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18 Aprile 2024 19:05
18 Aprile 2024 19:05

Gaia Tortora: “”Travaglio non lo scuso. Anche se legale resta scandaloso che un innocente stia in carcere, anche se solo per una notte”

“Travaglio usa per sostenere le sue tesi gli stessi argomenti dell’ex pm Davigo Sono il suo cavallo di battaglia, e poi vuol far credere di essere l’unico giornalista in Italia che conosce il diritto; invece non è così". “Il dibattito non può fermarsi solo sulla prescrizione E’ il vizio della politica italiana, concentrarsi su un particolare, scatenare un impazzimento generale e non risolvere mai nulla”.

ROMA – La polemica è stata causata dal ministro guardasigilli  Alfonso Bonafede che in un programma televisivo manifestando la sua manifesta limitata conoscenza del settore giustizia ha sostenuto che in Italia gli innocenti non finiscono in carcere (precisando successivamente, “gli assolti“). Nello studio televisivo ci ha pensa la giornalista Annalisa Cuzzocrea (La Repubblica) a smentire prontamente il ministro del Movimeno 5 Stelle: “Beh, dal 1992 al 2018 sono state ben 27mila le persone risarcite dallo Stato per essere state messe in prigione da innocenti. Quindi, ministro, gli innocenti in carcere ci finiscono eccome…”.

Subito dopo è arrivato Marco Travaglio con la sua nota spocchia arrogante e la pretesa di dare lezioni ai giornalisti, sostenendo che Bonafede ha ragione, che “non è scandaloso” se qualcuno va dentro anche se innocente, perché lo prevede la legge.

A seguito di tutto ciò la giornalista de La7, Gaia Tortora, figlia di Enzo, ha accantonato la pazienza ed ha mandato a quel paese via Twitter il direttore del Fatto Quotidiano, ed intervistata dal quotidiano Libero è tornata sullo scontro dialettico: “Travaglio non lo scuso. Anche se legale resta scandaloso che un innocente sia in carcere, anche solo per una notte”.

“Travaglio usa per sostenere le sue tesi gli stessi argomenti dell’ex pm Davigo – ha detto Gaia Tortora-. Sono il suo cavallo di battaglia, e poi vuol far credere di essere l’unico giornalista in Italia che conosce il diritto; invece non è così, io la giustizia italiana la bazzico dai tempi delle medie, per vicende personali non piacevoli, Ma quello che è ancora più scandaloso rispetto a quel che scrive è che Travaglio per difendere le sue idee insulti i colleghi”.

Per  Gaia Tortora quindi la questione non è affatto definitiva. Al giornalista che le chiede perché ha deciso di rompere il silenzio con Travaglio, risponde: “L’ho fatto altre volte. Quest’ultima non so, sono cose che ti vengono da dentro. Certo quel “non è scandaloso” mi ha indignato”.

Per Gaia Tortora i giornalisti hanno le loro responsabilità, alimentando lo scontro sulla giustizia  tra garantisti e manettari,  tornando sulla vicenda di suo padre ha detto: ” “Io so che mio padre è morto di malagiustizia, ma anche di pessimo giornalismo. In questo senso è morto invano, perché la sua vicenda ha insegnato poco ai colleghi e ancor meno a parte della magistratura”.

Nella sua intervista la figlia di Enzo Tortora ricorda quel che suo padre  le raccontava sul carcere, ” ti marchia e agli occhi dell’opinione pubblica, o almeno di una parte di essa, resti comunque un individuo sospetto. La cosa lo faceva impazzire”, aggiunge Gaia. Che ha esternato il suo pensiero sul tema “caldo” che sta mettendo a rischio l’alleanza di maggioranza del governo: la prescrizione.

“Il dibattito non può fermarsi solo sulla prescrizione (argomento sul quale Gaia Tortora è favorevole). E’ il vizio della politica italiana, concentrarsi su un particolare, scatenare un impazzimento generale e non risolvere mai nulla”.

La sparata di Bonafede è stata particolarmente indigesta per Gaia Tortona, dopo che suo padre fu condannato a dieci anni di carcere per associazione camorristica e traffico di droga. Il conduttore televisivo venne ingiustamente accusato da soggetti criminali e sulla base di tali accuse infondate fu ingiustamente incarcerato. Dopo sette mesi di reclusione, arrivò a condanna a 10 anni e solo dopo un anno Tortora fu scarcerato perché riconosciuto innocente. Per questa brutta storia, il suo nome è legato a doppio filo alla malagiustizia tricolore. Enzo Tortora morì un anno dopo la sua definitiva assoluzione.

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