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18 Aprile 2024 12:48
18 Aprile 2024 12:48

Crollo del ponte Morandi a Genova, 20 indagati fra cui responsabili di Autostrade e del Ministero

Iscritti nel registro degli indagati della procura di Genova i responsabili delle società Autostrade e Spea, oltre a funzionari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Indagata anche la società Autostrade: i reati contestati sono disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti e omicidio colposo aggravato

ROMA – La Procura di Genova ha iscritto  venti persone tra manager, dirigenti e funzionari nel registro degli indagati per il crollo del ponte Morandi, avvenuto lo scorso 14 agosto e che ha provocato la morte di 43 persone. Mentre scriviamo sono in corso le notifiche alle persone coinvolte, cioè i responsabili delle società coinvolte — Autostrade per l’ Italia e Spea Engineering, l’azienda di progettazione che fa parte sempre del gruppo Atlantia della famiglia Benetton — e di responsabili del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta che hanno avuto un ruolo nella approvazione dei lavori di messa in sicurezza del ponte.

L’iscrizione nel registro degli indagati è fondamentale per chiedere al giudice delle indagini preliminari la fissazione dell’incidente probatorio che dovrebbe accertare le cause del crollo del Ponte Morandi. A questo proposito il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha detto: A breve chiederemo anche l’incidente probatorio. aggiungendo “L’iscrizione viene fatta proprio contestualmente per la necessità di effettuare un atto garantito” . Cozzi, sottolineando che la lista degli indagati è allo stato di 20 persone, ha precisato che non è escluso che l’elenco possa allungarsi: “al momento la lista è questa, poi qualora emergessero ulteriori profili dalla prosecuzione delle indagini questo verrà valutato, anche eventualmente in corso di incidente probatorio come prevede il codice“.

La lista degli indagati – ha aggiunto il procuratore Cozzi – “al momento è questa, poi qualora emergessero ulteriori profili dalla prosecuzione delle indagini verrà valutato anche magari in corso di incidente probatorio come prevede il codice“.

Le accuse sono omicidio colposo stradale. In base alla legge 231 è stata indagata anche la società Autostrade per la responsabilità amministrativa  in quanto è stato contestato a tutti gli indagati, oltre al reato di disastro colposo, anche l’omicidio colposo aggravato dal mancato rispetto delle norme antinfortunistiche. Le accuse a vario titolo sono quella dell’omicidio colposo plurimo, la più grave perchè aumenta le pene potenziali, aggravato dal mancato rispetto delle norme anti infortunistica, omicidio stradale colposo e disastro colposo.

La svolta nelle indagini della procura di Genova coordinate dai sostituti procuratori Massimo Terrile, Walter Cotugno e dall’aggiunto Paolo D’Ovidio è stata resa possibile  grazie a due informative della Guardia di Finanza e della  Squadra Mobile della Questura di Genova che hanno individuato una ventina di nominativi e le loro presunte responsabilità nella vicenda.

Nelle settimane precedenti il crollo del ponte Morandi (14 agosto e 43 morti) i tecnici della galassia Autostrade si sono scambiati messaggi inerenti le criticità del viadotto. Lo hanno scoperto la Procura ed  i finanzieri del Primo Gruppo di Genova, agli ordini del colonnello Ivan Bixio.

L’accelerazione agli accertamenti effettuati nel corso delle indagini è arrivata con il primo esame dei contenuti dei telefonini appartenenti a 15 fra top manager, dirigenti e, appunto, tecnici di vario livello della società concessionaria o della sua controllata Spea Engineering. Degli apparecchi era stata eseguita quella che si definisce “copia forense“, cioè   è stato duplicato il contenuto degli smartphone dagli investigatori con una procedura di garanzia, in modo da lasciare il cellulare nelle mani del proprietario pur acquisendone contestualmente i file.

Nel corso del consiglio d’amministrazione di Autostrade in cui si diede via libera allo stanziamento da oltre 20 milioni per la ristrutturazione dei tiranti, si è appreso che il cedimento con ogni probabilità all’origine dello scempio, si affrontò il tema della “sicurezza”, come risulta dal verbale in mano alle Fiamme Gialle. E furono gli stessi top manager a definirla come una “priorità”, dopo che nell’assemblea si era parlato delle possibili ripercussioni del restyling sulla viabilità.

Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori» ha detto Gilberto Benetton al Corriere della Sera, nella prima intervista dal giorno del disastro del ponte Morandi il 14 agosto scorso. Benetton ha spiega il perché la sua famiglia non ha parlato fino ad ora. “Dalle nostre parti  il silenzio è considerato segno di rispetto. Edizione, la nostra holding, ha parlato meno di 48 ore dopo la tragedia, a voce bassa è vero, perché la discrezione fa parte della nostra cultura. Ha però comunicato con parole chiare e inequivocabili un pensiero di cordoglio alle famiglie delle vittime e la propria vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questo disastro. Con altrettanta fermezza – prosegue – abbiamo dichiarato che verrà fatto tutto ciò che è in nostro potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto. Forse non siamo stati sentiti“.

Sulla riconferma del vertice, Gilberto Benetton spiega al Corriere della Sera: “Conosco il presidente Fabio Cerchiai da molti anni e in lui ho la massima stima e fiducia, come sono sempre stato convinto della serietà, della competenza e dell’eccellenza del management di Autostrade e di Atlantia. Non a caso quest’ultima è diventata un player mondiale, rispettata in Italia e all’estero, in una pluralità di settori oltre a quello autostradale, dando lavoro a migliaia di persone e divenendo un riferimento a livello internazionale. Detto questo, ripeto quello che abbiamo dichiarato nell’immediatezza del tragico evento di Genova, ovvero che siamo certi della totale volontà di collaborazione con le Istituzioni e le autorità preposte da parte della società operativa Autostrade per l’Italia, il che significa assoluta trasparenza e completa assunzione delle responsabilità che venissero accertate, quando lo fossero” e conclude “Se nel caso di Autostrade sono stati commessi degli errori , quando si sarà accertato compiutamente l’accaduto verranno prese le decisioni che sarà giusto prendere“.

Benetton ricorda la fase dell’acquisto di Autostrade parlando della “difficoltà di creare una cordata di imprenditori a guida italiana che volessero rilevarle“. “L’asta richiedeva di rilevare il 30% di Autostrade, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 perché oltre ai soci che condivisero con noi quel progetto – Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa – non si fece vivo nessun altro. Nessuno“.

Sugli utili e i dividendi generati da Autostrade, Gilberto Benetton ricorda: “Compito degli imprenditori è creare valore, fare utili che nel caso di Edizione abbiamo reinvestito sempre in nuove sfide industriali“.

Il premier Giuseppe Conte da Ischia ha dichiarato: “Non faremo sconti a un concessionario dopo una simile tragedia. Non posso dire oggi che si va verso la nazionalizzazione. A noi interessa tutelare a pieno il patrimonio dello Stato e avere massime garanzie di tutela di incolumità dei cittadini. Se questo avverrà attraverso la nazionalizzazione o una nuova gara con condizioni contrattuali diverse lo vedremo“, sottolinea inoltre il capo del governo. Invece Giovanni Toti governatore della Regione Liguria, precisa di aver chiesto al governo di non revocare la concessione: “Ho chiesto al governo che questo non avvenga, credo che questo non sia utile a Genova, alla Liguria e a tutto il paese. Credo sia giusto rivedere il sistema delle concessioni e che se ne discuta in Parlamento ma ho chiesto che tutto questo non rallenti la ricostruzione di Genova che non serve solo alla città di Genova e alla Liguria ma a tutto il paese“.

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