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19 Marzo 2024 12:01
19 Marzo 2024 12:01

Il “doppiogiochismo”di Michele Emiliano aumenta la tensione fra gli scissionisti del Pd

Nonostante la decantata (o millantata ?) dimestichezza con le “carte bollate”, il modesto Emiliano in questa vicenda del congresso del Partito Democratico ha dimostrato di essere simpaticamente "scarso" per non dire altro... Resta solo da augurarsi che non lo sia diventato anche per quelle giudiziarie, nel caso in cui dovesse stancarsi della politica, o fuoriuscirne per decisione degli elettori e riprendere il vecchio lavoro di magistrato

di Politik*

Adesso che l’assemblea nazionale del Pd si è conclusa non resta che apettare la nuova, che sarà eletta da un congresso di “rito abbreviato”, come lo hanno definito gli oppositori di Matteo Renzi adottando il linguaggio del magistrato (in aspettativa) Michele Emiliano.  Bisogna solo capire quando si potranno “pesare” le reali  dimensioni della scissione lungamente minacciata e non ancora formalizzata.

L’ intervento a sorpresa pronunciato verso la fine del dibattito nell’assemblea nazionale dal governatore pugliese Emiliano sembrava qualcosa di surreale, non sapevamo ad un certo punto se intravedere nel suo retro-pensiero di più l’inusuale mitezza o la sfacciataggine mediatica. Per mesi e mesi non ha fatto altro che sferrare attacchi durissimi e scorretti, al segretario del suo partito, Matteo Renzi. Ha affidato ai social network, ai soliti giornalisti creduloni  tante roboanti mancate promesse di fargli vedere di che cosa sarebbero capaci lui e gli altri avversari. Ha minacciato ed avviato raccolta di firme e di minacce di ricorsi giudiziari persino“le carte bollate” (convinto di essere ancora un magistrato in servizio) , per obbligarlo ad avviare le procedure congressuali,

Poi all’improvviso Emiliano è andato ciondolante con la testa china  verso il podio chiedendo di fatto scusa davanti alla platea  incredula e rumoreggiante all’ormai ex segretario Renzi, dimessosi appunto per andare al congresso. Sì, ha chiesto scusa per l’”equivoco” in cui il governatore pugliese, prima di rendersene conto parlando al telefono con l’interessato, era caduto immaginando insieme agli altri avversari, che Renzi avesse premuto sull’ accelleratore alla convocazione del congresso e quindi anche alle  elezioni, anticipando di sei mesi e rotti la fine della legislatura cominciata nel 2013.

Emiliano con i suoi abbondanti capelli grigi che sembravano letteralmente cosparsi di cenere ha chiesto a Renzi di essere generoso con i suoi rivali, anticipando di una decina di giorni la fine del Carnevale. “Tu sicuramente vincerai”, ha riconosciuto a Renzi il governatore pugliese  (facente funzione…) chiedendosi e chiedendo che cosa potesse mai costargli la generosità di allungare i tempi del congresso per togliere l’ “alibi” – parole  testuali– ” agli avversari decisi alla rottura, cioè alla scissione” – ha aggiunto con un misto di cautela e di furbizia se  di alibi davvero si trattava.

Nella sorprendente fiction recitata da Emiliano di pentimento , disponibilità, umiltà, definitela come meglio vi piace , Emiliano parlando al plurale,   è arrivato a garantire a Renzi, che se mai fossero riusciti ad ottenere la conclusione del percorso congressuale dopo le elezioni amministrative previste tra maggio e giugno, riguardanti una lunga lista di città importanti e una decina di milioni di elettori, gli avversari non avrebbero utilizzato gli eventuali risultati negativi contro l’ormai ex segretario in corsa per la riconferma.

E’ bastato vedere lo sguardo ironico e “divertito” di Renzi con i suoi colleghi di palco e le sue truppe in prima fila per capire che Renzi non gli credeva: Emiliano stava giocano il suo grande personale “bluff” alla barese.  Ma Emiliano si era persino dimenticato di essere rimasto ormai senza interlocutore perché Renzi essendosi dimesso da segretario, statutariamente non poteva neanche replicargli alla fine della discussione.

Nonostante la decantata (o millantata ?) dimestichezza con le “carte bollate”, il modesto Emiliano in questa vicenda del congresso del Partito Democratico ha dimostrato di essere simpaticamente “scarso” per non dire altro… . Resta solo da augurarsi che non lo sia diventato anche per quelle giudiziarie, nel caso in cui dovesse stancarsi della politica, o fuoriuscirne per decisione degli elettori e riprendere il vecchio lavoro di magistrato. Peppino Caldarola, già direttore dell’Unità, già parlamentare dei Ds-ex Pci ed ora collaboratore dell’amico Enrico Rossi, governatore della Toscana, nei giorni precedente in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiornoaveva rappresentato il governatore della Regione Puglia,:  “Sta disperatamente cercando uno spazio per tornare con Renzi”– ha dichiarato  testualmente Caldarola   su Emiliano,  oltre 24 ore prima di poterne ascoltare l’intervento all’assemblea nazionale. Aggiungendo: “E’ un irregolare della politica. E’ capace di offrire passione, verve e anche una certa dose di ambiguità”. Come non dare ragione a Caldarola ?

