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18 Aprile 2024 23:28
18 Aprile 2024 23:28

Il Comune di Taranto e Regione Puglia impugnano l’ultimo decreto sull’ ILVA. Per il ministro Calenda è“un’ostruzione irresponsabile”

De Vincenti: "“È davvero singolare fare ricorso contro un decreto che, prescrivendo la copertura integrale dei parchi minerali e innovazioni tecnologiche di avanguardia, risolve alla radice i problemi ambientali dello stabilimento di Taranto”

ROMA – Ancora una volta la Regione Puglia va in collisione contro il Governo Renzi  impugnando il DPCM del 29.9.2017 che ha modificato il Piano Ambientale dell’ILVA di Taranto. Lo ha reso noto  il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ergendosi a giurista che non è mai stato ha esternato una delle soliti “boutade” per attirare l’attenzione su di se, esattamente come avvenuto per Tempa Rossa, Tap, ecc. venendo sempre smentito dalle decisioni delle corti supreme.

 “Il Decreto è illegittimo sostiene Emiliano – concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali di cui alle prescrizioni AIA già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate. Il Decreto consente all’ILVA di proseguire sino al 23/8/2023 l’attività siderurgica nelle stesse condizioni illegittime e non più ambientalmente sostenibili addirittura precedenti alla prima AIA nonchè alle BAT (best available techniques) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nel 2012. Il Governo peraltro ha totalmente ignorato le osservazioni della Regione Puglia formalmente presentate nell’ambito del procedimento concluso con il DPCM impugnato, senza alcuna giustificazione, agendo in violazione dei più elementari principi di pubblicità, trasparenza e imparzialità e in spregio al dovere di leale collaborazione istituzionale che dovrebbe ispirare il comportamento della Pubblica Amministrazione”.

Immediata e dura la reazione del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda “Il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente”. Mentre Governo, parti sociali e molti enti locali coinvolti – continua Calenda – stanno costruttivamente lavorando per assicurare all’Ilva, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 mld, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti, il Comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il DPCM ambientale mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente. Nonostante la presentazione dettagliata di piano ambientale e industriale fatta al tavolo istituzionale del Ministero, peraltro disertato all’ultimo minuto dal Sindaco di Taranto, l’impegno preso a convocare un tavolo dedicato a Taranto e l’anticipo dei lavori di copertura dei parchi confermato oggi dai commissari, continua la sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo delle istituzioni locali pugliesi. Si tratta credo del primo caso al mondo in cui un investimento di riqualificazione industriale di queste dimensioni viene osteggiato dai rappresentati del territorio che più ne beneficerà”.

“Spero vivamente che Regione e Comune abbiano ben ponderato – conclude il ministro Calenda – le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilità connesse”. Noi ne dubitiamo, date anche le limitate competenze giuridiche e politiche del Sindaco di Taranto.

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti che ha detto: “È davvero singolare fare ricorso contro un decreto che, prescrivendo la copertura integrale dei parchi minerali e innovazioni tecnologiche di avanguardia, risolve alla radice i problemi ambientali dello stabilimento di Taranto” concludendo: “Una scelta contro i cittadini e i lavoratori”.

Infatti sindacati nazionali e locali confederali (CGIL-CISL-UIL) hanno preso immediatamente le distanze dalla decisione avventata di Emiliano e del “ventriloquo” Melucci, che ormai credono di essere al centro del mondo, dimenticando uno (Emiliano) di essere ancora sottoposto a provvedimento disciplinate del Consiglio Superiore della Magistratura, e l’altro di non aver alcuna esperienza e competenza istituzionale, e di essere stato eletto dal Partito Democratico che ora osteggia da “masaniello di campagna“.

La scelta del Governatore della Puglia, Michele Emiliano di ricorrere al TAR è da irresponsabili. E’ l’opinione del segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, secondo il quale “affidare al Tar il proprio disappunto per essere in un tavolo parallelo a quello col sindacato è un atteggiamento infantile è grave“.

“Non si può trascinare una vicenda in cui è in ballo – aggiunge – il risanamento ambientale e la difesa di migliaia di posti di lavoro a capricci per la propria visibilità politica. La Regione Puglia ha tante possibilità e responsabilità da esercitare per dare il proprio contributo positivo. Oggi ha deciso di buttare la palla in tribuna a danno di ambiente, occupazione e sviluppo. Prenda esempio dalle altre quattro regioni coinvolte che hanno ben accolto la loro partecipazione al tavolo istituzionale.

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale della Fim Cisl Taranto Brindisi, Valerio D’Alò, che afferma: “Questo atteggiamento di Emiliano non fa altro che allungare i tempi per l’ambientalizzazione del territorio. Adeguare la fabbrica in fretta dovrebbe essere un obbiettivo comune. Ricorrere al Tar significa rinviare l’attuazione delle prescrizioni Aia, ivi compresa la copertura dei parchi minerali. Decisione, quella del Presidente della Regione Puglia – conclude D’Alòche nello stesso tempo penalizza oltremodo tutti quei lavoratori, dei tubifici e non solo, a casa gravati dal peso degli ammortizzatori sociali“.

 

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