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19 Aprile 2024 01:05
19 Aprile 2024 01:05

Elezioni in Umbria. Le ragioni del trionfo di Salvini e le cause del “crollo” M5S

Il centrodestra conquista la Regione con il 57 per cento, 20 punti in più dell’alleanza fra Pd e pentastellati. Cresce Fratelli d’Italia e sorpassa Forza Italia. Gli elettori umbri hanno cancellato anche un luogo comune, cioè il crescente disinteresse dei cittadini per la politica. Nulla di tutto ciò  è accaduto tra Perugia e Terni,  considerato che l’affluenza è cresciuta del +13 per cento, toccando il 64 per cento, rispetto a cinque anni fa

ROMA – La vittoria del centrodestra in Umbria è stata netta nei numeri e persino superiore alle aspettative della vigilia, assolutamente incontestabile : Donatella Tesei ha prevalso ottenendo il 57,55 per cento dei voti rispetto al 37,49 per cento racimolato da Vincenzo Bianconi il candidato del patto-compromesso stipulato tra M5S e centrosinistra . Guardando al risultato delle singole liste, è chiara ed evidente anche l’affermazione della Lega di Matteo Salvini che arriva al 37 per cento, mentre per contro il suo ex alleato di governo Luigi Di Maio vede il simbolo delle Cinque Stelle precipitare al 7,41 per cento. Dalle urne, quindi, esce un verdetto che apre tanti interrogativi sullo scenario politico nazionale, con possibili ricadute sul governo e nei rapporti tra i partiti che lo sostengono. Analizziamo in rapida sintesi cosa ha detto, come va interpretato, il voto in Umbria.

Il boom dell’affluenza

Gli elettori umbri hanno cancellato anche un luogo comune, cioè il crescente disinteresse dei cittadini per la politica. Nulla di tutto ciò  è accaduto tra Perugia e Terni,  considerato che l’affluenza è cresciuta del +13 per cento, toccando il 64 per cento, rispetto a cinque anni fa . Evidentemente, c’era negli umbri una grande voglia di cambiamento, o comunque la volontà ef di mandare un segnale forte e chiaro. E gli elettori si sono presentati alle urne per fare sentire la loro voce.

Il trionfo di Salvini

Matteo Salvini ha così “vendicato” la traumatica fine del governo gialloverde. Alle Regionali umbre Salvini ha dedicato il massimo impegno, ha battuto città e paesi per tre settimane, riempiendo ovunque le piazze. Capiva perfettamente di giocarsi molto, soprattutto per cancellare i dubbi di chi gli imputava di essersi fatto sfilare la poltrona di ministro dell’Interno per una ingenuità. Ha imposto la sua candidata e a colpi di comizio, tweet, dirette Facebook l’ha portata al trionfo, espugnando per la prima volta una Regione rossa.

Meloni doppia Berlusconi

Nel campo del centrodestra, detto della forte affermazione della Lega, ha motivo di stappare bottiglie di spuntante anche Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni va in doppia cifra e conquista il 10 per cento arrivando quasi a doppiare Forza Italia (ferma al 5,5 per cento).

Il tracollo di Di Maio

Al contrario, chi esce con le ossa rotte dal confronto elettorale umbro è il Movimento 5 Stelle e il suo capo politico. Il risultato finale è pesantissimo, con quel 7 per cento che vede i pentastellati finire dietro anche Fratelli d’Italia (fino a poche settimane fa , un risultato inimmaginabile). A caldo le analisi portano a ritenere un errore l”alleanza, mascherata da accordo civico, con il Pd, ma approfondendo l’analisi non è difficile rintracciare altri motivi che portano alla clamorosa sconfitta, a partire dalle feroci divisioni interne sempre più evidenti.

“Il Pd ci fa male come la Lega, nello stare al Governo insieme”. Lo ha detto il leader politico del M5S Luigi Di Maio in un’intervista a Skytg24. Quello in Umbria “era un esperimento. Non ha funzionato questo esperimento. Tutta la teoria per cui si diceva che se ci fossimo alleati con un’altra forza politica saremmo stati un’alternativa non ha funzionato”, ha aggiunto parlando di “strada impraticabile” per il patto Pd-M5s.

La clamorosa e pesante sconfitta del M5s in Umbria “brucia”non poco in casa grillina. Il loro movimento ha subito un crollo alle regionali, raggiungendo a malapena il 7,4% dei voti,  risultato pesante, soprattutto se confrontato con le precedenti competizioni elettorali. Infatti il M5S  alle Europee, aveva ottenuto il 14%, cioè esattamente il doppio di quanto ottenuto ieri, un crollo ancora più pesante se si confronta il risultato odierno al voto delle ultime Politiche, in occasione delle quali il movimento guidato da Luigi Di Maio aveva superato il 27%, il che significa aver perso 3 elettori su 4 !

