvocato (che dovrebbe essere il sen. Giulia Bongiorno) presentare nuovi atti difensivi e richiedere formalmente dei nuovi accertamenti. Quindi la Procura formulerà le proprie conclusioni ed a quel punto  si capirà se cambierà idea o meno, e quindi il giudice deciderà: processo o archiviazione per Salvini.

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