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19 Aprile 2024 05:34
19 Aprile 2024 05:34

“Drops of Italian Glamour” in mostra ad AltaRoma

In mostra 40 abiti, da giorno e da sera, creati da couturier e stilisti italiani e selezionati dall’archivio Quinto Tinarelli, tra i più grandi in Europa, che conta oltre seimila modelli.

ROMA –Drops of Italian Glamour”. È un meticoloso lavoro di archiviazione quello effettuato da Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, i quali, attraverso il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del Made in Italy, hanno portato alla luce la memoria dello sviluppo economico e storico culturale del paese, volàno per la conoscenza, la promozione e l’innovazione.

Dopo esser stati esposti a Rio de Janeiro, Lima, Hasselt e Londra, nell’ambito della mostra “The Glamour of Italian Fashion (1945-2014)” presso il Victoria & Albert Museum, una selezione di abiti della collezione Quinto Tinarelli approda a Roma per “Drops of Italian Glamour”. In mostra 40 abiti, da giorno e da sera, creati da couturier e stilisti italiani e selezionati dall’archivio Quinto Tinarelli, tra i più grandi in Europa, che conta oltre seimila modelli.

Il percorso espositivo in “Drops of Italian Glamour” vuole raccontare l’essenza dello stile italiano attraverso la moda femminile e il costume del XXI secolo, evidenziandone tutti quegli elementi che hanno creato un’aurea di mito intorno all’Italia e al Made in Italy. Saranno amalgamati tra di loro modelli della fine degli anni ’60 fino al primo decennio del XXI secolo.

Dall’alta moda romana di Valentino, Roberto Capucci, Lancetti, Andrè Laug, Renato Balestra, Rocco Barocco, Sarli, agli esponenti del pret-à-porter come Emilio Pucci, Biagiotti, Armani, Versace, Krizia, Missoni, Gianfranco Ferrè, Gucci, Romeo Gigli, Dolce & Gabbana, Alberta Ferretti, Anna Molinari, Prada e Fendi. Pillole glamour che danno corpo al fascino italiano, sottolineandone, attraverso la creatività storica, l’unicità, la seducente eleganza e il successo che non sarebbe spiegabile se non anche in funzione dello stesso territorio.

Molti dei pezzi in mostra sono stati indossati da celebri mannequin, personaggi del cinema e icone del jet set come, tra le altre, Amber Valletta, Nadja Auermann, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Dalma Callado, Liza Minelli, Gisele Bündchen, Kate Moss, Lady Gaga, Brooke Shields, Marpessa. La collezione Quinto Tinarelli è spesso frutto di un caso e casuali sono gli acquisti iniziali, destinati tuttavia a divenire più selettivi mano a mano che la passione e la conoscenza crescono.

Per la collezione Quinto Tinarelli il caso è nato con la creazione di “Garage Sale Rigattieri per Hobby, il mercatino del Borghetto Flaminio a Roma che per primo ha dato la possibilità ai privati, non commercianti professionisti, di disfarsi di quanto fosse superfluo nelle loro case, cantine o armadi. Da lì, dall’usato, è difatti nata la curiosità per la moda. Da una intuizione che segnava il suo tempo e si trasformava in fenomeno di costume, ne nasceva un’altra: collezionare abiti. Collezionare abiti mette in relazione con un oggetto che di per sé può sorprendere per la qualità dell’esecuzione, per i colori, la forma, ma è soprattutto nel suo trascorso che recupera un ulteriore significato.

La Moda è storia degli uomini, storia delle loro scelte ideologiche, della loro evoluzione sociale, dei loro desideri, della loro quotidianità e dei loro sogni. Nell’universo del nostro vivere contemporaneo, le linee disegnate dagli stilisti hanno assunto un ruolo sempre più importante e da protagonista proprio per la loro capacità di significare, di determinare ed interpretare il mutamento dei gusti e delle abitudini. E’ un fenomeno ampio e complesso che tocca rilevanti e molteplici aspetti: da quelli più strettamente legati alla creatività a quelli specificatamente organizzativi e industriali.

Inseguendo questi obiettivi, Quinto Tinarelli ha collezionato abiti ed accessori e il loro archivio è oggi, non solo un punto di riferimento per Musei internazionali, ma una fonte di ispirazione per numerose case di moda che cercano idee da adattare alle nuove collezioni. L’usato, il passato, è vitale e strettamente integrato nel presente e lo dimostrano gli studi sul tema e che contagiano scuole, università e musei.

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