Immediatamente sono arrivate, una ad una, le autocritiche, rivolte in maniera più o meno velata al capo politico del M5S, Luigi Di Maio. Tra le voci che si levano c’è quella di Barbara Lezzi che su Facebook ha scritto : “Non posso, con rammarico, rivendicare la proposta di convocare un’assemblea del movimento 5 stelle. Tutto il movimento e non solo degli eletti. Ma i colleghi che lo hanno fatto, o intendono farlo, sarebbero coloro che, sempre attaccati alla poltrona (sicuri che regga l’accusa?) non riconoscerebbero il buono di questo accordo. Peccato che non venga riconosciuto neanche dagli elettori”.

“No, non sono affatto contenta del risultato – aggiunge la Lezzi -. Mi addolora, mi fa arrabbiare. Non me lo aspettavo così deludente. In umbria non siamo stati alternativa. Non siamo stati il cambiamento di cui c’è ancora estrema necessità. Siamo sfuggiti alla politica. Questo è un dato di fatto di cui tutti dovremmo farci carico e avremmo il dovere di assecondare la necessità di un confronto costruttivo per individuare alternative, ormai, indispensabili. Ci sono le proposte, ascoltiamoci. Il movimento merita e ha bisogno, ora più che mai, della voce di tutti coloro che ci hanno sempre creduto, che lo hanno costruito e che lo hanno raggiunto negli anni. Nessuno sia escluso”.

Dure critiche alla leadership Di Maio arrivano anche Mario Michele Giarrusso: “Questo non è il Movimento 5 Stelle per cui abbiamo lavorato tanti anni e con tanta fatica”. Il politico punta il dito contro alcuni suoi colleghi, nei cui confronti esprime parole velenosi. “Ogni volta che un attivista vede uno Spadafora, un Buffagni o una Castelli, viene colto da conati di vomito e fugge via disgustato. Dobbiamo dire basta a questi frutti avvelenati ed a chi li ha coltivati, sostenuti e difesi”.

 Al coro degli scontenti si aggiunge Carla Ruocco: “Occorre rimettere in discussione la linea adottata e puntare sulle competenze, che nel M5s ci sono ma non sono utilizzate al meglio”, scrive sul suo profilo Twitter. “Meritocrazia e trasparenza devono essere riportate al centro”, aggiunge la presidente (M5s) della commissione Finanze della Camera.

Il premier Giuseppe Conte commenta la sconfitta in Umbria: “Non amo i tatticismi, rifarei Narni”

In mattinata,  aveva citato la canzone “Meraviglioso” di Domenico Modugno a chi gli chiedeva, mentre faceva il proprio ingresso all’iniziativa di Poste italianeSindaci d’Italia”, se si sentisse messo in discussione dopo la sconfitta in Umbria della maggioranza giallorossa, Conte ha risposto “Ho il cielo, il sole, il mare”, indicando il sole di fronte al centro congressi “La Nuvola” progettato da Massimiliano Fuksas nel quartiere Eur di Roma. Sul risultato elettorale, il premier ha aggiunto che si tratta di “un test da non trascurare affatto” ma “noi siamo qui a governare con coraggio e determinazione, il nostro è un progetto riformatore per il Paese. Un test regionale non può incidere, se non avessimo coraggio e lungimiranza sarebbe meglio andare a casa tutti”.

La batosta del Pd

Anche il Partito democratico certamente non ha proprio nulla da esultare. Ha sempre governato la Regione Umbria ed ora esce ridimensionato dal voto portando a casa un misero 22 per cento. Paga lo scandalo giudiziario sulla sanità umbre che ha portato alle elezioni e che ha visto coinvolta la Presidente uscente. Il Pd sicuramente deve riflettere sulla opportunità di una alleanza  con il Movimento 5 Stelle che gli elettori, almeno quelli umbri, hanno dimostrato di non gradire. I dem, rimangono più possibilisti su patti futuri a livello locale. Il segretario Nicola Zingaretti in un lungo post su Facebook ribadisce come il Pd si sia attestato sul 22,3% nonostante la scissione renziana e rappresenti “l’unico credibile pilastro di un’alternativa alle destre“. Sostiene che l’alleanza sui territori con il M5s vada valutata caso per caso. E rivolge un appello a una maggiore unità della coalizione: “Sin dal primo istante ho ripetuto e confermo: non si può governare tra avversari e nemici. Nessun membro dell’alleanza può augurarsi o lavorare per la distruzione dell’altro”. e conclude: “L’alleanza ha senso solo ed esclusivamente se vive in questo comune sentire delle forze politiche che ne fanno parte, altrimenti la sua esistenza è inutile e sarà meglio trarne le conseguenze”.

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