Impietoso il giudizio anche di Massimo D’Alema , che pensava erroneamente di conoscerlo bene come i suoi polli, oltre ai suoi vini e ai suoi cani, su Michele Emiliano. “L’anello debole” (della cordata  antirenziana n.d.a)  “è Emiliano. Sa perfettamente che non sarebbe lui il leader del nuovo partito e quindi è tentato dal compromesso”, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio D’ Alema . Dichiarazioni queste riportate da un vero “specialista” delle vicende della sinistra italiana, il giornalista politico  Federico Geremicca, che le pubblicate sul quotidiano La Stampa di domenica, ancor prima che cominciasse  la seduta dell’assemblea nazionale del Pd.

Un altro attento osservatore e commentatore della politica,   dell’ Huffington Post ha scritto che “ ieri, dopo l’intervento di Emiliano in direzione, con voce rotta e accompagnato da un vistoso “dammi il cinque” a Renzi, cellulari e mail dei bersaniani sono stati inondati: “Scandaloso”, “questo è peggio di Renzi”, “non ci possiamo affidare a uno così”. Roberto Speranza si è dovuto precipitare a via Barberini, sede della Regione Puglia a Roma, per spiegargli che così è difficile. E mettere nero su bianco un comunicato “Renzi ha scelto la scissione”, dal sapore definitivo ma che definitivo non è, per Emiliano“. 

Il governatore della Puglia, terra di Taranta e di astuzie levantine,  – scrive l’ Huffington Postha trasformato questa attesa già in una campagna per sé, personalistica, grillina, dove i confini tra furbizia e tradimento sono labili sotto i riflettori di questi giorni. Nell’ultima settimana, nell’ordine, ha pranzato con Silvio Berlusconi (come ha raccontato il Corriere della Sera, attraverso una firma sempre affidabile) anche se lo ha smentito. Poi, nella famosa manifestazione di Testaccio, quella di Bandiera Rossa, è stato accolto da capo e da capo ha parlato, attaccando Renzi e quelli attorno al suo “capezzale”, per poi dire che Bersani sì che rispettava una comunità. Applausi che è venuta già la sala. Dialogante con Berlusconi, cuore rosso con Ditta, dopo tre ore su un Suv è arrivato al congresso di Sinistra Italia, proprio mentre Arturo Scotto stava concludendo il suo discorso della vita. Lo saluta col give me five poi nell’intervento, consapevole di non essere amato dalla sala, prova a conquistarla lodando il partito che Scotto sta lasciando: “Nichi (Vendola, ndr) sai che ti ho sempre stimato”, “Sei un padre politico per me”, “spero che tuo figlio Tobia mi chiami zio Michele”. Lo stesso nome dello “zio Michele” (Misseri)  di Avetrana, quindi di cui non fidarsi troppo !

Anche nel quartiere generale di Massimo D’ Alema, la  Fondazione ItalianiEuropei sono arrivate valanghe di messaggi, dopo il successivo “give me five” con Matteo Renzi: “Siamo all’avanspettacolo”, “è inaffidabile”. Imperturbabile e inappuntabilmente se stesso, col Pd  di Renzi già alle spalle, D’ Alema ha suggerito un maggiore coordinamento politico, da affiancare all’inossidabile Roberto Speranza. Che, in questa scissione, che vede protagonisti non pochi affetti da narcisismo imponente da non ferire, è andato a parlare a Milano con discrezione e senza enfasi con Giuliano Pisapia, per creare i presupposti di un dialogo e cammino comune. A Speranza , Emiliano ha detto giustificandosi che ha parlato in quel modo a Renzi per stanarlo, perché così facendo, second o il suo pensiero “alla barese” si capisce che è lui che ha voluti rompere. Emiliano però ha parlato con  Guerini, con Franceschini, ripetendo a tutti la filastrocca delle ultime ore : “Io non voglio rompere, però serve un segnale…”.

Nel terreno viscido tra astuzia e tradimento, che induce Renzi a non dare per scontato l’  addio di emiliano. Alcuni (sopratutto il suo  modesto “clan” pugliese con Francesco Boccia in prima fila) gli dicono : “Michele sai che spettacolo le primarie tra te e Renzi” oppure “Michele con te facciamo due cifre” dicono gli altri. Ma tutti i dissidenti della “trimurti” (come i renziani di stretta osservanza hanno definito l’alleanza Rossi-Emiliano-Speranza, adesso vogliano capire cosa farà Emiliano. I sondaggi dicono in realtà che, se c’è lui in campo, non conviene: vince Renzi, La candidatura di Michele da Bari si avvicina al 30% non oltre; senza di lui ci sarebbero più possibilità di fronteggiare Renzi.

I bersaniani in serata hanno fatto sapere che non parteciperanno alla direzione del partito convocata per nominare la commissione che dovrà occuparsi delle regole del congresso. “No, non andiamo“, ha confermato Nico Stumpo. Non saranno presenti, spiegano, perché la direzione eleggerà la commissione per il congresso e loro non intendono farne parte, dal momento che non condividono il percorso avviato. Parole simili  arrivano da Roberto Speranza:Per me  non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri. Ci aspettavamo che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto.“.

La minoranza, dopo l’assemblea, si sarebbe data 48 ore per riflettere per verificare se Matteo Renzi è disposto a fare “una mossa politica vera” per scongiurare la scissione. Intanto il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha fatto sapere anche lui di non voler stare “in un partito che sia ‘il partito di Renzi’. Dobbiamo lavorare – ha agiunto – ad un altro soggetto politico con l’intento di rafforzare il quadro del centrosinistra, un centrosinistra che sia attrattivo che potrà allargare l’area di consenso e di raccolta di voti verso il centrosinistra”

*Politik è un autorevole conoscitore delle vicende interne del Pd

Immancabili ed impietose le reazioni del “popolo” dem sulla pagina Facebook di Emiliano :

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